Il mercato non dorme mai; potrebbe essere questo il titolo della situazione attuale della Juve che davvero in questa stagione, o meglio a partire da qualche settimana dopo la prima palla a due dell’anno, non l’ha mai visto dormire. Ad onor del vero quando una compagine come quella casertana che ha rinnovato tutto e tutti partendo da poche certezze sia dal punto di vista della dirigenza che dal punto di vista della squadra in senso tecnico, quella legata alla possibilità di cambiare strada e decisione è una porta che non si lascia mai chiusa a doppia mandata; magari socchiusa in modo tale da non far intravedere la luce dietro l’uscio, ma mai serrata. A maggior ragione se poi in tutto questo cambiamento la maggior parte delle tue fortune le posi su giovani rampanti e che hanno visto per la prima volta le sponde del BelPaese nello loro carriera – per quanto riguarda gli americani – o giocatori che il basket tricolore lo conoscevano bene ma solo a livello inferiori di categoria. Non che il controllo costante sia una sorta di messaggio subliminale nei confronti di chiunque, ma una semplice precauzione nel caso qualcosa dovesse andare storto sia in termini di produzione sui ventotto metri di campo che in termini di problemi fisici. E dopo le prime tre giornate quella porta si è aperta e socchiusa parecchie volte e per diverse ragioni. Le più significative, però, hanno sempre riguardato un paio di giocatori Cameron Moore e Stefhon Hannah. Il primo era riuscito a cancellare e ad eliminare la targhetta con il suo nome e cognome da quella porta con prestazioni di alto livello e che definire contrastanti con quelle fino ad allora giocate è un vero e proprio eufemismo. Prestazioni che avevano fatto rinascere il lungo a stelle e strisce e che avevano portato ad un innalzamento delle proprie quotazioni all’interno della squadra come punto di riferimento della stessa. Sfortuna vuole, però, che quella targhetta la dirigenza bianconera l’ha dovuta raccogliere dal cestino dell’immondizia e riappenderla alla porta di cui sopra per altri problemi: quelli fisici. Il crack al ginocchio ha reso necessario non solo aprire il varco verso il mercato e dare un’occhiata a quello che vi si muoveva all’interno, ma anche attraversare l’uscio e addentrarsi fino ad arrivare all’insegna che portava impresso sopra il nome di Tony Easley. Dopo quella passeggiata, però, sia Atripaldi che Molin che ancora lo stesso Iavazzi pensavano di lasciare la stessa porta socchiusa e senza una necessità impellente di riaprirla se non per pura informazione. Ed invece la sfida di Venezia – la stessa del ritorno al Taliercio di Easley da avversario dopo una settimana – a quanto pare ha reso necessario non solo una nuova apertura, ma anche una nuova passeggiata, anche se in incognito. Ovviamente il motivo è legato alla prestazione o se vogliamo prestazioni di Stefhon Hannah che specialmente a Venezia ha avuto un segnale chiaro ed inequivocabile: panchina per tutto il secondo tempo. Un segnale che può trovare molto probabilmente un piccolo alibi nelle condizioni fisiche che lo hanno costrette al pronto soccorso nella notte immediatamente dopo alla sconfitta, ma che nel lato tecnico, forse, trova la maggior parte delle spiegazioni. Dal giro di perlustrazione da ‘basket mercato city’ era arrivato un solo nome: Josh Mayo. Un giocatore da numeri importanti, un giocatore che a Montegranaro ha dimostrato di poter essere protagonista in Italia e un giocatore diverso per modo di stare in campo da Hannah oltre che più realizzatore dell’ex Golden State. Nome che era finito alla ribalta delle luci per la situazione critica dal punto di vista monetario di Montegranaro e sulla, però, si era fiondata anche Venezia che dopo aver liberato una casella negli americani con la partenza di Easley è alla ricerca di un nuovo ‘foreign’ da firmare.
«La partita di domenica credo che qualcosa in più in questo senso abbia detto – ha commentato il general manager Atripaldi -. E’ ovvio che a questo punto in questa porta del mercato non abbiamo solo sbirciato, ma ci siamo andati un po’ più a fondo. Ci sono tante possibilità e quindi dobbiamo vagliare e capire quale è quella più interessante e più conveniente dal nostro punto di vista. Di sicuro si tratta di possibilità che non arriveranno questa settimana e quindi per la sfida contro Pesaro».
In questi giorni si era fatto il nome di Josh Mayo…
«E’ un giocatore la cui situazione l’ho seguita per tanto tempo e sinceramente non mi aveva mai dato l’impressione che potesse effettivamente andare via da Montegranaro. Poi proprio in questi giorni c’è stato l’intervento della società sutorina, ma soprattutto l’interessamento di società molto più competitive di noi e quindi rischieremmo di restare fuori».
A questo punto della stagione il visto che ancora vi rimane resta una polizza verso il futuro oppure si tenterà il tutto per tutto?
«Valutiamo tutto per un semplice motivo e cioè che in questo momento l’unico interesse è quello legato alla competitività della squadra. Fino ad ora non avevamo mai guardato fuori dall’Italia, mentre più di uno sguardo anche agli Stati Uniti lo si sta dando. Logico è che per spendere il visto che ancora ci rimane debba essere una situazione conveniente sotto tutti i punti di vista. Ormai siamo quasi al rush finale. Abbiamo Pesaro, Milano e poi la sosta che rappresenta il limite massimo magari di un’attesa, poi dobbiamo essere pronti per la parte fondamentale di questa stagione».