Sono senza dubbio la persona meno indicata per osare di parlare di un maestro come Mimmo Mingione. Giornalisticamente l’ho conosciuto ahimè quando la Juve era in A2 e Canale 10 andava verso la chiusura. Ne ammiravo però il modo di raccontare, di farti vivere le emozioni del momento anche se sapevi che Caserta aveva vinto al fotofinish o perso di venti punti. La sua voce, il modo di scandire le sillabe, di infervorarsi contro un fischio arbitrale ed esultare insieme a tutti gli altri tifosi. In fin dei conti Mimmo era uno di quelli che la Juve l’aveva vista nascere e crescere. Era un tifoso, solo che a differenza degli altri aveva una dote straordinaria: farti immedesimare in ogni azione, in ogni palleggio o canestro. Grazie a Juvecaserta Story e Teleprima ho potuto rivivere le più belle gare delle varie Indesit, Mobil Girgi, Snaidero e Phonola. I tempi d’oro insomma. Ho avuto anche il privilegio di condividere novanta minuti con lui. Un’ora e mezza a parlare, ricordare, rivedere e anche riassaporare quella frase: “E’ fatta, la Phonola è campione d’Italia. Onore al merito”. Parole storiche scelte dalla redazione per la sigla del programma. Con Lucio Bernardo eravamo d’accordo di ospitarlo subito dopo Natale per la seconda parte dell’intervista. Volevamo ancora conoscere gli aneddoti e rivedere nei suoi occhi quelle emozioni vissute in prima persona per oltre vent’anni. Mimmo era una di quelle persone che una volta incontrate non potevi farne a meno. Giornalisticamente poi un esempio per tutti. Il mio rimpianto è quello di averlo potuto frequentare poco, l’orgoglio più grande avergli stretto la mano ringraziandolo per tutto quello che ha fatto per noi. Per usare una frase a lui molto cara concludo dicendo che il buon Camillo Anzoini ‘da par suo’ ha scritto che da questa sera siamo tutti più soli e tristi. Ci consolerà però l’immagine di Mimmo che a quest’ora avrà raggiunto il cavaliere Giovanni Maggiò e sotto braccio riprenderanno quel discorso interrotto qualche anno fa…