Gentile mette le ali alla Juve



Stefano Gentile

Di sicuro il suo ruolo è stato quello che ad un certo punto della stagione, la partenza di Wise tanto per intenderci, più controllato, più tenuto sott’occhio di quanto non si potesse aspettare. Già il fatto di portare quel nome sulla parte alta delle spalle e sul retro della canotta, non aiuta perché inevitabilmente ci sono paragoni con chi per questioni di parentela gliel’ha passato con amore. Essere rimasto l’unico playmaker di ruolo, poi, non ha certo aiutato la posizione di Stefano Gentile. Non brillantissimo da quando è rimasto l’unico a poter contare su quel ruolo di natura per un paio di questioni: a volte troppo frettoloso nel gestire alcune situazioni ed i problemi di falli. Con ogni probabilità, il fatto di doversi limitare per evitare di commetterne altri – in più di una partita si è ritrovato in zona rossa dei fischietti con due o addirittura tre penalità dopo solo due quarti di gioco – lo ha limitato nel gioco, lo ha limitato in quella leggerezza mentale, che invece un ruolo come quello del metronomo richiede dall’inizio alla fine. La stessa leggerezza, per intenderci, che nella parte finale della partita contro Bologna ha ritrovato con due triple in fila, con quei due canestri pesantissimi che hanno dato l’ennesima spallata ad una squadra, le ‘Vu Nere’ che provavano a far riapparire nell’armadio bianconero quegli scheletri delle ultime due sfide quando nel finale tutto era andato a rotoli. Sei punti che hanno totalmente cambiato l’espressione della faccia dello stesso Gentile ed il suo modo di giocare in un match che non era certo iniziato nei migliori dei modi, cosi come lui stesso ha avuto modo di raccontare quando è stato chiamato in causa per commentare un successo la cui eco è ancora in circolo tra gli aficionados di Terra di Lavoro.

«Ne parlavo sia mentre uscivo che, poi, negli spogliatoi, con fare anche scherzoso – ha esordito lo stesso Stefano Gentile – con i miei compagni, che quella contro Bologna, forse è stata la mia seconda peggior partita in carriera se penso a determinati aspetti del gioco. Poi però sono riuscito a cambiare il volto della partita e non solo grazie a me».



Ed ovviamente ti riferisci a quel finale ed a quelle due bombe che ti hanno sollevato morale e match…

«Ovviamente si. Ma come dicevo non è stato solo merito mio. Se sono riuscito anche a mandare a bersaglio quelle due triple è merito dei miei compagni e soprattutto di Marco Mordente. Mi ha aiutato molto non solo in settimana durante gli allenamenti ma anche in campo dopo qualche errore facendomi sempre sentire fiducioso e parte di quello che stava accadendo in campo. Quindi se nel finale sono riuscito a mettere quei due canestri importanti e ad aver contribuito ad una vittoria importantissima, è anche merito loro».

Sembra quasi scontato, ma come definiresti questo successo?

«Ovviamente di cuore, di solo e tutto cuore. Non potevamo fare altrimenti in una partita difficilissima contro una squadra di sicuro valore, mentre noi eravamo un po’ rappezzati dopo le partenze ed i piccoli problemini. Non avevamo altro modo per poter vincere questa partita se non mettere in campo tutto quello che avevamo e di batterci contro tutto e tutti in un momento particolare. Non c’è mai stato un momento in cui abbiamo pensato di mollare o di arrenderci, questa partita la volevamo portare a casa a tutti i costi. Eravamo pronti a tutto pur di non perderla perché avevamo un motivo ben preciso e cioè che noi teniamo a questa squadra, teniamo a questa maglia e alla voglia di giocare in un Palamaggiò come quello di domenica sera che ha iniziato ad incitarci dall’inizio e ha smesso quando siamo usciti tutti dal campo. Volevamo dimostrare anche a loro che ci teniamo e come a questa squadra».


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