E’ tornata a casa Simona Abbate, la pallanuotista made in Marcianise e cresciuta nel Volturno che si è laureata campionessa d’Europa con il Setterosa di Fabio Conti nella recente kermesse di Eindhoven e si sta dividendo tra le tante interviste e i festeggiamenti sia in famiglia che a livello istituzionale. Abbiamo incontrato la campionessa nella sua Marcianise per fare quattro chiacchiere con lei.
Simona, per sono undici gli anni in nazionale, ma sei alla prima vittoria importante. Quali sono state le sensazioni al suono della sirena finale nella finale con la Grecia?
“Questa partita contro la Grecia era sentita al di là del fatto che fosse una finale importante, ma perché le elleniche sono state la nostra bestia nera negli ultimi anni, buttandoci fuori dalle semifinali degli Europei di Zagabria 2010 e dei Mondiali di Shangai lo scorso anno. Avevamo parecchia voglia di rivincita e siamo scese in acqua molto concentrate dal primo all’ultimo minuto ed è arrivata una vittoria meritata. All’ultimo minuto era già una festa. Per me è stato un mix di emozioni pazzesche. Stavo realizzando un sogno e quasi non ci credevo”.
Qual è stata, invece, la sensazione quando hai visto il pallone entrare in rete con il tuo tiro durante la semifinale contro la Russia, gol che vi consentito di conquistare l’accesso alla finale?
“Contro la Russia il gol è stato scarica di adrenalina incredibile. Lì è stata una partita tormentata, non siamo morte d’infarto tutte non so come. A fine gara eravamo sul pari ed in precedenza avevo sbagliato un tiro in superiorità prendendo la traversa. Mi sono detta che non poteva finire così. Sulla successiva superiorità abbiamo messo in atto uno schema apposito e dopo aver guardato le mie compagne mi sono estraniata. Non c’era più niente intorno a me né portiere, né pubblico ed ho spinto la palla in rete con tutta la forza e tutta la precisione che avevo”.
L’Europeo non vi ha dato l’accesso diretto a Londra 2012 e vi giocherete tutto a Trieste tra un po’ di tempo. Come ci arriverete a quell’appuntamento di qualificazione?
“Purtroppo sono i regolamenti internazionali. Certo, non trovo giusta questa regola, ma ci giocheremo la qualificazione contro le squadre più forti del Mondo e ci saranno anche tante squadre agguerrite che abbiamo incontrato in quest’Europeo”. Dal giorno dopo la vittoria, il ct Conti ci ha detto di pensare a questo appuntamento per prepararci al meglio. Infatti, ci riuniremo il più possibile in collegiale ad Ostia”.
E i tuoi ricordi degli esordi col Volturno?
“ Se penso agli esordi col Volturno mi esce la lacrimuccia. E’ stato il mio trampolino e l’inizio di tutto per me. Lì giocava mia sorella e i miei primi ricordi legati alla pallanuoto sono quelli della tribuna della piscina di Santa Maria dove andavo a vedere giocare quel Volturno che aveva vinto tutto. Le ragazze che giocavano lì: tu stessa, mia sorella e mia cugina Nicoletta, Starace, Notarangelo erano degli idoli per noi. Poi c’è tutto il percorso che mi lega affettivamente a Gabriella Capoluongo e a Mariagrazia Rinaldi, il famoso trio delle meraviglie. Ci inserimmo man mano nel gruppo delle più grandi ci facilitarono il compito. Ricordo le trasferte e le uscite con il trio, gli scherzi che ci facevano le più grandi durante le trasferte. Ma soprattutto quando, proiettate in prima squadra eravamo ultime e riuscimmo a farci valere e a salvarci. Da allora direi che siamo cresciute”.
Ora la dinastia delle Abbate continua in gialloverde con tua nipote Camilla, ancora nelle giovanili…
“E’ un’emozione incredibile vederla in acqua proprio lì dove sono cresciuta, rivivo attraverso lei la mia caparbietà e tutti i ricordi dell’inizio della mia carriera. Mi riempie di orgoglio quando la vedo giocare proprio nel ruolo che fu il mio. Le auguro di poter vivere le mie stesse esperienze fantastiche e di coronare i suoi sogni come io ho fatto in questi Europei. Un altro dei miei desideri sarebbe, prima di smettere di praticare questo meraviglioso sport, di poter giocare con lei nella stessa squadra, magari difendendo i colori gialloverdi del Volturno. E proprio come fece la mamma, mia sorella Nicoletta, per me essere un grande esempio e un vero punto di riferimento al quale potersi ispirare per questa esperienza pallanuotistica, ma anche per la vita”.
Gloria Capoluongo
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