Juve, tutto l’orgoglio di Mordente



Marco Mordente in azione

Al momento di scrivere il suo nome non è in cima alla classifica generale del particolare premio di ‘sixth man of the year’, ma di sicuro ha nel particolare e nel piccolo della stagione casertana, anche se dopo solo sette giornate, il suo nome è già quello scritto a caratteri cubitali in fondo al cuore dei tifosi bianconeri. Eppure ad inizio anno il suo nome, Marco Mordente, non aveva certo entusiasmato tutti. Vuoi un po’ per il passato cestistico, vuoi per screzi sempre del passato e spiegati poi in un’intervista dal diretto interessato nei primi giorni all’ombra della Reggia, o vuoi per un inizio di stagione, una pre-season non certo all’altezza del proprio nome della propria fama. Ed allora qualche piccolo dubbio si era annidato tra tifosi ed addetti ai lavori che quello giunto a Caserta, non era certo il giocatore che si era visto a Roma nel passato recente o quello con la maglia di Milano e Treviso. Dubbi, perplessità ed incertezze che sono state spazzate via come un alone con un colpo di spugna, non appena i carichi di lavoro estivi (per Mordente quella casertana è stata la prima stagione con una preparazione e carichi veri e propri dopo anni ed estati trascorse a continuare a giocare vestendo la maglia azzurra della nazionale italiana ndr) sono stati assimilati da un corpo che doveva solo trovare l’abitudine e la routine quotidiana della preparazione atletica. Ed allora ecco venir fuori il talento cestistico, ma soprattutto quello da leader di un giocatore che naturalmente o che glielo chieda coach Sacripanti, ad un certo punto del match, si prende la squadra sulle spalle e la guida, nel bene o nel male, al traguardo finale. Che Caserta vinca o perda, il suo operato in campo è sempre stato di un certo standard e soprattutto per un motivo particolare: fare tutto questo in un ruolo che non è certo quello suo naturale. Giocare da playmaker per chi non lo è in maniera naturale non solo toglie pericolosità offensiva alla squadra vista la possibilità di generare punto del teramano, ma porta a tante energie sprecate che poi nella gestione del finale possono anche presentare un conto salatissimo da pagare. Doppia difficoltà senza mai un cenno di lamento, ma sempre testa bassa e lavorare e spendere delle parole per i compagni, cosi come affermò lo stesso Gentile nel ringraziare Mordente alla fine della sfida con Bologna per averlo incitato ed aiutato a superare un momento di difficoltà.

«Sapevamo che quella contro Siena sarebbe stata una sfida difficile da affrontare e portare a casa – ha esordito nell’immediato dopo partita lo stesso Marco Mordente -. Quello che ci interessava, però, era lo spirito con cui si scendeva in campo e con cui avremmo affrontato una squadra più lunga e fisica di noi come la Montepaschi. Poi possiamo commettere degli errori, possiamo perdere dei palloni o soffrire la fisicità e l’atletismo dei nostri avversari, ma purtroppo sono cose che fanno parte del momento che stiamo attraversando».



Tenendo conto che di fronte c’era appunto un top team italiano, che valore dai a questa sconfitta?

«Di sicuro non ci fasciamo la testa. Non ne facciamo certo un dramma per aver perso contro una squadra come Siena, come ho detto in precedenza a noi interessava arrivare qui ed avere l’atteggiamento giusto per provarci. Rispetto a Bologna volevamo vedere dei passio in avanti, visto che era impossibile venire a Siena e provare a riproporre la stessa Juve con Bologna in casa dove abbiamo avuto ed abbiamo in genere l’apporto del pubblico, e sinceramente li abbiamo fatti. Poi siamo usciti sconfitti si, ma ora l’importante è cancellare, resettare il cervello e pensare alla prossima partita e cioè a Pesaro».

Senza voler togliere meriti a chi sta dando l’anima ed il cuore alla Juve ed alla Caserta cestistica. Ma oggettivamente quanto mancano due americani a questa squadra?

«Purtroppo questo è un aspetto che non spetta a me decidere o valutare. Quello che posso dire in questo momento è che con questo gruppo abbiamo dimostrato di poter vincere e giocarcela. Molto probabilmente se non avessimo commesso qualche errore di troppo nel terzo periodo, nel quarto saremo stati in grado di restare attaccati e di provarci lo stesso con due giocatori in meno».


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