Juve, rinasce il sogno Jones



Jumaine Jones in azione
Jumaine Jones in azione

Un passo per volta, un centimetro dopo l’altro la Juve sta vedendo issare il nuovo stendardo con su rappresentato delle lastre di parquet, la classica area colorata, il canestro e nomi che domenica dopo domenica dovranno onorare quelle stesse lastre per loro stessi, per la società, l’allenatore, ma soprattutto per coloro che dagli spalti non smetteranno mai di gridare,. Esultare, piangere e a volte anche arrabbiarsi per ogni canestro od errore. Uno stendardo che doveva essere issato molto prima, con nomi diversi se non quasi simile a quello dello scorso anno con qualche piccola modifica, ed invece. Ed invece l’idea di provare a ripartire dal gruppo solido della passata stagione è andato pian piano sfumando con i vari Gentile, Maresca e Jelovac – tutta gente che una sorta di contratto con i bianconeri ce l’aveva e come – che sono finiti altrove ad abbracciare altri progetti e non per colpa di questa o l’altra parte in causa. Tutto secondo naturale andamento del mercato, tutto secondo un copione che si sperava non fosse quello scelto da recitare in una estate infuocata con lampi di pioggia come quella che sta attanagliando Pezza delle Noci, ma alla fine va bene anche cosi. Non si sono certo fermati o fasciati la testa i vari Atripaldi, Molin e Iavazzi, che non hanno fatto altro che rimboccarsi le maniche delle giacche ed iniziare a costruire il tutto dalle fondamenta. Idea di costruzione, anzi di ricostruzione, quest’ultima che prevede sempre una prima pietra, quella miliare, quella più importante da posare prima di passare a tutto il resto. Ed allora dopo i tanti addii, non si poteva partire dall’attacco dall’unico che fino a che non si è arrivato ad un accordo o quel punto di non ritorno classico delle trattative sportive, non ne ha voluto sapere di guardare altrove: Marco Mordente. Una volontà, quella del teramano, che è stata espressa non poco dopo la fine della scorsa stagione e confermata quando si è trattato di arrivare a sedersi ad un tavolino e discutere seriamente di un qualcosa che non c’era più: il nuovo contratto. Una trattativa durata il giusto, per permettere sia al giocatore che alla società di trovare il punto di incontro che potesse accontentare entrambe senza angoli angusti o punti di rottura. Una stretta di mano verso la fine di giugno inizio di luglio ed ufficialità arrivata nei giorni scorsi, quando sono stati resi noti i due anni di contratto che legheranno il nuovo capitano della Juve ai colori bianconeri e alla città di Caserta. Un punto di partenza non indifferente, anche se il crisma dell’ufficialità dell’ex Milano e Treviso è giunto dopo quello del nuovo cecchino di Terra di lavoro: Chris Roberts. Americano, texano puro sangue, ed una mano rovente pronta a far impazzire gli aficionados di Terra di Lavoro. A guardargli le spalle in difesa ed a fargli spazio con blocchi granitici in attacco, lo aspetterà Cameron Moore che l’Europa a differenza di Roberts l’ha già assaggiata e di sicuro sa un tantino meglio come muoversi del nuovo compagno di squadra. Due giocatori da quintetto e due da panchina. Due americani e due italiani. Questo sarebbe dovuto essere il bottino al momento di scrivere se non fosse stato per l ‘grana’ legata a Michelori. Le parole del general manager Atripaldi nella conferenza stampa di presentazione della campagna abbonamenti dei giorni scorsi («Michelori? Ha un contratto pluriennale ma non abbiamo la possibilità di rifirmarlo a quelle cifre. Noi vorremmo farlo prolungare a cifre più basse, dovrebbe abbassare le pretese. Io vorrei che rimanesse, come Lele, ma dovrebbe rimanere alle nostre cifre, con le nostre valutazioni di carattere economico. O troviamo una soluzione comoda per tutti o si litiga») sono state cristalline. La Juve la sua offerta l’a fatta e presentata e non può e non vuole muoversi da quella posizione; prendere o lasciare. Un bivio che nelle ultime settimane ha visto il lungo milanese più e più volte avvicinarsi verso la parte della biforcazione con su scritto addio con quella Cremona immediatamente sotto. Già perché alla base delle tentazioni dell’ex Siena, ci sarebbe la corte ed il biennale pronto e sottopostogli dalla Vanoli che non aspetta altro che una risposta positiva. Risposta che non è ancora arrivata in maniera definitiva, ma che sembra molto protesa verso l’accoglienza cremonese ed il nuovo addio casertano. L’ennesimo di un’estate lunga e nella quale l’entourage di Terra di Lavoro non ha mostrato una sola piega di fronte alle partenze. Anche perché c’è sempre un detto che dice: “chiusa una porta si apre un portone”. Un portone che stando ai rumors di basket mercato potrebbe essere ancora una volta a stelle e strisce. L’identikit lanciato nella conferenza stampa da Atripaldi e ricondotto al nome di Jumaine Jones non era solo un termini di paragone per i tifosi bianconeri in modo tale che avessero ben presente il tipo di giocatore sul quale si vuole puntare, ma un’indicazione vera e propria. L’ex di turno che dopo due anni in quel di Caserta e l’esperienza tra Pesaro ed in giro per l’Europa e non solo, sarebbe pronto a tornare, pronto a riabbracciare quella gente che tanto lo ha osannato in passato esaltandosi e lacrimando, di gioia ovviamente (gara tre in quel di Milano ndr) ad ogni sua tripla. Insomma il primo passo è stato già fatto. Un primo passo per assicurarsi almeno della possibilità e della disponibilità di sedersi ad un tavolino al quale la Juve vuole presentarsi con l’offerta giusta, sua dal punto di vista economica che dal punto di vista del ruolo in squadra. Se Mordente, infatti, sarà il capitano, l’ex Philadelphia e Lakers sarà il leader silenzioso di una squadra pronta a rimettersi al suo talento ogni qual volta ce ne sarà bisogno.




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