Nemmeno la scossa di terremoto (alla domanda in sala stampa sull’aver sentito o meno la forte scossa che aveva creato agitazione tra i presenti al Palamaggiò, la sua risposta è stata semplicemente: «No», come se tutto fosse normale) lo ha portato ad avere e a spendere qualche parola in più quando viene chiamato ad essere il fulcro principale della sala stampa bianconera. Per un attimo nemmeno gli avvisi riguardo alla mole di fuochi d’artifici che vengono sparati dalle nostre parti, sembravano essere di grande preoccupazione di Carleton Scott, vista la sua risposta: «Beh che problema c’è, in America abbiamo il 4 luglio». Molto probabile che poi qualche piccola meraviglia in più dei ‘fireworks’ della festa a stelle e strisce l’abbia anche destata, considerando che lo stesso giocatore tramite i social network ha mostrato stupore commentando un video del compagno di squadra Chris Roberts. Ma nulla di più. Ne i botti di fine anno, ne le triple di Sassari ed un secondo tempo non certo all’altezza della situazione, hanno scalfito la calma e la serenità di un giocatore che ha fatto notare di essere di poche parole e di andare dritto al sodo. E al sodo c’è andato anche quando gli è stato chiesto di dare una spiegazione al perché di un cambio cosi marcato nella scelta dei tiri tra primo e secondo tempo: «Ci siamo messi pressione da soli – ha commentato lo stesso Scott -. Dopo il break di Sassari e la forbice nel punteggio allargata, abbiamo avuto troppa fretta di recuperare, troppa fretta di richiedere il gap con tiri non ragionati e frettolosi e questo non è mai il modo giusto per provare a recuperare uno svantaggio».
In generale che cosa è successo tra la vittoria strabordante di Siena e la sconfitta altrettanto strabordante di Sassari?
«Difficile da spiegare, di sicuro è stata una partita che va analizzata in due tronconi. Nella prima parte siamo riusciti a stare in campo con loro, ad essere molto più competitivi su ambo i lati del campo, poi però al ritorno in campo loro hanno avuto un momento in cui hanno infilato tiri importanti, tiri pesanti come le quattro bombe in fila e riprendendo il discorso di prima, non siamo riusciti a trovare il modo e la forza di rispondere a tono. Credo che la chiave della sconfitta di Sassari sia tutta qui».
La sconfitta contro la Dinamo pesa di sicuro, ma altrettanto sicuramente non vi esclude dalla lotta alle Final Eight. Un obiettivo nel quale vi siete messi in gioco dopo un periodo buio; c’è qualche bonus per il raggiungimento dello stesso?
«Ci crediamo e ci proveremo fino alla fine, ma non per i soldi. Aver rimesso in gioco tutto ed aver ri-guadagnato posizioni in classifica ci ha dato fiducia e soddisfazioni, vorremmo continuare ad avere maggior fiducia e maggiori soddisfazioni, a prescindere dai bonus».
Quanto ha pesato l’assenza di Moore?
«Abbastanza. Non solo perché lui è il nostro centro titolare, ma anche perché la sua presenza ci da la possibilità di cambiare faccia ad alcuni dei nostri quintetti, ci da la possibilità di cambiare faccia al gioco e di sfruttare un’arma in più sia in difesa con intimidazione e rimbalzi, sia in attacco dove la sua presenza ed il suo atletismo tiene occupati i lunghi avversari».
E la presenza di Moore potrebbe essere in questi giorni proprio il cruccio più importante e più pesante per la formazione di Terra di Lavoro. L’ombra di Peppe Poeta dal mercato è ormai scomparsa, visto che l’ex Virtus Bologna ha trovato sistemazione secondo quelli che erano i suoi canoni principali e cioè giocare una Coppa e al di fuori dei confini nostrani. Desideri che sono stati esauditi, proprio a cavallo del 2013 ed il 2014, desideri che portano Caserta a guardare necessariamente ed esclusivamente ad un lungo. Già perché come anticipato nei giorni scorsi, l’assenza di Cameron Moore dal parquet di gioco potrebbe essere anche superiore al mese che di per sé sembrerebbe la miglior notizia a riguardo. Il lato oscuro di tutta la vicenda, infatti, sarebbe quello legato a tempi molto più lunghi, a tempi che la truppa di coach Molin potrebbe non sostenere nel modo giusto o se vogliamo che avrebbero voluto e secondo i dettami e le indicazioni arrivati fino alla trasferta di Siena dove Moore o non Moore, la Juve non ha avuto pietà di nessuno e dimostrando contro Sassari di essere essa stessa l’avversaria più preoccupante da affrontare.