«Rispondere in maniera positiva a tutti quelli che sono i desideri della gente e dei tifosi di Caserta legati a questa partita». Questo è quanto vorrebbe e desidererebbe coach Lele Molin alla fine della sfida di questa sera. Una sfida particolare, una sfida che lascia sempre – nel bene e nel male – il segno quando tutto è finito e che nel periodo di avvicinamento produce quel senso misto di adrenalina e tensione agonistica, che non ti fa smettere di pensare anche solo per un attimo a quello che potrà accadere in campo, ma soprattutto sugli spalti ad ogni azione, da una parte e all’altra del campo. Insomma quell’elettricità che solo un derby può provocare, quell’elettricità che ad onor del vero era già presente nella settimana di avvicinamento alla sfida contro i capitolini della Virtus Roma, ma che in questa che culminerà con il ‘face to face’ con i lupi di Avellino, si è amplificata a dismisura. Il tutto contornato dall’arrivo del ‘Moore bis’ e di una squadra che almeno sulla carta ha ritrovato la quadratura del cerchio in termini di roster. Sulla carta, perché, come giustamente lo stesso timoniere bianconero ha sottolineato nella conferenza stampa di presentazione dell’ex Siena University, la sua prestazione ed il suo aiuto alla Juve in ottica futura non può certo dipendere da questa partita nella quale sicuramente il folletto di Philadelphia, tornerà a sentire quella stessa elettricità che di questo mese sale e sale fortissima negli States e raccolta nella cosiddetta ‘March Madness’. Di partite sotto pressione al College e di rivalità studentesche, Moore di sicuro ne avrà vissute tantissime, lo stesso Molin nella sua carriera cosi come tutti gli altri bianconeri, quindi tutti sanno come quella che andrà in scena questa sera davanti alle telecamere di Rai Sport non sarà una partita normale giocata a scacchi, ma basata sulle emozioni. «Il derby è sempre una sfida imprevedibile – ha continuato nell’affrontare l’argomento lo stesso Molin -. Sono quei classici quaranta minuti dove a fare da padrona e a decidere l’andamento del match sono le emozioni, è l’emotività dei giocatori di fronte ad un pubblico che sente e tiene a questo tipo di partite e che è produttrice delle stesse emozioni e della stessa emotività. La speranza, ovviamente, è che giocando in casa e avendo dalla nostra parte la voce e la spinta del pubblico dal primo all’ultimo minuto, la squadra possa trarre grande energia per affrontare nel modo giusto questa sfida».
Dopo Roma quale il prossimo passo che ha chiesto alla squadra?
«A Roma purtroppo abbiamo fatto tutto noi. Quella partita l’abbiamo fatta e disfatta, ma sicuramente ci sono stati dei segnali. Segnali che in questa settimana di avvicinamento al derby abbiamo provato ad amplificare. Allo stesso tempo, però, abbiamo provato ancora una volta a limare alcuni aspetti negativi, limiti e ed errori nostri cronici che ci penalizzano. Ovvio che l’attenzione è andata sulla fase offensiva, palle perse e percentuali al tiro».
Che Avellino si aspetta?
«Una squadra che prima di tutto deve recuperare una brutta sconfitta con Cantù, ma soprattutto una squadra che da quando ha messo fuori dalle rotazioni Richardson e Dean, ha trovato il suo equilibrio. Nonostante tutto i nomi e le individualità restano di primo livello, anche se credo che la partita si giocherà sotto le plance. La chiave della vittoria del derby e nell’area colorata».
Si aspetta una strategia di pressing da Vitucci cosi come Dalmonte con Roma?
«Non credo allo stesso modo, ma sicuramente ci proveranno».
Negli ultimi giorni si sono visti allenamenti con pochi falli fischiati negli allenamenti. Si aspetta una Avellino fisica e con mani addosso?
«Me lo aspetto tutte le domeniche e questo tipo di allenamento ci deve servire anche per aumentare la nostra maturità e lucidità a giocare situazioni e contatti duri che possono non essere fischiati senza perdere la testa».
Le capacità in regia di Moore tra lato forte e lato debole, potrà aumentare l’efficacia di una coppia di lunghi come quella di Scott e Brooks?
«Non solo la loro, ma spero anche quella dei nostri esterni generando tiri aperti e piedi per terra».