Gli esami non finiscono mai; si intitolava cosi una nota commedia di Eduardo De Filippo e che a quanto apre è stata presa come esempio di questa prima parte di stagione. Quello alla vigilia della sfida contro la Reyer era stato considerato come un esame di maturità anche se arrivato troppo in fretta. Insomma un qualcosa di molto simile ad un ragazzino che salta un anno di scuola ed arriva immediatamente all’ultimo in questione per sostenere l’esame finale. La differenza tra l’essere un ragazzino in grado di sostenere un salto del genere e l’aver fatto un piccolo sbaglio od un passo più lungo della gamba, la fa il risultato finale dello stesso esame. Ed allora la vittoria contro Venezia ottenuta con i massimi dei voti e non con una esposizione orale davanti ad una commissione di circa tre mila persone, senza contare ovviamente gli appassionati della palla a spicchi di tutto lo stivale, ha consegnato ai bianconeri di Molin la possibilità non solo di meritare il salto e di presentarsi direttamente all’esame di maturità, ma anche la promozione per potersi iscrivere al corso universitario successivo, dove la carriera ed il voto di laurea con lode o meno, dipenderà da quanto la truppa casertana riuscirà ad imparare dal proprio insegnante e dalle proprie esperienze strada facendo. Stando a quanto ammirato domenica scorsa, la capacità di attenzione dei giovani studenti bianconeri sembra essere molto elevata, visto che non hanno mancato un solo suggerimento o una sola spiegazione del proprio coach, Lele Molin, su come provare a disintegrare i lagunari su ambo i lati del campo. Non hanno nemmeno perso un solo suggerimento arrivato dagli spalti utilizzando quell’energia adrenalinica che solo il rumore del pubblico ed il boato di gioia dei tifosi riesce a farti scorrere tra le vene. Tutto bello ma ora serve un passo in avanti. Serve quel passo di metabolizzazione di quanto fatto contro Venezia, dimenticare per un attimo la vittoria, prendere coscienza che si è soli alla seconda di campionato e di ripetere lo stesso tipo di preparazione al nuovo esame in questione: la Vuelle Pesaro. Un esame che ha in se una doppia domanda trabocchetto; la prima è ovviamente la capacità di una squadra cosi giovane di poter ripetere immediatamente e senza bisogno di bastonate o bacchettate per imparare la lezione, quanto in difesa è riuscita a fare nella sfida con Venezia. La seconda è quella di saper sfruttare quella stessa voglia di bissare il successo all’esordio dei marchigiani a proprio favore mostrando cinismo e concretezza in attacco. D’altronde questo è stato anche quanto ha chiesto lo stesso coach Molin nella conferenza stampa del venerdì indicando la continuità difensiva ed un attacco capace di reagire a qualsiasi tipo di indicazione possa provenire dalla difesa avversaria, come il passo importante per passare dal ‘caso’ ad una conferma. Nella stessa conferenza stampa del venerdì, poi, al fianco di coach Molin c’era anche il General Manager Marco Atripaldi il quale è intervenuto a singhiozzi su alcuni temi importanti della Juve, il primo ovviamente è stata la trasferta a Pesaro: «In tanti in estate hanno considerato poco la Vuelle indicandola come una squadra già spacciata prima ancora di iniziare. Gli stessi addetti ai lavori che avevano messo Caserta nella stessa fascia di considerazione per l’insieme di un gruppo troppo giovane e con poca esperienza ma soprattutto senza quel qualcosa che poteva farci fare il salto in avanti. Dopo la prima giornata di campionato, quindi, credo che sia noi che Pesaro abbiamo dato dimostrazione che un po’ si sbagliavano e che poi tanto male non siamo ne noi ne Pesaro ed ecco perché considero questa trasferta importante e difficile allo stesso tempo. Importante perché potrebbe regalarci quella continuità che cerchiamo e che per noi sarebbe importante, difficile perché siamo solo all’inizio di un nostro processo di crescita e la sola vittoria alla prima di campionato non ci toglie ovviamente da quel novero di squadre che devono lottare con le unghie e con i denti per arrivare al risultato. Ed è proprio per questo motivo che nonostante il primo ed importante successo contro Venezia, ritengo che siamo ancora nella stessa fascia con Pesaro e che siccome loro giocano in casa e vengono da un’importante vittoria in trasferta, partano favoriti cosi come noi alla prima avevamo quel piccolo vantaggio derivante dal fatto di giocare davanti al nostro pubblico. Poi sarà il campo a decidere e noi proveremo a giocare la stessa pallacanestro di una settimana fa».
Pesaro in estate è stata una squadra che nelle minors ha pescato e trovato qualcosa di interessante cosi come la Juve ha trovato Vitale e Tommasini. Dimostrazione che guardando in basso qualcosa di importante c’è…
«Assolutamente si. Ma questa a Caserta non è la prima volta che lo faccio. In tanti a volte mi ricordano per aver scovato americani che poi sono divenuti importanti, ma quando ero a Biella ho portato dalle minors gente come Soragna, come Di Bella e come Malaventura. Il movimento va monitorato assolutamente».
E dalle minors visto che il campionato austriaco non è certo considerato di prima fascia internazionale, è arrivato anche Carleton Scott che di questa Juve è uno dei protagonisti principali anche se silenziosi, dal primo giorno…
«E’ un giocatore che è arrivato a Caserta con una umiltà e dedizione al lavoro non indifferente. Un ragazzo particolare e forse anomalo rispetto alla provenienza scritta sul passaporto. Un americano atipico che somiglia per tipo di gioco ed attitudine ad un europeo. Un giocatore che quando l’abbiamo preso sapevamo essere un tiratore, ma che poi giorno dopo giorno ti accorgi che fa tante di quelle cose importanti che possono far girare e condizionare in modo positivo una partita».