Sei un centrocampista centrale, un metodista moderno con il sogno di arrivare tra i professionisti, un ragazzo umile, coraggioso, disciplinato, educato, che rispetta tutti e che non manca mai ad un allenamento. In estate ti chiama il Marcianise. Accetti perché ti sembra un progetto interessante e ambizioso. Inizi alla grande la stagione, diventi un uomo spogliatoio, le tue prestazioni sono eccellenti. Alla seconda giornata vai a giocare a Policoro, dove tra l’altro l’arbitro ti espelle ingiustamente e c’è una sostanza intorno al terreno di gioco alla quale sei allergico che ti provoca escoriazioni e bruciori per tutto il corpo. Vai a casa e commetti una leggerezza assurda, ti consigliano una pomata che ti fa passare tutto velocemente, la passi per le zone del corpo in cui si sono verificate queste escoriazioni e sembra che veramente tutto sia tornando nella normalità. Ma quella pomata, e tu non lo sai, contiene una sostanza che è dopante. Vai a giocare a Manfredonia, al controllo antidoping risulti positivo e vieni sospeso dal Tna. Trascorri un periodo drammatico, ma nonostante tutto non manchi mai ad un allenamento e la tua presenza nello spogliatoio resta fondamentale.
All’anagrafe sei Marco Conte, classe ’88, che in attesa del giudizio, diventa collaboratore di Foglia Manzillo, una sorta di allenatore in seconda. Un modo per ottimizzare una risorsa, un modo per valorizzare un calciatore che vive un periodo delicato. L’idea è venuta al direttore generale del club gialloverde, Salvatore Bruno D’Anna: “Ci pensavo da un po’ – racconta D’Anna – ne ho parlato con il presidente, con Malafronte e con lo stesso Foglia Manzillo e tutti si sono mostrati contenti della mia idea. Marco sta trascorrendo un periodo molto delicato, ha commesso una leggerezza, è fermo dal 18 ottobre, ma nonostante tutto non ha fatto mai mancare il suo apporto alla squadra, sia come riferimento per lo spogliatoio, sia come presenza costante, sia elargitore di consigli e di suggerimenti. Merita di avere un ruolo da protagonista, cosa che non gli sta accadendo ora e considerando che è risaputo che è una sorta di allenatore in campo con l’intenzione di diventare allenatore una volta appese le scarpette al chiodo, cosa che spero per lui arrivi quanto più tardi possibile, abbiamo pensato a questo ruolo per lui”. Sia chiaro che è un ruolo ad interim: “Noi speriamo che torni ad essere un calciatore nel breve tempo e a darci una grossa mano – continua il direttore gialloverde – ma intanto fornirà un valido supporto allo staff tecnico di per sé già eccellente”.
Il grande giorno, quello del processo che sentenzierà la giusta punizione per Marco non è stato mai cosi’ vicino. Il 22 febbraio, sperando nella clemenza e nella giustizia sportiva, il protagonista di questa quantomai assurda e grottesca vicenda, potrà finalmente avere la certezza di quando potrà ritornare a fare quello che più ama e che più di ogni altra cosa lo rende felice: giocare a calcio. Si perchè Marco non è un calciatore qualunque, non è soltanto un professionista esemplare. Solo guardandolo negli occhi durante gli allenamenti e con la stessa rabbia di un leone in gabbia, che non può entrare liberamente nell’arena, si può capire costa stia provando Marco Conte. Perchè allenarsi se poi sai già che la domenica non puoi scendere in campo? Una cosa è certa: molti in città pensano che il Santo Patrono abbia prolungato le ferie. Ma mai maledire le difficoltà, perché sono proprio quelle che ti conducono verso la Felicità. Il Conte giallo verde sente già l’odore della sua vecchia Arena e presto sarà di nuovo pronto a lottare come un gladiatore, a ruggire come un leone. Il suo destino è già scritto, Conte l’ha scelto ormai da tempo e come il buon Ligabue insegna, per lui esiste solo e soltanto una vita da mediano. Del doman non c’è certezza ma l’unica cosa che conta è che un giorno, mai cosi’ vicino, un leone gialloverde che all’anagrafe è Marco Conte, classe’88’, tornerà finalmente a ruggire.
Paolo Rusciano