«Nel quarto periodo dovevamo essere più solidi, concedere loro meno rimbalzi e prenderne qualcuno noi in più, ma soprattutto evitare di perdere qualche pallone di troppo che alla fine ha fatto la differenza tra la vittoria e la sconfitta». Questo il cauto e sereno commento di Chris Roberts al termine di una partita entusiasmante come quella di domenica scorsa contro Milano. Un Roberts che ancora una volta ha dimostrato di poter essere sicuramente il braccio armato di questa Juve, ma soprattutto anche uno dei migliori difensori che coach Molin può avere a propria disposizione nel ruolo di shooting guard a prescindere dal talento o taglia fisica dell’avversario.
«Abbiamo reagito ai momenti di difficoltà – ha continuato l’esterno texano natio di Forth Worth – siamo tornati da svantaggi importanti e abbiamo dimostrato di potercela giocare. E’ stata una questione di finale di partita che ci servirà a crescere e ad evitare di commettere gli stessi errori in futuro».
Hai iniziato praticamente come una mitragliatrice impazzita segnando da tutti i lati, poi che cosa è successo?
«So che sono capace di avere momenti e quarti come il primo contro Milano, ma di sicuro non posso certo fare sempre canestro per tutta la partita. In un match ci sono sempre degli alti e bassi e dei tiri che prima entrano e poi no. Essere capace di segnare in quel modo, però, non mi rende l’unico pericoloso, visto che in squadra abbiamo diversi giocatori che possono esserlo. Tra l’altro sono entrato ed uscito dalla panchina per la questione di falli, ma devo dire che i miei compagni non hanno mai smesso di cercarmi e mettermi in condizione di trovare tiri aperti; poi ripeto possono entrare e non entrare».
Quanto pensi che abbia inciso il tuo stare seduto in panchina per problemi di falli nel momento più delicato ed importante della partita?
«Sono cose che nel basket possono capitare. Riprendendo il discorso precedente relativamente alle realizzazioni, una situazioni di problemi di falli non ci deve condizionare. Siamo un gruppo ed insieme proviamo ad uscirne. Non ci sono solo io in squadra, ci sono altri compagni assolutamente in grado di prendere il mio posto. Ognuno da il proprio apporto, cosi è stato per me contro Milano, cosi faremo nel caso in futuro ce ne sarà bisogno per qualche altro compagno di squadra».
In particolare che cosa è successo in occasione del tuo fallo tecnico e quindi quarto fallo. Simulazione?
«Sinceramente non credo che sia stata simulazione né di aver simulato. Ho difeso duro su Langford, lui mi si è appoggiato, ho provato a prendere lo sfondamento, ma l’arbitro ha interpretato tutto diversamente. Ancora non ho ben capito le regole italiane, ma se l’arbitro ha chiamato simulazione, la prendo come tale e cercherò di imparare per il futuro».
All’orizzonte c’è già la sfida con Reggio Emilia, da cosa ripartite e in cosa dovrete migliorare?
«Di sicuro dovremo migliorare a gestire il ritmo della partita inteso come esecuzione a difesa schierata. Quello da cui ripartire, invece, è la nostra difesa dalla quale riusciamo sempre a sviluppare il nostro gioco».
Dopo due partite casalinghe, quale il tuo commento sul supporto del pubblico?
«Che dire l’atmosfera che si è respirata al Palamaggiò per questa partita è stata praticamente fantastica. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, io amo questo pubblico, amo il supporto che ci danno e che ci fa correre ancora di più e quindi vorrei ringraziarli, ma soprattutto invitarli a non smettere di seguirci, nonostante la sconfitta, perché sono convinto che questa sarà una stagione molto divertente e ricca di soddisfazioni».
Dulcis in fundo una piccola curiosità: tu e Langford venite entrambi da Forth Worth. Vi eravate mai incontrati prima?
«Dal punto di vista del giocatore non ho mai avuto modo di giocarci contro e quindi questa è la prima volta. Però praticamente siamo cresciuti nello stesso quartiere, qualche volta abbiamo fatto qualche allenamento, ma gli incontri principali erano quando da piccoli si correva chi in bici e chi a piedi».