Gladiator, il rientro di Tommaso Manzo per riacquistare il sorriso perduto



Tommaso Manzo, al rientro in campo

Quanto manca Tommaso Manzo al Gladiator? Per rispondere a questa domanda basta riavvolgere le immagini degli ultimi tre incontri di campionato del club nerazzurro, che è stato bloccato sul pareggio da Ischia, Pomigliano e Francavilla Sul Sinni con l’identico e non entusiasmante punteggio di 0-0. Un magro bottino per i condottieri del sergente di ferro Luigi Squillante che ha provocato il lento allungo dell’Ischia la quale ha lasciato il Piccirillo, tre domeniche fa, con il primato in tasca a pari punti con i nerazzurri. Da allora tanto è cambiato poiché la corazzata di Sasà Campilongo ha messo la freccia, grazie alle vittorie contro Francavilla e Fortis Trani supportate dai due mezzi passi falsi sammaritani. Un distacco isolano di +4 che ha affievolito di colpo l’entusiasmo della  torcida nerazzurra, convinta appena venti giorni fa di compiere una nuova cavalcata vincente simile a quella avvenuta undici anni fa sotto la guida dell’indimenticato Nello Di Costanzo. A riportare la città del Foro sulla terra ci hanno pensato questi tre pareggi consecutivi per 0-0, frutto di tre prestazioni diverse che hanno lo stesso unico denominatore: l’assenza di Tommaso Manzo. Il folletto sammaritano è la punta di diamante dello scacchiere costruito in estate dal presidente Lazzaro Luce, ed è logico che la sua mancanza pesi come un macigno nel computo totale delle prestazioni nerazzurre. La squadra perde di fantasia con l’indisponibilità di uno dei migliori atleti del panorama interregionale il quale, con un guizzo, una punizione, un colpo a sorpresa, un tacco, riesce a decidere l’esito di una partita. Senza di lui, la squadra perde quel suo leader che la guidi nelle battaglie e ne coordini l’offensiva in fase avanzata. La torcida nerazzurra spera di rivederlo in campo domenica pomeriggio contro la Fortis Trani, incontro nel quale egli tornerà a calcare il pessimo manto erboso del “Piccirillo”, quasi un mese dopo il triste infortunio di Nardò. Da quel fallaccio provocato da un crudele difensore pugliese che ne decretò l’uscita dal campo al 21° del primo tempo, il Gladiator ha perso il suo condottiero più affermato, ma soprattutto quella voglia di rendere possibile l’impossibile: caratteristica che solo lui riesce a diffondere tra i suoi compagni di squadra e nell’ambiente sammaritano.




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