Riavvolgere ed iniziare da capo. Sarà questo il motto della Juve in questo ultimo periodo di basket mercato e prima di arrivare all’ultimo passo necessario prima del raduno del 20 di agosto prossimo che rappresenterà il primo vero tassello della nuova avventura. Il primo passo verso la nuova stagione, il primo passo verso la nuova avventura che, però, potrebbe essere anche orfana di un giocatore. Orfana nel senso di arrivare a quel giorno senza aver chiuso definitivamente il roster, cosi come avevano cercato di fare nei giorni e nelle settimane scorse provando a strappare Jonusas ai Phoenix Hagen. Un tentativo che si è concluso definitivamente da un paio di giorni e cioè da quando la compagine tedesca ha realizzato di non essere in grado di sostituire al momento l’ala lituana con un giocatore che allo stato attuale sia sullo stesso gradino di Jonusas per esperienza personale, del campionato, ma soprattutto per qualità tecniche. Un addio da affrontare solo ed esclusivamente con un gruzzoletto tale da poter reinvestire sul mercato, quindi, assicurandosi un giocatore che per le qualità precedentemente indicate avrebbe potuto prendere il posto dell’oggetto del desiderio di coach Pino Sacripanti. Nessuno sconto e nessuna pietà cestistica, dunque, in casa Hagen che ha imposto il proprio buyout, la propria cifra e che ovviamente era troppo alta per le casse bianconere che hanno dovuto lasciare la corda in un tiro alla fune che si era intavolato nella parte finale della trattativa e cioè quando anche il giocatore aveva mostrato la sua voglia e la sua intenzione di abbandonare il campionato tedesco e mettersi in discussione come tutti quelli che hanno accettato, fino a questo momento, lì’avventura casertana. Insomma una volta si vince e una volta si perde. Una volta si riesce ad arrivare all’obiettivo prefissato come lo scorso anno con Efejuku Rose e Ventspils, una volta si perde come per esempio è accaduto pochi giorni fa con Hagen e Jonusas. La cosa importante è non arenarsi, fermarsi ma guardare avanti per trovare immediatamente il prossimo ‘goals’ o ‘target’ che sia e chiudere la porta al mercato. Un mercato che nel giro di poche settimane ha prima portato al compimento del settore degli italiani con Gentile e Michelori da affiancare a Maresca, poi quello americano con Visser e Chatfield al fianco di Wise che è stato il primo, ma che ha lasciato aperto lo spazio per l’ultimo tassello comunitario, l’ottavo, e quello che suggella la scelta del 5+5 con otto uomini effettivi e senior da assegnare alla rotazione tipica ed alla quale aggiungere i vari giovani virgulti della cantera bianconera come Parrillo, Cefarelli e Marzaioli. Un tassello comunitario che prima dell’ultima trattativa, prima dell’ultimo braccio di ferro poteva essere ritrovato nel nome di Aaron Doornekamp. Lo stesso coach Pino Sacripanti in varie interviste aveva parlato della possibilità di riportare a casa il capitano della scorsa stagione, prima di spostare l’obiettivo su una opportunità più unica che rara poi sfumata per un non nulla. Ma il tempo scorre, i gironi passano e le voci e le trattative fanno in fretta a venire a conoscenza specialmente dei diretti interessati. Cosi come la Juve ha avuto modo di puntare verso un altro giocatore, probabilmente Doornekamp avrà aperto la propria porta anche ad altre soluzioni con colori diversi dal bianco e nero. Una situazione che mette Caserta all’interno di un calderone dove l’unica differenza con le altre resta i quattro anni trascorsi insieme e dove le qualità del canadese sono aumentate giorno dopo giorno. Qualità tecniche – possibilità per un’ala piccola di avere le doti fisiche ma anche tecniche di lottare e contendere palloni a lunghi veri e di ruolo in minuti di quintetti atipici con un solo lungo e sostanzialmente quattro esterni – che sono state addirittura utilizzate come un metro di paragone per un nuovo giocatore anche se poi con qualche piccola modifica nel caso della voglia del timoniere di Pezza delle Noci.