E’ stato tra i protagonisti dell’ultima parte di stagione di questa Juve. Ma quintetto base a parte, il suo nome, il suo giovane nome, Domenico Marzaioli, è stato uno dei più osannati di tutta la settimana seguente alla trasferta brianzola della truppa bianconera guidata da coach Sacripanti. Forse solo qualche nuovo arrivato nella città della Reggia non sa il perché ed allora è giusto anche per loro provare a ricordarlo: manciata di secondi alla fine della sfida di una Juve ridotta all’osso al Pianella di Cantù, pallone che finisce nelle mani dello stesso numero dieci in canotta e pantaloncini targati Juvecaserta e fallo subito da parte del cardinale canturino Mazzarino. L’esperienza contro la giovinezza e qualcosa di più di una partita tutto nelle mani dell’esterno natio di Maddaloni che si avvia lentamente verso la linea della carità per espletare la rigorosa conseguenza della penalità fischiata a Mazzarino. Il tutto sotto la curva degli Eagles, una delle tifoserie più presenti e rumorose di tutto il campionato. Il tutto sotto una curva che al di là della semplice partita non hanno smesso di abbassare i decibel per provare ad intimidire un giovane ragazzo che di li a poco li avrebbe zittiti tutti, uno ad uno con quel tiro libero, il secondo, segnato contro tutto e tutti che ha consegnato un 2-0 nei confronti di una rivale storica, ma soprattutto due punti fondamentali per la classifica di quel momento e per quel sogno cullato per tanto tempo di nome playoff. Ecco perché al suono della sirena finale di domenica scorsa contro Reggio Emilia, una parte, una fetta – nemmeno poi tanto piccola – degli applausi scroscianti arrivati nei confronti della Juve erano anche suoi, anche di Domenico Marzaioli che ha cosi commentato quanto accaduto nel dopo gara con la Trenkwalder: «Il pubblico ha dimostrato un grande affetto quest’anno, sempre e comunque, nei momenti fantastici ma soprattutto in quelli abbastanza difficili. Siamo contentissimi di chiudere la stagione al nono posto e davanti al nostro pubblico affrontare l’ultima di campionato contro un’avversaria ostica da affrontare per l’organizzazione di gioco abbastanza solida, ma siamo stati a contatto fino alla fine ricevendo un calorosissimo applauso. Alla fine è stato bellissimo sentire tutti quegli applausi e vedere tutti quei striscioni di affetto. Se proprio devo dirla tutta, mi sono emozionato non poco. Quale il segreto di un amore aumentato smisuratamente? La nostra volontà di fare e continuare a dimostrare nonostante i vari problemi economici e non solo sia stato il segreto di quest’alchimia, che penso abbia avuto il suo picco nel derby casalingo dove c’era una cornice di pubblico bellissima».
Guardando indietro a tutto il film della stagione, quale il momento che vorresti rivivere per riscrivere un finale diverso da quello che invece si è visto in campo?
«La partita persa a Reggio proprio contro la Trenkwalder nel girone d’andata. Una partita che ci avrebbe potuto consegnare una prima grande soddisfazione per il cammino che avevamo fotto e stavamo facendo, come la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia. Certo poi ce ne sarebbero altre nel girone di ritorno che se ci penso avrebbero sancito la nostra entrata nei playoff, ma poi credo che avremmo fatto un qualcosa di più che un semplice miracolo. Ci abbiamo provato fino alla fine senza mai arrenderci e quindi va bene anche cosi».
Domanda scontata: quale il momento indelebile?
«Tutti nella parte finale della stagione. Dal punto di vista personale, ovviamente la vittoria a Cantù, dal punto di vista di gruppo e di squadra, credo che tutto l’ultimo mese vissuto con quella adrenalina di poter partecipare alla post season, sia stato un qualcosa che non dimenticherò mai».
Quello che invece vorresti cancellare?
«Tutto il periodo di buio totale nel quale non si sapevano le sorti di questa squadra, è stato abbastanza ‘brutto’ tanto per usare un eufemismo».
Cosa ti ha colpito di più di questa squadra?
«La voglia di continuare a lottare e metterci il cuore, nonostante tutto quello che accadeva fuori dal campo, da parte di persone come Michelori, Mordente o Maresca. Ma anche affrontare la stagione nei periodi peggiori con divertimento e dedizione».
Chi il compagno che ti ha colpito di più?
«Mordente che con il suo carattere e la sua voglia riesce a trasmettere sempre qualcosa in più. Michelori che mi ha impressionato molto. Poi penso a Jelovac e Gentile che hanno disputato un ottimo campionato».
Quale la ‘lezione’ più importante che hai tratto da questa stagione?
«L’essere sempre uniti e pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà. Lavorare duro e divertirsi giocando. Ma soprattutto credo che abbia infuso in noi giovani determinazione e coraggio».
Cosa c’è nel tuo futuro?
«Lavorare per arrivare a traguardi importanti».
Sei uno dei più giovani, ma uno dei pochi che dal ritorno in LegaA della Juve, ci sei sempre stato. Quindi una sorta di veterano dalla giovane età; se dovessi incitare ed invitare il presidente Iavazzi a fare di tutto per mantenere il basket a Caserta cosa gli diresti?
«E’ una persona che tiene molto alla Juve e spero che continuerà a regalare emozioni, quindi semplicemente non mollare e sempre forza Juvecaserta».