Per la prima volta nella storia di questa mia rubrica, giunta alla terza edizione, la prima puntata di ‘Tutta la verità nientr’altro che la verità’ me la gioco prima del via stagionale. Ci siamo, si apre il sipario sul nuovo campionato e tutte le chiacchiere da ‘paletta e secchiello’ vanno nel dimenticatoio. Finalmente parlerà solo il campo e, mai come quest’anno, sembra che l’equilibrio possa regnare sovrano. Il Corriere di Bologna, da anni, prepara una griglia di partenza stile Formula 1. Noi, prendendo spunto ed idea da loro, preferiamo fare quattro file da quattro (da non leggere necessariamente in ordine di posizionamento).
Prima fila: Siena, Milano, Sassari, Avellino
Seconda fila: Venezia, Bologna, Cantù, Roma
Terza fila: Brindisi, Caserta, Reggio Emilia, Varese
Quarta fila: Montegranaro, Cremona, Pistoia, Pesaro
Come ogni anno, ormai da tempo immemore, Milano, necessariamente, è chiamata a vincere il campionato visto che è quella che ha il budget più esoso. Stavolta, però, è stato creato un roster con maggiore oculatezza, cercando gente abile al progetto, partendo da coach Banchi che ha vinto l’ultimo tricolore con un capolavoro tattico chiamato Siena. Giocatori più funzionali al sistema, meno stelle che amano specchiarsi nel loro talento (o presunto tale) e tanta voglia di dare, finalmente, una gioia al mecenate Armani; Gentile capitano, con la 5, una sfida affascinante che può, definitivamente, lanciare Ale verso le sirene americane. In prima fila, però, ci deve stare anche la Montepaschi non fosse altro che ha il tricolore sul petto, ha appena alzato la settima Supercoppa italiana e dispone di Daniel Hackett, l’italiano che può fare la differenza come Datome lo scorso anno per Roma e poi volare negli States (come Datome, appunto). Le voci extracestistiche non fanno dormire sogni tranquilli, ma quando si alza la palla a due questa squadra sa vincere, ce l’ha nel dna e guai a sfidare gente come Ress. A ridosso delle eterne rivali si affacciano due realtà caldissime per ambiente, entusiasmo e soldi investiti. Se Sassari ha avviato questo discorso da qualche tempo, Avellino ruggisce con una campagna acquisti faraonica incentrata sulla conferma di Jaka Lakovic ed il ritorno del ‘sindaco’ Vitucci. I lupi possono, anzi devono, essere una protagonista del campionato se sapranno trovare immediatamente la quadratura del cerchio, ma il roster è interessante. Sassari ha preso l’asse play-pivot che fece grande Avellino (Marques Green e Linton Johnson, ma hanno qualche anno di più e forse meno fame), ma sicuramente può contare sul talento immenso dei cuginetti Diener ed una ‘run and shoot’ che, se in giornata, vince contro chiunque. Ed anche facilmente. E’ già la squadra più divertente e simpatica della A, ma adesso deve anche vincere e questo peso non è da sottovalutare… oltre alla partecipazione europea.
In seconda fila va di diritto la Virtus Roma, vicecampione in carica. Certo, non c’è più lo schema ‘Ce pensa Gigi’ ed il lavoro fantastico di Calvani è stato spazzato via con troppa disinvoltura e fretta, ma Alberani ha già stupito tutti lo scorso anno e può ripetersi. Fondamentali le conferme di Taylor (sperando che stia bene) e Goss (coi gradi di capitano), intrigante la colonia straniera arrivata (occhio a Baron) ed il calore ritrovato in una piazza che, però, ha bisogno di vittorie per essere veramente coinvolta nel progetto. Mi affascina parecchio la Virtus Bologna: vuoi per la presidenza data al grande Villalta, vuoi per il ritorno di Granarolo sulle canotte, vuoi per quel mix tra giovani talenti dalla faccia tosta (Imbrò, Fontecchio e Landi) che americani di sicuro spettacolo (Ware e Hardy). Venezia doveva spaccare il mondo già lo scorso anno ma ha reso meno del previsto: quest’anno è andata sul sicuro infilando l’accoppiata Taylor (capocannoniere dell’ultima Lega A)-Smith (capocannoniere due anni fa qui a Caserta e giocatore immenso). Il supporting cast italiano è di sicuro affidamento, può essere l’anno giusto per Mazzon. Guai a sottovalutare Cantù: Sacripanti ed Oldoini hanno fatto i miracoli senza portafoglio a Caserta, questa volta hanno giocatori di maggiore qualità da poter allenare. Passare al Pianella non è mai facile, i problemi societari sono dietro l’angolo, ma 3000 abbonamenti sono un dato pazzesco. Aradori e Cusin escono da un Europeo di qualità, Jenkins può essere il rookie of the year.
In terza fila parto da Caserta perché Molin ed Atripaldi hanno messo in piedi un roster in grado di vincere ovunque, ma anche di perdere su qualsiasi legno. Una scelta coraggiosa affidarsi a cinque americani col solo Brooks come garanzia di qualità. Roberts fa saltare dalla sedia, Scott è affidabile, Hannah e Moore devono cambiare marcia per convincere la piazza ma il pacchetto italiani è mixato bene (Mordente e Michelori sono le certezza, Tommasini e Vitali hanno l’occasione della vita). Reggio Emilia, forse, meriterebbe una posizione migliorare ma, stavolta, non giocherà con la mente sgombra: lo scorso anno, da matricola, ha stupito tutti per i risultati ed il gioco proposto. E, come tutti sanno, è più difficile confermarsi che arrivare in alto; certo contare su Flight White è un bel biglietto da visita, ma l’impegno in Eurochallenge (per quanto stuzzicante) toglierà cartucce da sparare in Italia. Brindisi doveva impressionare un anno orsono ed ha fatto un mezzo buco nell’acqua; stavolta può fare meglio ed il duo Bucchi-Giuliani è andato a caccia di gente affamata. Snaer è assolutamente da tenere sotto osservazione, Bulleri saprà spiegare come funziona dalle nostre parti ed il calore del Pentassuglia sa essere un fattore… sempre che si sudi per la canotta. Varese è reduce già da due brutte botte: eliminata nel preliminare di Eurolega, sconfitta nella finale di Supercoppa. Resta da giocare l’Eurocup e questo, inevitabilmente, toglierà parecchio al gruppo affidato all’esperto Frates. L’eredità lasciata da Green e Dunston è pesante, possibile che non si ripeta l’exploit della passata stagione. Polonora e De Nicolao sono chiamati ad ulteriori passi avanti.
In ultima fila, tra quelle che rischiano seriamente di retrocedere, c’è Cremona che è anche quella che, a mio parere, ha più carte da giocare per la permanenza. Esterni veramente interessanti anche se starà a Gresta distribuire le responsabilità tra Chase, Rich e Woodside, tutta gente che ama avere il pallone. Mi parlano molto bene di Kelly, potrebbe spostare parecchio. Panchina poco profonda e questo, alla lunga, potrebbe essere un fattore in negativo. Pesaro parte con tantissime scommesse e, sinceramente, vedere questa piazza navigare nei bassifondi non è un bene per il movimento. Dell’Agnello si misura con la LegaA, ha tutte le capacità per mostrare una pallacanestro divertente ma bisognerà vedere se i semisconosciuti americani presi sapranno rendere sotto pressione. E poi un palazzetto come l’Adriatic rischia di diventare ‘nemico’ in più se le cose dovessero andare male. Montegranaro ha il jolly Recalcati che, da solo, ti porta 4-6 punti in più in stagione: compagine tutta da scoprire con Mayo chiamato a fare gli straordinari. Attenzione a Skeen: tra i protagonisti della favola VCU di due anni fa, adesso deve dimostrare di essere buono anche in Europa, anche la Sutor non ha una panchina entusiasmante, tanto per usare un eufemismo. Dulcis in fundo, ma non perché è la mia predestinata alla retrocessione, c’è la matricola Pistoia: già rivederla in A è un piacere, ma ora bisognerà fare punti e, casomai, anche in fretta. Mettere da parte un bel gruzzoletto in partenza potrebbe infiammare l’ambiente che ha fame di grande basket. Galanda è il leader emotivo, fari sparati su Washington e JuJuan Johnson, due che potrebbe veramente essere la coppia in grado di salvare la baracca.
VERITA’. Mi sono sbilanciato prima perché ‘è troppo facile parlare dopo’. La bellezza dei pronostici in anticipo è che sono fatti per essere sbagliati ed, ovviamente, è dietro l’angolo aver ciccato tutte le file. Ma chissene, godiamoci questo campionato sicuramente con meno soldi, meno americani dal pedigree invidiabile ma dannatamente da vivere. Fino all’ultima sirena.