«Ancora non ci credo. E’ una sensazione meravigliosa». Sono queste le prime parole di un ragazzo che, in meno di 24 ore, è divenuto il nuovo eroe. Domenico Marzaioli, in meno di ventiquattro ore, è finitosulle prime pagine di sport di Terra di Lavoro e non solo. Tutto merito di quel tiro libero, di quel fallo di Mazzarino che gli ha consegnato in mano un macigno, una palla di granito per due volte di fila. Un peso specifico che si è sentito nel primo tiro libero che è uscito lungo dalle mani del giovane maddalonese, non nel secondo che ha consacrato e ha fatto esplodere la gioia di un ragazzo che la ‘pasquetta’ 2013 non lo dimenticherà mai.
Cosa hai pensato al fischio dell’arbitro che ha sancito i due tiri liberi e poco prima di tirare il secondo dopo aver sbagliato il primo?
«Immediatamente dopo il fischio non credevo possibile che gli arbitri avessero fischiato fallo a mio favore e quindi sono rimasto anche per un attimo colpito dalla decisione. Poi una volta realizzato che dovevo andare in lunetta con 55 centesimi sul cronometro, siamo passati dalla incredulità alla tensione. Mavraides mi ha aiutato dicendo: “Stai tranquillo, diventerai il nostro eroe oggi”. Quando l’arbitro mi ha consegnato il pallone, invece, ho pensato che non potevo sbagliare per il bene della squadra. Il primo ho avuto la sensazione sin da quando mi è partito dalle mani che era lungo, il secondo è stato, invece, una liberazione, una gioia indescrivibile sia per me che per tutti i miei compagni. Il tutto, poi, sotto la curva di Cantù».
Come hai gestito il fatto di essere di fronte, come si suol dire, alla tana del lupo?
«Per un attimo ho provato ad isolarmi, a pensare che dietro quel canestro non ci fossero tante persone che aspettavano solo di vedermi sbagliare. Mi sono concentrato solo sul ferro e sul pallone, la cosa importante è che alla fine il secondo è andato dentro».
Quintetto base, 8 punti, tanti minuti in campo ed il libero decisivo. Come hai vissuto il pre-partita sapendo che saresti partito in quintetto vista anche l’assenza di Jonusas?
«Con la tensione agonistica giusta di un professionista quando sa di essere chiamato a giocare. Ho provato a pensare solo alla partita, a restare concentrato e nell’eseguire nel migliore dei modi quello che il coach mi diceva prima di entrare».
Quanto è difficile restare spesso a guardare e tutto d’un tratto entrare in una partita come quella contro Cantù e giocare minuti veri. Quale il tuo segreto per restare concentrato e sempre pronto?
«E’ un segreto. Ovviamente scherzo. Non saprei nemmeno descriverlo se non nell’essere sempre con la testa sulla partita, su ogni allenamento e sapere comunque che puoi dare un apporto importante, che poi quello di ieri è stato decisivo sono strafelice».
C’è qualcuno che come negli anni scorsi ti ha dato o ti da una mano in particolare?
«La mia famiglia che mi è sempre vicina. Ringrazio il coach e lo staff che mi hanno fatto crescere in questi anni. E ringrazio la mia fidanzata Angela per tutto il supporto».
Ancora una volta di fronte alle avversità, questa squadra ha portato a casa una vittoria. Cosa cambia in voi in occasione come per esempio Siena e Cantù e quella come Pesaro o Montegranaro?
«Non me lo so spiegare. Forse ci si rilassa dopo aver fatto una partita splendida la settimana precedente, ma può anche essere pura casualità. Sicuramente quando affronti squadroni come Siena o la stessa Cantù hai un qualcosina in più da dover mettere in campo».
La matematica non è un’opinione. Siete salvi, ora lo fate un pensiero guardando avanti nonostante i 4 punti di distanza dai playoff?
«Sicuramente, anche se il pensiero resta sempre legato ad almeno due partite perse in casa e che invece ora ci avrebbero permesso di essere molto più in alto»
Dal tuo punto di vista personale cosa pensi che ti possa regalare questa dimostrazione che hai dato a Cantù?
«Enorme fiducia e tanta voglia di migliorarmi e di mostrarmi sempre al massimo».