La prima ora ‘X’ è scoccata. Dopo quella legata al raduno e quindi al conseguente bagno di folla, nel pomeriggio di oggi, la Juve scenderà in campo per la sua prima amiche volevo stagionale contro la formazione verolana di coach Ramondino. Un testa necessario sotto tutti i punti di vista, considerando che per la prima volta il neo timoniere bianconero, Lele Molin, potrà ammirare il propri uomini in campo in un contesto agonistico che non sia quello del normale allenamento quotidiano. Un test necessario per iniziare a provare le prime idee, per iniziare a testare le prime mosse anche se solamente accennate di una Juve che sarà, ma soprattutto un test dove conterà più prendere appunti che tutto il resto. Appunti che poi verranno sviluppati a tavolino, dietro la scrivania e rimessi in campo sottoforma di lavoro particolare per capire quale indicazione prendere al primo bivio della stagione, sia dal punto di vista fisico (dove il vedere come risponde il fisico ad un confronto agonistico dopo poco più di una settimana di lavoro particolare sarà il test più importante ndr), che dal punto di vista tattico. Ne è convinto anche lo stesso coach casertano che a riguardo sulla partita contro la formazione ciociara che anticipa quella contro la nuova versione del Napoli Basket, l’Azzurra, ha cosi dichiarato: «In questo primo periodo di lavoro come staff tecnico ci siamo dati degli obiettivi o meglio dei primi obiettivi da perseguire e raggiungere sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista di quello che poi in campo è il basket giocato. Di sicuro saremo principalmente concentrati in questo scrimmage con Veroli, a verificare se abbiamo raggiunto questi obiettivi, se non li abbiamo raggiunti ancora o a che punto siamo per raggiungerli. Non cerchiamo e non vogliamo creare nulla di specifico, anche perché il carico di lavoro effettuato in questo periodo è di una certa entità e quindi potremo avere una qualche piccola difficoltà da questo punto di vista e giocando contro una squadra che nella preparazione ha iniziato prima di noi. Da parte nostra in questa settimana e poco più, abbiamo lavorato nel tentativo di prendere ritmo di allenamento e nozioni basi sia in attacco che in difesa per iniziare a riempire il nostro serbatoio sia fisico che tecnico, ora è tempo di testare questo lavoro in un match in cui il liet motive deve essere l’entusiasmo, la grinta e la dedizione con la quale questi ragazzi si sono allenati in tutti questi giorni. Vogliamo partire principalmente da questo spirito».
In questi dieci giorni circa, ha avuto modo di valutare sotto tutti i punti di vista i suoi giocatori che chi più chi meno ha avuto modo di vedere in video. Ha trovato delle differenze o particolarità rilevanti nel vederli tutti i gironi dal vivo?
«Sicuramente c’è grande differenza nel vedere un giocatore dal vivo e al video. Si scoprono tante altre sfaccettature che magari non riesci a cogliere, anche se l’idea di base sulle scelte non cambia. Averli a tua disposizione ti mette solo nella migliore condizione di poter avere la visione completa del giocatore stesso. Detto questo, comunque, potrei dire e raccontare di ognuno dei giocatori almeno un paio di aspetti in più che mi hanno colpito rispetto a quanto avevamo già visto. Delle cose diverse che ci hanno impressionato nella maniera più positiva del termine».
Mixandoli l’uno con l’altro, ha trovato effettivamente anche quella miscela super esplosiva di atletismo accennata nella conferenza stampa pre raduno?
«Abbiamo trovato un tasso di atletismo molto notevole, anche se i veterani del gruppo, Mordente e Michelori, non si sono fatti trovare impreparati e si sono presentati al passo con i più giovani compagni di squadra. Sono ancora più convinto che potremo trovare l’equilibrio e l’omogeneità giusta che ci serve per la stagione».
Quindi tirando una riga alla vigilia del primo test stagionale?
«Tutti hanno dimostrato le qualità individuali che pensavamo avessero ed altrettanto tutti si sono presentati sin dal primo giorno di allenamento con l’atteggiamento mentale e fisico giusto per poter lavorare come volevamo».
Atripaldi nella giorno del raduno aveva accennato ad un cambio di idee relativo alla formula di un distacco netto tra americani ed italiani. Un’idea cambiata in corsa dagli eventi e che ora lei si ritrova a gestire dal punto di vista pratico. Ha già provato o anche trovato quello che potrebbe essere il punto di svolta o di equilibrio tra le stelle e le strisce ed il tricolore?
«La lingua della pallacanestro è unica, ci possono essere delle interpretazioni differenti, ma la base resta la stessa in Italia, Europa o America. Chiaro che oltre al fatto che siamo cinque italiani e cinque americani, l’elemento sul quale ci concentreremo di più è che dei cinque tre non sono mai stati in Europa. Cercare la chimica giusta da questo punto di vista sarà il nostro più importante obiettivo».