Mezze maniche in una sera di febbraio ancora abbastanza fredda, pantaloni mimetici, classico integratore salino per recuperare dalle fatiche di qualche minuto prima ed il solito sguardo ed espressione seria che ormai lo contraddistingue da quando è arrivato all’ombra della Reggia. Mai una parola in più, mai un festeggiamento fuori posto per un ragazzo, Chris Roberts, che si è ripreso il palcoscenico bianconero dopo più di un mese senza essere principale protagonista delle gesta della Caserta cestistica. Questa volta il suo numero non è uscito sulla ruota degli highlights intesa come schiacciata poderosa o da conservare negli annali del basket bianconero, ma per la solidità che lo stesso esterno texano è riuscito a mettere su ambio i lati del campo. Già perché se la sua prestazione offensiva del secondo tempo ha fatto mangiare le mani a tanti per come ha deciso di prendersi la maggior parte delle responsabilità nel momento cruciale spazzando via la GrissinBon nel momento del bisogno, va assolutamente detto che nel primo tempo quello ammirato in difesa, quanto meno era il Roberts pimpante e possente fisicamente che aveva fatto la differenza in tante occasioni e che aveva messo anche in difficoltà Langford. Insomma una vera partita da Mvp, ma guai a chiederglielo, visto che nell’attesa della fine della conferenza stampa di coach Menetti, qualcuno ci ha anche provato, ma la risposta è stata ovviamente: «Assolutamente no, ho solo fatto il mio lavoro. Non sono stato l’Mvp». Poi è arrivato il suo turno di analizzare quanto era accaduto in mezzo al campo con un minimo di attenzione e qualche domanda in più. L’idea umile di non aver fatto nulla di speciale non lo abbandona, cosi come quell’espressione seria e quasi al limite tristezza, in un momento in cui – invece – tutti se lo aspettavano con un sorriso smagliante ed un pizzico di felicità in più per come aveva condotto la Juve al successo. «Credo che sia stata una partita strana – ha commentato lo stesso texano natio di Forth Worth -. Una gara in cui nel primo tempo abbiamo tirato male, abbiamo segnato poco e abbiamo fatto fatica nel trovare il giusto ritmo. Nonostante questo, però, siamo stati bravi a non mollare mentalmente la partita e di non farci sorprendere in difesa. Abbiamo continuato a lavorare nella nostra metà campo costringendo Reggio Emilia a forzare, commettere degli errori e segnare altrettanti pochi punti nei primi venti minuti».
Tanta differenza tra primo e secondo tempo la si è vista anche per quanto ti riguarda. Cosa è cambiato dall’uscita dagli spogliatoi nella tua gara offensiva?
«Niente di particolare. Non mi preoccupo di queste cose e seguo un po’ quello che è il flusso della partita. Nel secondo tempo ho avuto la possibilità di prendere dei tiri, di metterli di essere in fiducia e continuare a segnare. Ho solo fatto quello che mi è stato chiesto».
Quanto ti ha giovato il tuo viaggio in America durante la pausa per le Final Eight?
«mentalmente tantissimo, stando cosi lontani dagli States è logico che si sente la mancanza della famiglia, la mancanza degli affetti della fidanzata e quindi ne risenti. Stare qualche giorno con loro mi ha rivitalizzato specialmente dal punto di vista mentale. E poi – e qui ci scappa un piccolo sorriso – sono tornato a mangiare un po’ di cibo americano».
Consideri questa partita un nuovo inizio per te e per la squadra?
«Non credo che sia un nuovo inizio né per me né per la squadra. Partendo da quest’ultima, perchè credo che anche nel girone di andata abbiamo dimostrato di poter essere in grado di fare delle belle partite e vincere scontri pesanti. Per quanto mi riguarda, sto continuando un processo di crescita e di apprendimento di un nuovo campionato, avviato agosto».