Come in un copione del loro mecenate De Laurentiis. Come in un film di fantascienza che descrive una realtà inesistente. Che Napoli voglia estendere i propri confini geografici (e non solo) su Caserta, è ormai risaputo. Aurelio da molti mesi a questa parte si è riempito la bocca usando il nome della nostra città per ‘minacciare’ il sindaco De Magistris. Ora però anche giornalisti (senza voler offendere la categoria) o blogger o opinionisti che siano, si prendono la briga di fantasticare su ciò che accade all’ombra della Reggia. Domenica sera, Marek Hamsik, si è presentato al Palamaggiò per assistere alla partita della Juvecaserta contro Venezia. Dalle tribune sono piovuti un paio di fischi, ma niente di più. Pur non essendo presente, Sasà Marsiglia (così si firma questo ‘Solone’ del giornalismo campano su napoletanosinasce.it), definisce i fischi ad Hamsik “figli di un complesso d’inferiorità mai morto”. Considera quei fischi di “gente frustrata e traumatizzata dal fatto di dover dire, quando esce dai confini italiani, a quanti chilometri di distanza da Napoli abita per farsi trovare sulla cartina geografica. Non contento conclude: “La speranza è che in futuro la città di Caserta riesca a civilizzarsi e a trovare la propria strada”, dando apertamente e spudoratamente dell’incivile all’intera comunità casertana. Un articolo ignobile, partorito da un individuo che evidentemente ha nella dietrologia il senso della propria vita. Un attacco alla civiltà dei casertani (che definisce codardi), a tutti i presenti del Palamaggiò, ma soprattutto ad una città che non ha bisogno di lezioni di stile da nessuno. Soprattutto quando proprio per il talento slovacco ci sono stati tanti applausi, ragazzi festanti e i ringraziamenti ufficiali della società Juvecaserta e non sono certo tre fischi ad intimorire un campione o sminuire l’importanza di una squadra di calcio ai vertici del panorama italiano come il Napoli. Per farvi rendere conto della gravità dell’articolo lo riportiamo integralmente (http://napoletanosinasce.it/node/5438). Leggetelo, resterete senza parole. Razzismo allo stato puro”
“Lo slovacco si è accomodato in tribuna pensando di vivere una normalissima serata di sport, purtroppo la festa è stata rovinata dal pubblico casertano che, quando lo speaker ha annunciato la sua presenza, lo ha riempito di fischi e di offese, che hanno ferito l’uomo e il campione Hamsik, ma soprattutto il piccolo Lucas, seduto sulle gambe del padre, che ha dovuto subire in silenzio con gli occhi sbarrati dalla paura.
I fischi non erano per il campione, avrebbero fischiato anche un magazziniere, quei fischi erano per la città di Napoli e per i Napoletani, sono figli di un grande complesso d’inferiorità che Napoli ha sempre generato con la provincia, fischi di gente frustrata e traumatizzata dal fatto di dover dire, quando esce dai confini italiani, a quanti chilometri di distanza da Napoli abita per farsi trovare sulla cartina geografica. Sono fischi figli dell’inciviltà e dell’ignoranza di chi vede in Napoli qualcosa di troppo grande, fischi di paura, d’invidia, di codardia.
Già da un paio d’anni al PalaMaggiò sono tornati i cori contro i Napoletani, ieri sera l’ennesimo gesto incivile di un popolo che non merita di vivere a pochi chilometri da Napoli ma che forse meriterebbe l’anonimato. Forse è proprio la vicinanza con la metropoli che porta a determinati gesti. Nel basket, tra Napoli e Caserta c’è sempre stata una grande rivalità sportiva, negli anni ’80/90 ci sono state tante sfide esaltanti tra le due formazioni, oggi questa rivalità non esiste più, è sentita soprattutto a Caserta e per motivi che purtroppo vanno oltre il campo da gioco, ieri ne abbiamo avuto la triste dimostrazione.
La speranza è che in futuro la città di Caserta riesca a civilizzarsi e a trovare la propria strada, magari differenziandosi, come è giusto che sia, da Napoli, senza però trovare in Napoli il nemico pubblico. Non è colpa di Napoli e dei Napoletani se sono nati in una città più grande, più importante e storicamente più pesante. Il timore è che sia solo una speranza, perché in un posto così affollato di juventini è difficile sperare in un futuro migliore”.