Giorno dopo giorno non fa che aumentare il livello di attesa nei confronti di quella a tutti gli effetti è l’ultima volta a Pezza delle Noci di questa stagione, ma soprattutto di una squadra che con l’impegno, il lavoro, la determinazione ed il rispetto per la società, ambiente, territorio e tifosi (insomma tutte quelle prerogative che dovrebbero essere insite dal momento in cui si indossa una maglia, ma che non sempre fanno parte di chi ‘professa’ questo sport come lavoro ndr) ha letteralmente conquistato tutto e tutti. Lo stesso tutto e tutti che domenica sera al suono della sirena finale del ‘face to face’ contro Reggio Emilia, non vogliono e non vorranno andare via dai gradoni del Palamaggiò se non prima di aver salutato e ringraziato uno ad uno tutti coloro che hanno faticato, sudato e giocato fino all’ultimo secondo anche per chi dagli spalti non poteva far altro che urlare ed applaudire incondizionatamente. Una volontà che è arrivata gli addetti ai lavori. Una volontà che ha toccato l’animo degli addetti ai lavori sin dalle prime ipotesi di un finale molto simile a quello dell’inizio della stagione. Ne hanno parlato tutti, Maresca, lo stesso Sacripanti o Oldoini o colui che arrivato come giocatore poco amato a Caserta per i trascorsi con altre maglie, ma che nel giro di poco tempo e grazie ai canestri da campione e all’impegno profuso per i colori bianconeri, ha fatto breccia nel cuore degli aficionados di Terra di lavoro: marco Mordente.
«Un’iniziativa direi bellissima e che mi trova favorevole e contento – ha commentato lo stesso esterno teramano ai microfoni della trasmissione basket in bianconero di qualche giorno fa -. Mi trova favorevole perché come ho avuto modo di dire e di spiegare durante questa stagione a qualcuno, non è stato facile andare avanti con tanti problemi sia dentro che fuori dal campo, però il tifo è stato quell’elemento che ci ha sempre permesso di guardare avanti, quell’elemento che ci ha sempre spinto a dare un qualcosa in più, che ci ha sempre sostenuto dall’inizio alla fine e non ci è mai stato contro quasi come accade in altri sport tipo il Rugby o il basket Americano dove sono sempre a favore della propria squadra. Tutti noi giocatori dobbiamo essere contenti di questa cosa ed altrettanto dovremo fare e salutare una cornice che a Caserta rappresenta un elemento fondamentale. Lo sapevo da avversario, ma l’ho constatato ancora di più nel farne parte, in un percorso dove sono passato dall’essere l’oggetto del grande odio a quello di grande amore. Tutto normale, fa parte del gioco e anche in passato avevo sempre pensato che qui avrei saputo farmi amare per il tipo di giocatore che sono e per la passione e l’ardore che si percepisce in questa terra per questo sport». Favorevole, ma al contrario, invece, Sergio Luise che ha cosi commentato l’ide a e l’iniziativa: «Più che l’applauso di ringraziamento del pubblico nei nostri confronti, dovremmo essere noi ad applaudire loro. Siamo noi che dobbiamo ringraziarli per essere stati sempre presenti in una stagione difficile sia dal punto di vista tecnico, ma soprattutto societario contando i problemi e le promesse del fantomatico proprietario. Il loro amore incondizionato nei nostri confronti merita un applauso. Da parte nostra, invece, credo che abbiamo fatto di tutto per creare questo legame importantissima per una realtà come la nostra, mettendo tutto quello che avevamo non solo in campo, ma anche fuori. Tante, infatti, sono state le volte in cui questa squadra è stata presente ed attiva in città in attività extracestistiche e credo che questa cosa sia stata apprezzata dal pubblico, dai tifosi e da tutto l’ambiente».
Insomma come in una famiglia ci si stringe l’uno all’altro nei momenti di difficoltà, cosi è stato tra la Juve e la sua Caserta…
«I momenti di difficoltà portano solo a due strade – ha continuato l’assistente in panchina di coach Sacripanti – da una parte all’abbandono totale e a quella voglia di andare via senza pensare a niente o quello che è successo a noi: unione. Unione tra la piazza e la squadra, tra la squadra e società e soprattutto staff tecnico e di questo ne siamo contenti ed orgogliosi».
Celebrazione a parte, poi, ci sarebbe anche una partita da giocare. Che gara ti aspetti?
«Prima di tutto una gara vera. Da una parte Reggio viene qui a Caserta con l’intento e la voglia di conquistare il sesto posto in classifica, dall’altro c’è il nostro di volere di rendere quel saluto di cui si parlava in precedenza, ancora più speciale e gioioso con una vittoria. Già lo scorso anno abbiamo chiuso l’annata tra gli applausi del pubblico, ma con una sconfitta, questa volta vogliamo chiudere in bellezza. Per quanto riguarda il lato tecnico, invece, di sicuro dovremo evitare di giocare tanto e spesso contro la loro difesa schierata. La fisicità e l’atletismo di Reggio ci è superiore e quindi dovremo cercare di evitare di farli schierare e fare tanta transizione. Come a Sassari non sarà semplice per le condizioni precarie di Mavraides e Jonusas, ma ci proveremo. Nella nostra metà campo, invece, la chiave sarà nei duelli individuali, piuttosto che nella difesa di gruppo. Dovremo tenere i tanti 1vs1 di Reggio e soprattutto quello di Cinciarini che dal pick and roll crea tantissime opportunità per i compagni. Quello tra Cinciarini e Gentile, credo che sia un bel duello tutto da vedere».