Punto e a capo; non può che essere questo il motto di ritorno dalla Puglia della selezione bianconera guidata in panchina da coach Lele Molin. Non può che essere questo anche perché tutti all’interno dello staff tecnico e dirigenziale, stavano aspettando la kermesse brindisina per capire realmente quelli che erano i passi fatti fino a quel momento, per capire in che modo procedere verso quella prima partita di campionato e dare definitivamente quella sterzata di LegaA che invece, probabilmente, non si era sentita nelle prime due amichevoli. Il risultato finale non aveva nessuna importanza, se non per il morale, quando in dieci giorni si è tornati a casa uscendo dal Palamaggiò con due successi tra le mani, ha ancora meno importanza ora che si è tornati nelle stesse case con una doppia sconfitta sul groppone. Non aveva importanza da un lato perché troppa la differenza di valori in campo oltre che di stranieri e quindi di fisici ed atletismo tra le compagini che si ritrove4tranno di fronte nel prossimo campionato di Legadue Gold, troppo poco tempo per amalgamare il tutto per essere pronti al cento per cento contro due formazioni che seppur rifondata dalla passata stagione, avevano punti fondamentali e rodati al loro interno. Insomma il conto è nettamente in pareggio o se vogliamo pari a zero, considerando che le due vittorie contro Veroli e Napoli pareggiano le due sconfitte contro Brindisi e Milano. Un equilibrio dal quale, però, coach Molin non può non trarre delle indicazioni cosi come i suoi aiutanti ed in particolare lo stesso preparatore Mimmo Papa. Già perché se nelle prime due uscite di campionato il peso del lavoro, necessario per una squadra che farà dell’atletismo e della forza fisica una delle sue armi più importanti, atletico aveva avuto poca incidenza nelle gambe e nel corpo dei bianconeri che inoltre sono stati facilitati dalla maggiore stazza rispetto alle due avversarie, in Puglia il feeling con il corpo non poteva non essere diverso sia a livello di pesantezza che di energie da buttare contro gli avversari. Questo è il dato dal quale la Juve deve partire nell’analizzare la doppia sconfitta, non come attenuante, ma come dato di fatto che inequivocabilmente ha inciso su quello che si è visto in campo. Un feeling diverso dovuto anche ad una ulteriore settimana di lavoro atletico rispetto ai primi due scrimmage, un feeling diverso con delle gambe che nonostante tutto i bianconeri hanno provato a spingere fino in fondo (a parte qualche piccola fiammata qua e la con canestri dalla unga distanza, Hannah sembra essere il giocatore, in questo momento, più appesantito e non a suo agio rispetto a quello che potrebbero essere invece le proprie potenzialità fisiche e quindi di conseguenza non a suo agio con la pesantezza del corpo ndr). La volontà e la voglia di impegnarsi e non mollare mai, sono state le caratteristiche elogiate dallo stesso Andrea Michelori all’indomani proprio delle due vittorie di cui si parlava in precedenza e alle quali ha voluto dare poca importanza perché aspettava proprio questo test del Memorial Pentassuglia. Due caratteristiche che la Juve ha comunque mostrato contro due formazioni che invece dal punto di vista atletico sembravano essere un tantino più avanti nel proprio ruolino di marcia. Una tappa più avanti che in difesa non ha permesso quella mobilità e quella fisicità che invece si era notato in passato e che forse ha fatto sembrare le altre due contendenti al prossimo torneo di LegaA anche un tantino più avanti dal puinto di vista della chimica. Certo è che sia Brindisi che Milano hanno mostrato qualche sprazzo in più di amalgama, ma non eccessivo contando che di fronte c’era sempre una squadra che a tratti faceva fatica a seguire il proprio uomo. Ma nonostante tutto la parte dei lati positivi del taccuino di coach Molin non può non essere considerato. Oltre all’atteggiamento di grinta e di non mollare anche quando il punteggio poteva essere sinonimo di partita chiusa e di resa incondizionata (sotto anche di 19 contro Milano nella finalina del sabato ndr), qualche indicazione è arrivata anche dai singoli. Quelle che sono saltate agli occhi se escludiamo ovviamente la lotta di Michelori sotto le plance che più volte sembra essere stata la carica per i compagni, sono legate ai nomi di Scott e Roberts che a turno, anzi a partita sono stati o hanno provato a stare in un certo concetto di continuità. Lo stesso che, invece, ha tenuto Jeff Brooks, che però a differenza dei suoi connazionali presenta un giro in più in termini di presenze e conoscenza di questo campionato e quindi fisicità degli avversari. L’ex Cantù si è dimostrato di poter essere un punto fermo di coach Molin insieme a Mordente e Michelori quando le cose non dovrebbero girare nel modo giusto. Un giocatore capace di crearsi anche da solo o dal palleggio un tiro e quindi togliere qualche castagna dal fuoco alla truppa bianconera. Il rovescio della medaglia in termini di giocatori è rappresentato da Moore, Hannah e forse da quella panchina prolungata di Tommasini nella seconda sfida contro Milano (dopo aver giocato non tantissimo in quella contro Brindisi). Il primo era quasi preventivabile che dopo aver dominato in lungo ed in largo contro Veroli e Napoli avrebbe dovuto pagare dazio contro front line di diversa fisicità, seppur mostrando delle buone cose. Il secondo è stato il giocatore meno a suo agio della due giorni. Ha avuto dei lampi impressionanti nella parte finale contro Brindisi e nella parte iniziale contro Milano, ma nel mezzo c’è stato poco o nulla. L’ex Golden State sembra accusare, infatti, il lavoro fisico per lui che è abituato ad andare ad alte velocità e sparare in transizione. La zavorra della preparazione sulle spalle ancora non gli permette di fare tutto ciò con disinvoltura ed allora i passaggi no-look e le intuizioni per i compagni restano le uniche note positive. Dulcis in fundo anche per l’ex Torino sarà stata questione di adattamento alla nuova fisicità, durezza e velocità di esecuzione rispetto alla scorsa avventura. Una presa di coscienza che ci voleva per la truppa bianconera che ora sa quali sono i punti su cui lavorare forte in vista del prossimo test, ma soprattutto dell’inizio del campionato.