«Ad essere sincero ero abbastanza ottimista specialmente per quel che riguarda la reazione della squadra. Ero molto ottimista, perché è dall’inizio di questa stagione che di fronte alle difficoltà, di fronte agli ostacoli sia societari che di squadra, questa squadra ma principalmente il gruppo degli italiani ha dimostrato grande forza mentale per mettere da parte il tutto, scendere in campo e vincere partite importanti. Un’anima italiana alla quale va aggiunta senza ombra di dubbio quella degli unici stranieri, Jonusas, Jelovac e Mavraides, che si sono integrati alla grande con questa squadra, con questa realtà, con i compagni e con tutto quello che li circonda». Parte da quello che in una nota pubblicità televisiva era stato definito come il profumo della vita. Parte dall’ottimismo riposto nella squadra e nella reazione della squadra, Sergio Luise, nel commentare la grande impresa della Juve contro Brindisi all’indomani dell’ennesima settimana dura da affrontare dal punto di vista societario, ma anche di squadra dopo l’addio improvviso di Akindele.
Quale dato ti ha più impressionato della sfida di Brindisi: attacco o difesa?
«Di sicuro so che il compito più difficile che avevamo era in difesa. Durante la settimana di preparazione al match sia della settimana scorsa che di quella di andata, avevamo sottolineato come l’Enel è un team che ama segnare tanto e provare a fare un canestro più dell’avversario. Senza contare la fisicità e l’atletismo di cui può disporre la squadra di coach Bucchi. Di fronte ad una situazione del genere, infatti, la nostra principale preoccupazione era quella di incappare in problemi di falli, di giocare i minuti importanti del match con un peso sulle spalle ed invece devo dire che siamo stati bravi nella nostra metà campo, specialmente dopo aver sofferto il post basso di Simmons nella parte iniziale del match».
Sofferenza tra l’altro elminta dalla run and jump messa a punto proprio per evitare che Brindisi potesse prendere questo enorme vantaggio. Guardando ai risultati che ha dato, può essere una sorta di ancora di salvezza anche per il futuro ora che non c’è più Akindele altri potrebbero approfittare di questa vostra mancanza?
«Di sicuro i risultati di domenica scorsa, ci possono permettere di considerarla un’arma in più nella nostra metà campo, anche se a tratti o in maniera diversa in passato l’avevamo già messa in campo. Di sicuro abbiamo dimostrato di avere tra le mani una possibilità nell’evitare gli attacchi a difesa schierata dei nostri avversari e quindi il vantaggio per loro e svantaggio per noi di non avere più a disposizione Akindele ma solo due lunghi. Ma altrettante sicuramente abbiamo dimostrato di avere un’arma che ci permette di imporre e non subire il ritmo dell’attacco. Un’arma con la quale costringiamo gli avversari a pensare, a riconoscere la difesa e poi attaccarla, rosicchiando in questo modo secondi importanti. Insomma una alchimia in più da poter sfruttare a nostro favore».
A mente fredda e riguardando la partita ha contato di più la rabbia o orgoglio per quanto successo in settimana?
«Senza dubbio l’orgoglio. Certo alcuni giocatori ci sono rimasti male che l’addio di Deji sia arrivato attraverso una comunicazione della società, piuttosto che dal diretto interessato, visto che insieme abbiamo combattuto e vinto tante battaglie ed alcune anche importantissime. Ma al di là di questo rammarico, il sentimento che è prevalso è stato l’orgoglio di dimostrare che questa squadra ha i mezzi per lottare e vincere anche se perde i pezzi. Ha vinto l’orgoglio degli italiani come Michelori, Maresca e Mordente, l’orgoglio del voler emergere di Gentile, quello degli stranieri che non hanno abbandonato la squadra e quello dei giovani rampanti».
Contro Venezia quale conterà di più la voglia di playoff o quella di dimostrare che contro Brindisi non è stato un caso e questa squadra può battere chiunque, e perché?
«La post season non è certo il nostra principale preoccupazione od il nostro classico chiodo fisso. Prima di tutto quello che ci spinge in questo momento storico è l’orgoglio di dimostrare di poter chiudere questa stagione nel migliore dei modi e con il maggior numero di vittorie possibile e continuare a stupire non solo i nostri tifosi, ma l’intero movimento cestistico nazionale. Se poi insieme a questo maggior numero di vittorie arriveranno anche i playoff, allora di sicuro saremo molto più soddisfatti».
Che partita ti aspetti?
«Diversamente da Brindisi sono una squadra molto più statica dal punto di vista del contropiede. Alla Reyer piace più giocare a difesa schierata per sfruttare al meglio la fisicità che hanno in squadra con giocatori come Diawara o Marconato, diversamente da Brindisi a cui, invece, piace sfruttare l’atletismo».
Quindi quale sarà la chiave della partita?
«Provare a correre quanto più possibile. In questo modo eviteremo di giocare tanto a metà capo e magari subire la loro fisicità, dall’altra aumentare il ritmo e quindi alzare la difesa per evitare di farli giocare uno contro uno e sfruttare le loro caratteristiche di stazza».