La notizia dell’addio di Pino Sacripanti ha, inevitabilmente, generato una sequela infinita di commenti. La città non è divisa (quasi tutti sono amareggiati per questa decisione) ma c’è, sicuramente, quel pizzico di tristezza che accompagna certi eventi. E’ basket, sport, è nella logica del gioco che un coach possa cambiare compagine, ma è altrettanto vero che s’era creato un rapporto speciale tra l’allenatore canturino e Caserta. Un rapporto che, in molti casi, andava oltre il semplice ‘coach-tifoso’. Sacripanti ha avuto il merito di entrare nel cuore della città, di viverla in prima persona per le vie del centro o nei locali cittadini, di sponsorizzare tutte le eccellenze del nostro territorio (dai musicisti, agli attori, alle bellezze paesaggistiche). Un merito che, come forestiero, ha avuto solo il grandissimo Tanjevic ed era insito nel dna di Franco Marcelletti, ma da un casertano doc c’era da aspettarselo. Sono stati quattro anni intensi, con tanti successi ma anche delle sconfitte brucianti ma, alla fine dei conti, restano gli obiettivi conquistati: una semifinale scudetto, un preliminare di Eurolega, un quarto di finale in Eurocup, una partecipazione alle Final Eight di Coppa Italia e due salvezza, quasi, miracolose. Alla fine l’operato di un lavoratore si vede in questo e, nessuno, potrà mai dire ‘a’ contro un uomo che si è immedesimato, come pochi, in questa città fatta di basket, passione ma anche troppe chiacchiere. Piaccia o meno, Pino Sacripanti ha scritto la storia moderna di questo club e ci sarà sempre un posto speciale, per lui, in questa città.