Di settimane complicate, dure, pesanti dal punto di vista degli effetti che gli eventi avevano portato in dote, la Juve ne aveva vissute e come in questa stagione. Basti pensare al clima e all’aria che si poteva respirare durante il periodo più nero dei casertani culminato con quella conferenza stampa dura se non durissima post sconfitta contro Brindisi tra le mura amiche e che aveva chiuso un periodo fatto di ben cinque partite senza poter scacciare il demone della sconfitta. Eppure quella che si è appena conclusa ha avuto un peso particolarmente diverso persino da quel momento e tutto determinato dallo scoppio dell’atomica, la cui onda d’urto ha investito l’intero mondo della palla a spicchi di Terra di Lavoro e non solo: Chris Duhon. Un nome che ha fatto il giro dell’Italia alla vigilia di una partita importante, alla vigilia di quella che era l’ultima partita di Stefhon Hannah con la Juve e che in un certo senso ha messo in seconda posizione sia l’addio del play americano che la vittoria contro la GrissinBon, dopo la quale si pensava solo a come poter migliorare con un talento del genere in un finale di stagione dove ormai i playoffs non si sognavano, ma si desideravano. Ma lo scoppio di un’atomica ha sempre il suo effetto: motivi familiari o meglio condizioni fisiche della moglie poco serene per permettere a Duhon di lasciare gli States e varcare l’oceano per giungere a Caserta. Un vortice di quattro giorni in cui ancora una volta è finita in secondo piano la parte più importante del basket giocato: la giornata di campionato e nella fattispecie l’Acea Roma. Un ‘qualcosa’ che ha iniziato a prendere forma nella parte finale della settimana e palesatasi nel giorno della conferenza stampa di presentazione di Lele Molin.Ed allora per un attimo si torna alla normalità. Si torna a pensare al campo, si torna a pensare il motivo per cui si è cercato di portare Duhon a Caserta, il basket giocato. Il palcoscenico della prossima sfida della Juve sarà il Pala Tiziano di Roma, insomma si giocherà in trasferta per un tasto che al momento per i bianconeri ancora dolente specie per i numeri. Tre soli i successi dei casertani lontano dal Palamaggiò a fronte di sei sconfitte per un complessivo 39.3% dalla lunga distanza di media nelle tre vittorie, 21.6% nelle sei sconfitte; 9.3 i palloni gettati al vento durante le vittorie addirittura 14.2 di media nelle sei debacle. Ma questa volta ci saranno oltre 200 tifosi al sostegno della squadra, oltre 200 tifosi per provare a nascondere la lontananza da Pezza delle Noci, per provare ad espugnare un campo che di per sé non è proprio una roccaforte. Cinque successi e 4 gli stop imprevisti nonostante la quasi identicità dei ‘numeri’ dei capitolini in una dimostrazione di costanza, ma non di imbattibilità: 50.9% da due a fronte del 48.5 nelle sconfitte; 33.3% dalla lunga distanza nei successi contro il sorprendente 35.5%, cosi come sono sorprendenti i maggior palloni persi quando i capitolini vincono a differenza, invece di quando escono battuti dal legno di gioco (14 abbondanti nella prima occasione, 12 nella seconda). Ma le incongruenze di una squadra che nonostante tutto è quinta, non sono certo finite. Il tutto continua con i singoli: Phil Goss è il vero ago della bilancia, il vero uomo barometro segnando 17.2 punti nelle vittorie e 15 nelle sconfitte. Il nuovo leader indiscusso sugli esterni dopo la partenza di Taylor, trova manforte sempre dalle mani a ‘stelle e strisce di’ Jimmy Baron che dice 12 di media, mentre a stento arriva a 10 nelle sconfitte (8,8). Stando ai numeri e alle cifre, invece, chi è ininfluente per i successi capitolini è Quinton Hosley: 17,3 punti di media nelle sconfitte, poco sopra gli otto di media nelle vittorie, cosi come sono in doppia cifra i punti di Mbakwe che nei passi falsi romani è sempre andato oltre la doppia cifra nello score personale.