«Un personaggio estremamente positivo. Una persona positiva che si è messa immediatamente a disposizione della squadra sia dal punto di vista cestistico che dal punto di vista umano». E’ partita cosi la descrizione dei giorni di allenamento in maglia bianconera del nuovo arrivato Tony Easley da parte del braccio destro di coach Lele Molin, Giacomo Baioni. Una descrizione quasi scontata, visto il sorriso e l’atteggiamento solare che l’ex Venezia aveva mostrato quell’ora scarsa di conferenza stampa di presentazione di qualche giorno fa.
Quindi questo suo essere positivo e propositivo, ha accelerato già qualche tempo di inserimento cestistico e non?
«Di sicuro siamo più avanti di quello che ci si poteva immaginare, anche se nessuno si aspetta che già domenica sia il 100% inserito all’interno del nostro sistema nonostante la sua velocità di apprendimento. Di sicuro, però, sarà molto alta considerando anche la sua grande conoscenza con Brooks che gli sta dando una grande mano, ma in generale ha già legato con tutto e tutti».
Da ‘vicino’ da giocatore proprio e non avversario, invece, come l’hai trovato?
«Un giocatore a tratti diverso da Cameron Moore e per altri molto, ma molto simili. E’ ovvio che le similitudini riguardano tutte la sua possibilità di giocare in verticale e quindi dare profondità all’interno del pitturato, cosi come faceva Cameron. Le diversità, invece, riguardano qualche freccia in meno in termini di armi offensive, ma sicuramente un giocatore più consistente dal punto di vista difensivo dove le sue doti da questo punto di vista ci permetteranno di fare delle scelte differenti. Non credo cambi molto, come dicevo in precedenza, il modo di innescarlo dove non ci saranno differenze con il passato».
Hai parlato di essere innescato. Un giocatore del genere può essere aiutato ed aiutare un altro giocatore affezionato a quei passaggi che tanto facevano felice Moore, Stefhon Hannah…
«Di sicuro l’arrivo di Easley migliorerà le prestazioni anche di Stefhon. Il suo modo di giocare e di prendere traiettorie sopra il ferro o correndo il campo, valorizzeranno le qualità di una passatore come Hannah capace di passaggi del genere».
Senza contare che gli alti due a giovare di una ulteriore pericolosa presenza in aria gioverà sia a Brooks che a Roberts.
«La sua velocità nel muoversi nei spazi stretti certamente porterà ad una maggiore attenzione della difesa e quindi forse a qualche piccolo spazio in più da sfruttare sia per Brooks nei suoi uno contro uno che per Roberts sugli esterni. Insomma torniamo al punto di partenza e cioè a quell’equilibrio che eravamo riusciti a trovare prima dell’infortunio di Moore. Un equilibrio in cui la presenza di Michelori in quell’area ci dava delle soluzioni alle quali alternare delle altre diverse di Moore prima e di Easley ora».
Quanto di quell’equilibrio si potrà ritrovare già prima della pausa per le Final Eight?
«Spero tanto se non tantissimo. La pausa è tra tre settimane e noi abbiamo partite importanti come quella di Pesaro. Come dicevo all’inizio la sua velocità di inserimento ci fa ben sperare. La pausa sicuro ci servirà per altro e cioè per il recupero delle forze per poi ributtare tutto in campo».
La Juve è partita con qualche piccola falla di esperienza per i tanti rookies di questo campionato. Falle che ora di sicuro potranno messe a posto da un vissuto cestistico fatto di mesi di partite ed allenamenti e lezioni. Quanto inciderà questo?
«Di sicuro ad aiutare sarà la velocità nel preparare le partite. Ormai tutti conoscono gli avversari e tutti i giocatori che affronteremo. Ci sono stati cambiamenti, ma non stravolgimenti eccessivi. Quindi questo ci permetterà di accelerare alcune situazioni di allenamento e di preparazione alle partite ed ai nostri avversari».
Chi ha cambiato e forse stravolto dal punto di vista del gioco è Venezia. Quanto della partita dell’andata si può riprodurre?
«Di sicuro sarà diversa non negli uomini, ma nel modo di stare in campo. Non nel valore dei giocatori, ma nel modo di sfruttarlo. Ora ci sono gerarchie diverse e giocatori che si conoscono in modo diverso. Smith e Vitali sono la guida di questa squadra che col cambio di allenatore ha modificato il proprio di produrre basket. Questo ci porterà a degli aggiustamenti, ma il nostro obiettivo e piano resta lo stesso».
Quindi quale la chiave della partita?
«Togliere i singoli alla squadra. Togliere a Venezia i propri punti di riferimento e restare al passo anche quando la conformazione della Reyer sarà diversa in base a quintetti alti, con miss match vicino a canestro o basato sugli esterni».