Riprendiamo dal sito tuttomercatoweb.it una interessante intervista ad Alfredo Romano. L’ex Marcianise ricorda con nostalgia i tempi in gialloverde e parla dell’attuale momento che stanno vivendo i calciatori tra Lega Pro e Serie D. Ecco i passaggi più interessanti.
Per la prima volta ti alleni con gli svincolati del Team Napoli Soccer: il motivo di questa scelta?
“Qui ci sono tanti amici con cui ho condiviso l’esperienza di Marcianise. A partire da Bruno Di Napoli, uno dei responsabili del progetto, per finire a Russo, Galizia e Manco”.
Marcianise, una pagina lunga ed emozionante della tua carriera.
“E’ così. E proprio nell’ultimo anno di vita del club, il 2009/10, credo di aver disputato la mia stagione migliore. Feci anche il miglior gol di tutta la mia avventura calcistica, a Lanciano, da centrocampo. Aridità non poté fare nulla. Vincemmo 2-1. Eravamo una grande squadra, allenata da un maestro come Boccolini. Peccato che quelle favola abbia avuto una fine”.
Ma credi che Bizzarro possa un giorno rituffarsi nel calcio?
“Lui aveva con noi un rapporto paterno. Era un presidente di campo, sempre vicino alle esigenze e agli umori del gruppo. Un grandissimo presidente. Ogni tanto mi capita di sentirlo. Non palesa il desiderio di tornare a fare calcio ma sono certo che in cuor suo resta un amante di questo mondo. Chissà”.
A Marcianise ci arrivasti dopo la parentesi a Forlì in D. Eri giovanissimo.
“Avevo 18 anni quando mi prese il Forlì. In precedenza avevo svolto tutta la trafila nelle giovanili del Real San Prisco. Quindi feci due anni alla Granarolo Bologna, esordendo anche con gli Allievi. A Forlì sfiorammo la promozione in C2. Ci giocammo tutto all’ultima giornata: il Russi, che era un punto sotto di noi, vinse. Noi pareggiamo a Camaiore. Loro dovevano salvarsi. E così perdemmo il campionato. Un aneddoto antipatico da ricordare”.
Ora sei svincolato: hai anche tu qualche impressione da esternare circa le normative su età media e utilizzo degli under?
“E’ evidente che le società hanno tutta l’intenzione di abbassare i costi. E lo fanno un po’ perché sanno che i più esperti costano di più, un po’ perché il minutaggio fornisce introiti facili. La meritocrazia è scomparsa. Si gioca in base alla carta di identità e non secondo criteri che rispondono a bravura e qualità. In queste condizioni, lo sciopero mi pare una forma giusta di protesta. Sarà estrema, ma ben venga. Io, se devo tornate in D, non ho problemi a rimettermi in discussione. Specie di fronte ad un buon progetto”.