Si è definito irritato e non arrabbiato coach Pino Sacripanti nell’immediata conferenza stampa della sconfitta contro Roma. Irritato per come negli ultimi dieci minuti, nonostante i numeri fossero stati dalla parte della sua Juve, la mancanza di lucidità abbia fatto il resto togliendo quelle energie che fino a qualche minuto prima avevano permesso alla Juve di domare un’Acea che ha fatto enorme fatica per tre quarti a trovare il bandolo della matassa. «Abbiamo perso una partita – ha esordito lo stesso Sacripanti- dove per una volta credo che le statistiche ed i numeri abbiano un peso ed un valore importante. Nonostante il risultato abbiamo avuto una valutazione migliore e ciò vuol dire che abbiamo prodotto e fatto più di Roma nell’arco di tutto il match anche se poi questo non ci ha premiato. Abbiamo avuto più tiri e più possessi di loro nei primi tre quarti che sono quelli che abbiamo giocato con la testa avanti nel punteggio, ma ne abbiamo presi addirittura di più nell’ultimo, 18, dove però abbiamo segnato solo sette punti. Non ho nulla da recriminare alla squadra perché penso che abbiano dato e fatto tutto quello che potevano in questo momento, ma sono non arrabbiato ma irritato, che è diverso, per come si è risolta la sfida nel finale».
Cosa è cambiato dunque?
«Per trenta minuti abbiamo dimostrato quello che siamo in realtà ovvero una squadra che sa eseguire bene le indicazioni ed il piano partita preparato in settimana. Siamo riusciti a giocare in attacco il basket che volevamo con le sponde sul pick and roll, trovando sempre l’uomo giusto al momento giusto passandocela facendo lavorare la difesa di Roma a metà campo, ma soprattutto giocando assieme. Negli ultimi dieci minuti, però, la mancanza di ossigeno ci ha tolto queste nostre capacità portandoci a tiri affrettati e con poco senso in alcune occasioni e che ci hanno condannato. Volevamo chiudere con rabbia questa partita in casa, invece di continuare a lavorare con il cronometro ed il ritmo basso facendo lavorare Roma in difesa. Ancora una volta abbiamo avuto le nostre possibilità nel finale ma gli episodi non ci sono favorevoli in questo momento».
Ti riferisci agli ultimi due tiri?
«Assolutamente. Magari Jelovac poteva tirare direttamente senza metterla per terra e poi il tiro di Akindele fa il pari con quello di Michelori contro Biella. Ma gli episodi più importanti sono quelli che sono avvenuti alla fine del primo e secondo quarto. Abbiamo regalato punti pesantissimi in un momento nostro importante».
Volendo guardare il tutto come un bicchiere mezzo pieno, quali i lati positivi?
«Che nonostante tre settimane di allenamento dove si è parlato a turno più di dissenteria che di basket giocato, abbiamo messo in campo trenta minuti di pallacanestro vera e che ci ha contraddistinto nei nostri momenti migliori. I ragazzi hanno dimostrato che dopo Ancona ci tenevano tantissimo a vincerla non solo per loro ma anche per il pubblico che è accorso numeroso e voglioso di vincere. La mancanza di energie ci ha tolto questa soddisfazione sia per noi che per loro».
Cosa è successo con Gentile che dopo un cambio si è mostrato un po’ stizzito, ma per quello che era successo in campo poco prima e cioè una palla persa?
«Stefano in questo anno ha fatto e sta facendo dei grandissimi passi in avanti dal punto di vista della fase del playmaking. E’ successo che si è stizzito perdendo un pallone perché su un gioco i compagni non si erano liberati. Sono cose che capitano ed è giusto che lui si faccia sentire, da playmaker della squadra, dicendo delle cose ai compagni, ma deve mantenere anche quella serenità e lucidità di tenere il palleggio ancora vivo e trovare un’altra soluzione. Ripeto sono cose che capitano, ma niente di particolare».