Il primo bilancio di Tommasini in bianconero



Tommasini della Pasta Reggia Caserta
Tommasini della Pasta Reggia Caserta

«La cosa della quale sono rimasto molto ben impressionato è stata l’intesa e lo spirito di squadra che abbiamo mostrato durante tutto lo scrimmage, specialmente se consideriamo il fatto che ci alleniamo ormai da una decina di giorni ed abbiamo iniziato a farlo dal punto di vista della pallacanestro giocata da molto meno». Questo il commento, queste le prime parole di uno dei volti nuovi, di uno dei giovani rampanti, Claudio Tommasini, a cui coach Lele Molin e tutta la dirigenza casertana capeggiata da Lello Iavazzi e dal suo braccio armato in termini di operazioni Marco Atripaldi. Uno degli elementi che la società ha voluto portare all’ombra della Reggia anche guardando avanti nel futuro e non solo al presente della stagione che inizierà a poco più di un mese. Un giocatore abituato a vivere una situazione particolare, una situazione posata su un certo tipo di pressione che se vogliamo è uguale solo nella parola e non nell’utilizzo della stessa per gli obiettivi da raggiungere: vincere. A Torino lo scorso anno la parola vincere era una sorta di imperativo dettato da una squadra che era stata costruita per non fare altro, costruita per cogliere in pieno l’obiettivo finale della promozione senza errori, senza margini e senza alternative. A Caserta, invece, non importa se l’obiettivo è la salvezza, playoff o finale scudetto, la folla ed il pubblico è sempre alla ricerca della vittoria è sempre ala ricerca di quel momento idilliaco che spinge ancor di più una tifoseria verso il suo amore principale, verso quel desiderio di urlare di gioia al suono della sirena e non solo. Una parola il cui valore, poi, può essere mitigato e può essere messo da parte se il successo o la vittoria non arriva, ma chi è sceso in campo ha dato anche quello che non aveva per provare a portarla a casa. Insomma quella piemontese è stata la ‘gavetta’ ideale – come avrà modo a breve di raccontarci lo stesso Tommasini – per essere pronto ad una piazza che vive per il bianco ed il nero: «Da quando sono arrivato, tante volte sia Mordente che Michelori – ha affermato l’ex Torino – mi hanno raccontato e parlato del calore e dell’attaccamento della tifoseria a questa squadra e della voglia di vincere. Ne abbiamo avuto la conferma il giorno del raduno, ma sinceramente quando ho deciso di accettare l’offerta della Juve e di venire a Caserta sapevo già cosa mi aspettava dal punto di vista dell’ambiente. Quello che tutti i nuovi arrivati abbiamo provato il 28 agosto scorso è stato un qualcosa di spettacolare e il pensiero vola a quando tutto quello sarà trasportato all’interno del palazzetto per il momento che conta di più: il campionato. Non vedo l’ora perché avere una tifoseria di questo tipo vuol dire avere un qualcosa che ti da una mano a tirarti su e a reagire quando le cose possono andare male oppure quella spinta ulteriore quando in partita tutto va per il meglio. Per una squadra come la nostra dove proveremo anche a ‘gasare’ il pubblico, viste le nostre caratteristiche di giocatori, non si poteva chiedere di meglio».

Tornando allo scrimmage con Veroli, al quale purtroppo non c’erano i tifosi, quale altra ‘prima’ indicazione è emersa da un contesto agonistico diverso da quello dell’allenamento di tutti i giorni?



«Ovviamente i minuti in cui apportare ognuno il proprio tassello sono diversi da quelli degli allenamenti. In un contesto agonistico è tutto diverso. Ognuno di noi ha avuto prova e percezione di come entrare e dare immediatamente il proprio contributo a questa squadra e sinceramente sono rimasto molto colpito da quello che ognuno di noi ha fatto in campo».

Per quanto ti riguarda cosa ti ha dato l’esperienza vincente a Torino e cosa puoi mettere sul piatto della bilancia di questa Juve?

«Mi ha dato abitudine alla pressione ad un contesto vincente. Mi ha dato abitudine a vivere con concentrazione e freddezza determinati momenti e questo per un giocatore e soprattutto un giocatore nel mio ruolo è importante. Per quanto mi riguarda il mio apporto ovviamente partendo dalla panchina punterò subito sull’impatto difensivo dando fisico e centimetri in difesa. Ma anche in attacco penso che posso dare il mio contributo alla causa specialmente in considerazione del fatto che siamo una squadra in cui tutti possono avere la possibilità di segnare».

Nella scorsa stagione c’è un dato molto importante: cinque assenze e cinque sconfitte della tua ex squadra…

«Un dato che dimostra che in quel momento la mia presenza aveva una particolare importanza, ma non per questo mi esalto o mi lascio andare a deliri di onnipotenza, resto sempre con i piedi per terra e continuo a lavorare».

Cosa ti ha convinto a venire a Caserta e cosa ti aspetti personalmente da questa avventura?

«A stuzzicarmi è stata l’idea di un progetto non fermo ad un singolo anno. Ad un progetto giovane ed ambizioso in una città che vive di basket. Volevo mettermi in gioco ancora una volta provando un qualcosa completamente di diverso. Per questo mi aspetto di crescere sempre di più in un campionato in cui la taglia fisica conta tantissimo e di dimostrare tutto il mio valore».

Che tipo di pallacanestro di aspetti che questa squadra possa produrre e dove secondo te potrà portarvi?

«Una pallacanestro, secondo me, a tratti molto spettacolare. Siamo una squadra giovane con tante energie e quindi spingeremo al massimo. Il tutto partirà dalla difesa, ma al momento giusto sapremo ‘gasare’ i nostri tifosi. Dove ci porterà non lo so ancora. Non ho un’idea ben precisa anche perché aspetto di vedere e di testare il valore delle altre squadre in campo, ma quello che posso dire è che siamo una squadra ed un gruppo già attualmente molto convinti dei nostri mezzi e carichi per affrontare questa stagione nel modo giusto».


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