Nella Roma antica, se un gladiatore sconfitto chiedeva pietà all’imperatore, la sua vita sarebbe stata salva, ma il suo onore sarebbe andato perduto nei combattimenti clandestini dei bassifondi, con una minima speranza di ritornare in superfice. Come questi infelici, la Juve, che era partita con onori e con grandi speranze, adesso si ritrova nelle sabbie mobili della classifica, con tre sconfitte contro squadre che non lotteranno per il titolo. Il gruppo dell’anno scorso, privato di Michelori, ha perso spigliatezza e voglia di buttarsi a capofitto su ogni pallone. A dire la verità sono restati forse solo la frenesia e l’accentramento nel tiro da tre, che con la linea spostata più in dietro è diventato più un peso che non un plusvalore. Partendo ora da zero, a fari spenti, con la consapevolezza che ogni errore potrebbe essere fatale, i ragazzi di Sacripanti dovranno rimboccarsi le maniche, e magari proprio un match apparentemente senza chances come quello del Palasclavo di Siena può aiutare. In una gara che sembra già persa in partenza, senza niente da perdere, con lo stimolo solo di voler dare un segnale di vita a tifosi e al fiducioso presidente, la truppa bianconera può fare bene e provare con ogni mezzo a sua disposizione a fermare i marziani senesi. Serviranno il solito atletismo di Garri sotto i tabelloni, le zingarate di Di Bella, le bombe di Colussi, ma anche e soprattutto le triple ignoranti di Jones, i volteggi in area di Bowers, lo spumeggiante Ere di inizio stagione, più un lavoro di sacrificio da parte di Williams, che con qualche minuto in più nelle gambe potrà dare il suo. La storia ricorda un solo gladiatore che riuscì a riemergere dalle voragini oscure: Spartaco, che proprio della Capua antica fece rinascere lo spirito combattivo. A questa Juve serve un leader vero, in campo e nel gioco, che guidi la sua truppa nelle situazioni difficili della gara.