Molin il perfezionista: “Juve, possiamo migliorare ancora”



Coach Molin (Foto Giuseppe Melone)
Coach Molin (Foto Giuseppe Melone)

«Abbiamo rotto il ghiaccio e l’abbiamo fatto con una vera e propria onda». Ha esordito cosi coach Lele Molin alla sua prima conferenza stampa post partita e dopo la sua prima vittoria in un campionato in cui il suo nome si trova in cima alla piramide dello staff tecnico. Non poteva, dunque, iniziare nel modo migliore la sua nuova esperienza professionale, non poteva iniziare nel modo migliore la nuova esperienza della Juve e soprattutto quella di Raffaele Iavazzi che tra i tanti protagonisti che avevano presentato durante la settimana che ha preceduto l’esordio casalingo, è stato l’unico a non mettere le mani avanti e a non pensare alla sfida contro la Reyer come un colpo da fare, ma come una normale sfida alla portata della Juve. Non certo cosi sfacciato e diretto in conferenza stampa di presentazione lo stesso Molin – come normale che sia per un coach – ma con ogni probabilità nemmeno il timoniere mestrino, come dimostrano le sue stesse parole, poteva immaginare quello che poi è avvenuto in campo domenica pomeriggio: «Io credo che analizzando nella maniera più fredda possibile la partita – ha continuato l’ex assistente di Trinchieri lo scorso anno a Cantù – nessuno e dove per nessuno intendo né dall’interno né dall’esterno, poteva immaginare una partita di questo genere e dove per partita di questo genere non intendo la vittoria ed i due punti perché si gioca sempre per vincere, ma parlo dell’energia che siamo stati capaci di mettere sui ventotto metri di campo e per tutti i quaranta minuti di gioco». Ed in effetti è difficile dare torto al coach bianconero, è difficile pensare come la squadra che perdeva la trebisonda anche per mancanza di energie fisiche e scemava nelle due sfide contro Siena e Bologna dopo aver giocato a tratti anche bene, abbia avuto la forza non solo fisica, ma anche mentale, di devastare una compagine che sulla carta contava un roster che forse in pochi, forse nessuno, osava paragonare. Facile prevedere lo show time, facilissimo prevedere i palloni alzati e schiacciate a raffica. Difficile era prevedere la rabbia agonistica, difficile era prevedere l’intensità spaventosa per tutti i quaranta minuti nonostante i problemi di falli di Brooks ed un avversario di tutto rispetto, anche se non lo ha dimostrato in campo. «Non penso sia stata la partita perfetta, ma perfetta è stata l’interpretazione che i ragazzi hanno dato a quanto abbiamo fatto in settimana e a quanto ci siamo detti prima di scendere in campo. Sapevamo che Venezia sarebbe scesa in campo con l’idea di abbassare il nostro ritmo di gioco e di congestionare gli spazi, cosa che abbiamo pagato forse nei primi minuti, ma poi abbiamo cambiato passo. Hannah ha innescato benissimo Moore, in difesa siamo saliti di livello e la nostra fluidità offensiva è stata figlia del ritmo che abbiamo seguito partendo dalla nostra metà campo. E’ stato come andare ad un esame e il professore ti fa tutte le domande che conosci».

L’incredulità di quello che stava capitando, poi, è durata anche all’intervallo e forse fino a quando il cronometro del Palamaggiò non ha indicato gli ultimi due minuti, visto che nel basket mai dire mai…



«In tanti una volta negli spogliatoi e con il punteggio che diceva che eravamo avanti di venti, mi hanno detto che la cosa più importante era tenere e conservare quanto avevamo guadagnato. Nessuna sa come questa squadra affronterà ogni minuto della partita sopra o sotto nel punteggio nel corso della stagione e lo scopriremo solo un passo per volta. Ecco perché al momento non penso altro che godermi questo importante avvio di campionato. E’ solo una vittoria, nulla di più. Abbiamo battuto Venezia, non possiamo far fermare il campionato, dobbiamo solo continuare».

Quale la chiave più importante?

«Non aver svilito il nostro gioco, aver continuato sempre a giocare in base al nostro ritmo e non farci rallentare e poi la difesa. Quando ancora commetti delle ingenuità offensive, sola una difesa di questo genere ti può permettere di vincere la partita. Una difesa di sacrificio e di squadra».


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