«Questa partita dobbiamo affrontarla con grandissima umiltà e totale abnegazione. In ogni aspetto tecnico-tattico e soprattutto a livello di impatto fisico». Esordisce con una dichiarazione di rispetto coach Andrea Mazzon nel suo classico preview della nuova sfida di campionato della sua Reyer Venezia. Una dichiarazione di rispetto nei confronti di una squadra che nonostante tutto quello che ha passato e sta attraversando, sul campo ha sempre dato del filo da torcere a chiunque. Nessuna differenza, infatti, per i ragazzi di Sacripanti se l’avversario porta il nome di Biella, Pesaro o altre contendenti alla salvezza o Siena, Cantù o Sassari che invece lottano per altri posti del raggruppamento tricolore. Una non differenza in campo che ha portato la Juve di Sacripanti a giocarsi quaranta minuti importanti proprio in ‘laguna’ contro i veneti che nel match di andata ebbero la meglio solo ed esclusivamente nel finale di partita e dell’overtime sfruttando in maniera cinica quanto gli venne offerto su di un piatto d’argento dal ‘flusso’ della partita. Il tiro da tre dall’angolo praticamente libero e piedi a terra sbagliato da Zoroski che allungò le ostilità a Pezza delle Noci nel girone di andata, infatti, sembrava aver incanalato la sfida sui binari della Juve che con le unghie e con i denti stava per compiere l’ennesima impresa dopo la vittoria casalinga, sempre al supplementare, contro Cantù. Canestro su canestro senza lo spauracchio Diawara fuori per falli, i bianconeri erano quasi arrivati all’indicazione dell’ultimo chilometro con la strategia giusta per la volata finale. Poi però come nel ciclismo una foratura ha messo fuori uso il ‘treno’ per la volata. Una foratura rappresentata da un fallo tecnico quasi generoso nei confronti di Stefano Gentile che chiedendo spiegazioni per un fallo fischiato sotto il proprio canestro ad un compagno di squadra si è visto arrivare il segnale della ‘Grande T’ da parte di uno dei componenti della terna arbitrale. Quattro tiri liberi e palla in mano tramutata in pochi secondi in canestro. Sei punti in meno di un minuto e occasione sfumata lasciando quel pizzico di amaro in bocca per un qualcosa che invece era a portata di mano. Un qualcosa che potrebbe essere ancora una volta alla portata dei bianconeri, dal momento che i 4 successi in 5 partite con gli ‘upset’ di Cantù e quello casalingo contro Brindisi e quindi contro formazioni sulla carta molto più attrezzate della Juve, dimostra che la pallacanestro, ancor di più con questo gruppo, non è una scienza esatta e che le motivazioni a volte contano molto di più di quanto in realtà si ha su di una panchina. L’addio di Akindele e la reazione contro l’Enel ne è stata la prova, contro i veneti la magia di conquistare un qualcosa come la post season e zittire definitivamente l’intero panorama cestistico italiano, potrebbe produrre quella folata di vento tale da gonfiare ancora una volta lo spinnaker guidando l’imbarcazione casertana col muso davanti al traguardo finale di questi quaranta minuti.
Cosa si aspetta di vedere in campo?
«Affrontiamo una squadra in gran salute che viene da 4 vittorie nelle ultime 5 gare – ha continuato il timoniere della Reyer Andrea Mazzon – oltretutto battendo Siena e Cantù. Hanno trovato chimica, fiducia e gerarchie chiare e questo li ha aiutati a compiere delle imprese importanti sia in casa che lontano dal Palamaggiò.
Quale la chiave di questa partita?
«Dobbiamo restare concentrati su noi stessi. Riprendo le parole già dette a Bologna: inizia un minicampionato di 4 partite da affrontare come se ciascuna fosse una finale. Dal punto di vista fisico siamo in recupero, grazie anche al lavoro che sta facendo il nostro staff medico».
Che peso pensa potrà avere la classica condizione di ‘squadra senza nulla da perdere’ della Juve che dista solo quattro punti dalla zona playoff ponendo sulle vostre spalle la maggior parte della pressione visto che dovete difendere questo vantaggio?
«Non facciamo calcoli ma pensiamo solo a questa partita. Siamo noi artefici del nostro futuro e dobbiamo concentrarci solo su noi stessi».