Cinquina, possibile filotto che si può allungare, classifica deficitaria in piena zona calda, Palamaggiò che cade per la terza volta e tantissime voci che si susseguono in queste ore. La Juvecaserta è dentro un fosso, inutile negarlo. Le due vittorie iniziali sono un lontanissimo, quanto sbiadito, ricordo: la realtà sono le cinque sconfitte e l’ennesimo schiaffo casalingo. Brindisi è più forte di Caserta, vive un momento magico ed è avanti a tutti in classifica. Brindisi ha vinto con merito a Pezza delle Noci perché ha saputo resistere nel primo tempo quando la partita era tutta nelle mani dei bianconeri, per poi piazzare la zampata decisiva nel terzo quarto e rintuzzare la veemente, solita, classica, garibaldina, reazione di Roberts e soci. Le fotografie per spiegare i diversi stati d’animo dei team sono due: Marco Mordente che forza in attacco, non è sereno, non gioca con la solita freddezza e Massimo Bulleri che si tuffa sul parquet per sporcare un pallone. Sembrava McAdoo nell’epica gara5 di finale scudetto tra Livorno e Milano (quella del canestro non convalidato a Forti, del dito medio di Premier e del tricolore assegnato nello spogliatoio labronico). In queste due immagini c’è la partita: Brindisi che soffre, vola e vince, Caserta che domina, annaspa, si demoralizza, crolla, risorge e sbaglia ancora l’ultimo possesso. E tutti sanno che ai bianconeri manca il ‘go to guy’. Hannah, ironia della sorte, ha tirato la tripla della vittoria sul ferro quando poteva, doveva, andare dentro e prendersi un fallo. Almeno. Ma Hannah si è preso la sua responsabilità nel momento chiave, altri hanno giocato a nascondino. La Juve l’ha persa nel primo tempo chiuso sul misero +4 dopo aver prodotto tanto. Poi la stava riprendendo di pura cattiveria. Chiacchiere, sono cinque sconfitte. E fanno male.
LA FACCIA DI MOLIN. Lele Molin è un ottimo allenatore: non lo devo certo dire io, lo dice la sua storia personale, il suo curriculum, i suoi trionfi. Lele Molin è una bravissima persona: questo lo dico io che sto imparando a conoscerlo giorno dopo giorno. Sembrava un uomo chiuso, non molto incline alle battute: vi assicuro che è tutt’altro. E’ una gran brava persona: schietto, diretto, sincero, che non si nasconde. Ecco perché vederlo così, domenica in sala stampa, è stato un pugno in faccia anche per me. Avevo timore di chiedere qualcosa, non volevo mettere in difficoltà un uomo leale come lui; un uomo che si è preso tutte le colpe di quanto sta succedendo. Il coach ha, ovviamente, la sua parte di responsabilità ma, credetemi, sta facendo l’impossibile per rimettere tutti in riga. Merita la fiducia che il club gli ha accordato, così come meriterebbe un po’ di rispetto dai soliti ‘coach casertani da palazzetto’ che non sanno un c**** di schemi, giochi ed altro e si permettono di parlare. Il pubblico pagante ha il sacrosanto diritto di contestare, però evitiamo di fare i coach. Almeno questo.
IL TAGLIO SERVIREBBE?. La piazza vuole la testa di Hannah, forse il club gliela darà. Ma se qualcuno crede che tagliando Hannah, di colpo, questa Juve tornerà a vincere… beh si sbaglia di grosso. Roberts, ancora non al meglio fisicamente, è un giocatore imprescindibile e se non ha ‘le gambe’ diventa troppo facile limitarlo. Scott, ormai, è in piena involuzione dopo l’esordio: forse è partito troppo bene, ma ora sta dando poco. Anzi niente alla causa. Moore ancora non ha, nel bagaglio, dei movimenti alternativi alla schiacciata: il range di tiro è limitato, spalle a canestro fa pochissimo, soffre lunghi più potenti fisicamente. Gli altri ci provano, si sbattono, ma questi sono. Tagliare Hannah è la scelta più facile e popolare, ma non risolverebbe i problemi. Anche perché, in giro, non mi sembra ci siano playmaker con le stesse caratteristiche di corsa e visione di gioco (perché chi dice che Hannah è scarso capisce poco di basket, secondo me), ma con più punti nelle mani e maggiore freddezza nel far partire l’attacco. Ah una cosa: leggo da più parti che Hannah è il play americano più scarso mai visto a Caserta. Mi fa piacere che la gente si sia già dimenticata di Cliff Hawkins e Jamar Butler (non scomodo Nic Wise perché era azzoppato e non fa testo).
MALUMORI EVIDENTI. Ormai la pazienza della piazza è quasi a zero. E non lo si vedeva da tempo. Ha espresso chiaramente il concetto Marco Mordente in sala stampa: il pubblico casertano vuole gente che lotta. Anche negli ultimi anni sono arrivati dei filotti di sconfitte, con annesse critiche, ma si vedeva gente che ci provava. Quasi sempre. I blackout di questa Juve sono paurosi perché sono minuti, pochi ma pesanti, che compromettono una partita. Minuti dove si perde la trebisonda, si sbaglia tutto e si fatica a trovare un senso alle scelte dei protagonisti del parquet. E, questo, il popolo bianconero non lo tollera: ci sta perdere, ci stanno le sconfitte ma bisogna vedere la voglia di lottare. Questi ragazzi ce l’hanno ma, in quei maledetti minuti di blackout, sembrano foglie nella bufera.
VERITA’. Poche storie e pochi giri di parole: la Juvecaserta è ufficialmente finita nel fossato ed ora ha bisogno di rialzarsi perché si rischia di continuare a raschiare il fondo del barile. Se volessimo vedere le cose in modo ultra positivo, c’è da notare che solo a Reggio Emilia non ci fu storia (e non c’era il tanto criticato Hannah) mentre le altre quattro sconfitte sono arrivate con uno scarto massimo di due possessi. Ma è anche vero che sono cinque sconfitte consecutive e… quando inizi a perdere poi diventa dura non tremare col pallone pesante. Montegranaro rappresenta una tappa fondamentale: del bel gioco frega zero a tutti, conta solo prendersi i due punti ma non sarà facile visto che la Sutor, in casa, è avversario tostissimo. Sutor che, tra l’altro, è nella stessa fascia dei bianconeri. Sfida dalla duplice valenza. E non c’è tempo da perdere.