Una festa bianconera per rendere omaggio ad una squadra che si consegna alla storia della pallacanestro di Terra di Lavoro. A volte non serve vincere qualcosa, portare a casa un trofeo, e non importa neanche la categoria di appartenenza: a volte, soprattutto a Caserta, basta solo vedere dei ragazzi onorare la gloriosa canotta bianconera per entrare nel cuore di tutti e prendersi un posto nella leggenda. E’ successo alla Juvecaserta 2012/2013 che, ora e sempre, verrà ricordata come la ‘squadra dei miracoli’. Ha superato ostacoli che sembravano insormontabili, ha vinto partite impossibili, ha giocato anche con una situazione societaria pesante da vivere e con falsi ‘sceicchi’ pronti ad intervenire in suo soccorso. Ha vinto e stupito perdendo pezzi per la strada: prima i due americani Wise e Chatfield, poi anche Akindele attirato dalle sirene libanesi, infine ha battuto anche la malasorte fatta di infortuni a raffica. Ha vinto contro tutto e tutti, è arrivata ad un passo dai playoff scudetto che sarebbero stati il premio più bello e giusto per una stagione storica. Ha vinto e stupito tanto da meritarsi la stima incondizionata di tutti gli addetti ai lavori nazionali che, con crescente simpatia e ammirazione, hanno seguito le vicende della compagine casertana. Una squadra arrivata al traguardo con soli giocatori bianchi in questo basket dove i passaporti volano facilmente ed un americano qualsiasi gioca da bulgaro, macedone o di chissà quale altra nazionalità. Un quintetto di soli bianchi contro formazioni con sei giocatori di colore: capace di vincere anche contro queste formazioni, la Juvecaserta di questa pazza annata ha chiuso al nono posto. La prima esclusa dal grande ballo dei playoff, ma la prima nel cuore degli appassionati di basket. Domenica l’ultima recita dell’orchestra di Sacripanti: una sconfitta contro Reggio Emilia, ma ancora una volta tutti a stropicciarsi gli occhi davanti alla monumentale prestazione messa in piedi da questi uomini valorosi, prima ancora che giocatori di indubbie qualità. Volevano chiudere con una vittoria che non sarebbe servita a nulla ai fini della graduatoria finale, ma avrebbe messo la parola fine nel modo più bello ad una favola unica. Non è arrivata questa vittoria ma non fa nulla. O meglio fa… nel cuore e negli occhi dei giocatori. Occhi che dicevano tutto: volevano questa vittoria e lo sguardo triste era visibile. Poi, però, è arrivato il momento del commiato con tutti i protagonisti chiamati nuovamente sul legno per prendersi un meritato applauso. Scroscianti quelli per coach Pino Sacripanti che, probabilmente, ha chiuso la sua avventura casertana dopo quattro stagioni, comunque, indimenticabili. I baci e gli abbracci di Mordente e Michelori ai propri bimbi, i ‘cinque’ per tutta la tifoseria, quelle grida d’amore dei presenti e lo sguardo fiero del presidente Iavazzi sono le istantanee più emozionanti, da conservare nel cuore e nella mente, da cui ripartire. Ripartire: ora è questo il verbo principale. Iavazzi ha un mese di tempo per continuare a tenere in vita questa favola, per i suoi protagonisti ci sarà tempo. Ora non resta da fare altro che ringraziare tutti, uno ad uno. Quindi GRAZIE Giuliano Maresca, Zyg Jonusas, Marco Mordente, Domenico Marzaioli, Giovanni Marini, Andrea Michelori, Dan Mavraides, Luigi Sergio, Stefano Gentile, Dario Cefarelli, Stevan Jelovac, Antonio Salzillo, Pierpaolo Orabona, Pino Sacripanti, Max Oldoini, Sergio Luise, Fabio Farina, Domenico Papa, Giovanni Barone, Ettore Borsi, Antonio Mancino, Emilio Taglialatela, Donato Eremita, Umberto Marino, Lello Iavazzi, Francesco Gervasio, Carlo Giannoni ed Antimo Lubrano. Caserta non dimenticherà mai questo gruppo.