Manca un solo atto all’interno dell’evento nell’evento e cioè quello che avrà luogo prima della palla a due di questo pomeriggio quando ufficialmente i tre ex Caserta – con diverso grado di emozione determinato per anni di appartenenza, per esperienza già vissuta, per corazza costruita in carriera o senza nessun tipo di protezione di questo tipo – Pino Sacripanti, Max Oldoini e Stefano Gentile, scenderanno in campo per la prima volta da avversari dalla scorsa stagione. Un ultimo atto che seguirà, come giusto che sia, i fiumi di parole fatti scorrere da una parte e dall’altra della barricata per un evento che durante la settimana ha trovato un unico denominatore comune, quello della necessità di ricordare e di omaggiare il lavoro di chi per tanti anni (o anche ufficialmente solo per un anno, ma quel nome Gentile è un vincolo di appartenenza a prescindere dagli annali del basket) si è identificato nei colori del club di Pezza delle Noci,. Ed allora in attesa che venga aperto l’ultimo sipario sull’argomento extracestistico principale della giornata, l’attenzione torna a focalizzarsi su quello che avverrà a partire dal momento in cui la terna arbitrale sancirà ufficialmente l’inizio del match con la palla a due. Da quel momento in poi e per quaranta minuti, ognuno guarderà a se, ognuno penserà e guarderà la partita provando a portare l’acqua al proprio mulino, come altrettanto giusto che sia in un mondo di sport e di professionisti. Un corso d’acqua che riportato all’interno del mondo della palla a spicchi è rappresentato da due punti di enorme importanza su ambo i fronti. Di sicuro il livello attenzione è posto molto più sulla parte rossa del termometro per i casertani che per i canturini specie per una semplice ragione. La Juve deve vincere questa partita per guardarsi dall’attacco dalle retrovie delle formazioni che fremono per avanzare o entrare all’interno della griglia dei playoff. Un passo falso a Pezza delle Noci, infatti, aumenterebbe successivamente quella pressione su una vittoria in trasferta che, quindi, si renderebbe necessaria per recuperare il terreno perduto. Tutto normale, se quella ‘on the road’ è una versione della Juve che fino ad ora ha trovato pochi consensi se si escludono le vittorie di Pesaro e Montegranaro e quella eccezionale di Siena. Tutto qua? Assolutamente no, visto che il calendario ne propone addirittura due di trasferte con Bologna e Varese in rapida sequenza che di sicuro avrebbero un sapore diverso affrontarle con due punti di peso specifico non indifferente come quelli contro una squadra che dal suo canto deve difendersi dall’attacco alla seconda posizione. Un attacco che le altre pretendenti di sicuro non si faranno scappare considerato quelle che sono le cifre e le statistiche del club brianzolo lontano dal pianella. Una sola vittoria in più rispetto ai casertani con un computo di 4 vittorie a fronte di 7 sconfitte. Undici appuntamenti, dove a destare attenzione sono appunto i passi falsi canturini che in trasferta hanno lasciato punti pesanti su campi come quelli di Cremona, Pesaro, Pistoia, oltre che Sassari, Venezia, Brindisi e Siena. Roma, Varese, Bologna ed ultima in termini temporali quella ad Avellino le uniche quattro vittorie di una squadra che cambia volto tra vittorie e sconfitte specialmente in due dati: palle perse e percentuali dalla lunga distanza. Sono, infatti, 16.1 i palloni persi da Cantù a fronte dei 12 assist abbondanti ed un 35.3% dalla lunga distanza nelle debacle; cambiano quasi più che sensibilmente i numeri nelle vittorie con le palle perse che scendono 14.3 pareggiando il numero di assist, mentre si innalza di oltre 11 punti il conto percentuale da tre punti con un sonoro 46,9%. Una diversità di numeri che lascia quel piccolo spiraglio, quel piccolo fascio di luce che la Juve può assolutamente prendere e mettersi in tasca, ma ad una sola condizione: quella in campo questo pomeriggio deve essere la fotocopia perfetta della Caserta ammirata nel derby di Avellino e continuare ad esserlo per tutti i quaranta minuti. Un qualcosa che i bianconeri hanno dimostrato di poter fare, specie quando il sipario si alza sul palcoscenico del Palamaggiò.