La Juve perde con merito a Roma ma si regala il nuovo play americano. Dopo una settimana passata a capirci qualcosa della gravidanza della signora Duhon, ad aspettare il ‘visto’, a capirci qualcosa di case favolose in Florida, alla fine si è andati sul sicuro prendendo Ronald Moore. Ma dopo parlerò di lui. Negli occhi c’è ancora l’incoraggiante prestazione a Viale Tiziano: sì perchè, dal mio punto di vista, Caserta ha giocato una buona partita contro una formazione che non è al massimo, anch’essa non ha più il play americano, ma nel corso della partita ha sfruttato la maggiore tecnica dei suoi interpreti. Sì perchè se l’opera l’ha iniziata il redivivo Hosley, poi l’hanno portata a casa Mbakwe e Baron, aiutati da un Goss sempre vigile e presente. Stiamo parlando di giocatori fuori target per la Juve e, questo, dovrebbe far capire meglio la portata della generosa prestazione bianconera. Anche sul -16, Mordente e soci l’hanno riaperta facendo venire la strizza sia alla Virtus che al popolo giallorosso: Roma ha meritato, sia chiaro, Caserta non ha demeritato. Infine è stato bello vedere 250 casertani in trasferta, peccato per le scaramucce pregara ma non avendo visto nulla, non mi piace esprimere un parere. Mi tengo i cori nelle orecchie e voglia di cantare.
ROMA CAPOCCIA. Resto dell’idea che Caserta ha ben poco da rimproverarsi nella sconfitta di Roma. Certo, il dato delle palle perse (21) è pesante ma trova una sua spiegazione nel pressing selvaggio che, giustamente, Roma ha attuato su Mordente e Tommasini che, troppo spesso, sono stati abbandonati al loro amaro destino, chiusi nei raddoppi. Ecco, andrebbe analizzato anche questo prima di colpevolizzare il capitano o il giovane play: i compagni hanno il dovere di andare in aiuto, Roberts (che ha scarso ball handling) doveva aiutare i compagni invece di battere i record di Bolt nel raggiungere l’altra metà campo. Ecco, comunque Molin fa bene ad essere orgoglioso dei suoi ragazzi: stavolta se la sono giocata anche in trasferta.
IL SECONDO MOORE. Non avrà una carriera alla Duhon, ma è un giocatore in più nella rotazione ed ha voglia di mettersi in luce. Una carriera da ‘gira Europa’ con presenze in campionati di seconda fascia come Ungheria e Slovacchia ed altri in tornei decisamente più interessanti come Polonia ed Ucraina. Adesso c’è l’Italia per colui che era una stella nella Siena Saints University. E’ un buon giocatore, non aspettiamoci numeri pazzeschi, ma tanta energia. E’ già tanto.
IL SOGNO PLAYOFF. Il collega Daniele Labanti ha pubblicato sul sito del Corriere di Bologna un’interessante tabella che testimonia, numeri alla mano, come Caserta sia tra le favorite per strappare un biglietto playoff (l’articolo è possibile leggerlo a questo link http://boblog.corrieredibologna.corriere.it/2014/02/25/basket-power-rankings-virtus-da-retrocessione-milano-da-titolo/#.Uwyn1Cm7wIc.facebook). Sono quasi sempre d’accordo con Daniele, oggi ancor di più. Tutto, però, passa per il dery di domenica contro Avellino: i due punti sono fondamentali, meglio ancora se si ribalta il -6 dell’andata, ma già vincere vuol dire tanto. Vuol dire che Caserta c’è ed il sogno playoff diventa una possibilità concreta. Crederci.
LA VERITA’. Adesso che il play americano è stato inserito il tassello mancante per andare a caccia del pass post season. Sia chiaro che per Moore vale lo stesso discorso che, una settimana fa, ho fatto per Duhon: diamogli tutti il tempo di ambientarsi in questa realtà, capire i giochi di coach Molin, diventare parte integrante del gruppo. Non è una stella alla Duhon, ma è un giocatore che ha tanta fame di mettersi in mostra. Insieme si può volare, intanto si deve pensare solo ai lupi che arriveranno al Palamaggiò decisamente inferociti dopo la scoppola presa contro Gentile, Sacripanti ed Oldoini.