Domenica al «Piccirillo» di Santa Maria Capua Vetere arriverà l’Arzachena. Quarta forza del girone G, la compagine biancoverde è allenata da Marco Nappi, ex bomber di serie A e B che dopo aver smesso di segnare ha iniziato la carriera da allenatore.
Mister che ricordi ha di quel calcio che è ben diverso da quello moderno.
“Il mio trampolino di lancio fu Genova quando con i rossoblù vincemmo il campionato a fine anni ottanta. E’ la città e squadra dove ho trascorso maggior tempo. Mi sono sposato in Liguria e la mia famiglia è ancora lì. Ma Firenze, Bergamo, non sono da meno. Ovunque sia andato conservo sempre un ottimo ricordo. La mia carriera forse sarebbe stata diversa perché giovanissimo fui scelto dall’Avellino, ma poi il Cesena la spuntò e iniziò la mia carriera al nord. Non sono mai sceso al di sotto di Roma ma mi sarebbe piaciuto giocare a Napoli in una piazza importante e calda come quella partenopea”.
Attaccante veloce, ero riconoscibile per la sua folta chioma bionda e grande progressioni che spesso si trasformavano in assist per compagni. Ha avuto la fortuna di giocare a fianco di grandi bomber nazionali ed internazionali.
“A Firenze ho giocato con Baggio e ancora oggi mi fermo a pensare che ho avuto la fortuna di stare accanto ad uno dei più grandi. Sicuramente il più forte di quegli anni. Roberto era allora ma lo è ancora, talmente umile che non ostentava mai la sua grandezza, le sue doti tecniche. Scherzava sempre, divertente, disponibile, una persona straordinaria. Ma non dimentico i Balbo, Montella, Skuhravy, Caniggia, tutti grandi calciatori con cui mi sono tolto belle soddisfazioni. A Udine vincemmo il campionato di B quando c’era anche la Casertana. Una B fortissima con Cosenza, Lecce, Bologna, Pisa, Pescara, Palermo, Messina, davvero un’A2 in piena regola. Della mia carriera non cambierei nulla perché ho giocato in un periodo in cui il calcio era calcio vero e poi c’era Diego, il più grande di ogni tempo”.
E come allenatore a chi si ispira?
“Ne ho avuti tanti ma due in particolar modo ricordo con grande piacere, Vavassori a Bergamo e Scoglio a Genova. Quando arrivai all’Atalanta ero già un calciatore formato, esperto, avevo i miei anni, ma col mister instaurai un rapporto unico. E da entrambi cerco di prendere ciò che mi hanno insegnato per fare il meglio possibile in questo sport”.
Torniamo all’attualità. Arzachena in piena zona playoff con la possibilità di attaccare addirittura il terzo posto. Un’annata davvero da incorniciare.
“La nostra è una stagione fin qui molto positiva. Un orgoglio poter allenare questi ragazzi che quando vanno in campo danno tutto offrendo anche un bel calcio. Al direttore ho chiesto una squadra giovane che avesse voglia di crescere e sono stato accontentato. Non ci aspettavamo questo quarto posto, sono sincero, ma fin dal ritiro ho notato grandi qualità morali e tecniche. Alla squadra ho sempre detto che avremmo potuto dire la nostra con chiunque e i risultati sono dalla nostra parte”.
Domenica contro un Gladiator alla ricerca di punti per la salvezza matematica, sarà una partita aperta a qualsiasi risultato.
“Un match da tripla perché andremo ad affrontare un avversario che nel girone di ritorno ha una media incredibile. All’andata erano in difficoltà e lo notammo subito. Se fossero partiti così dall’inizio avrebbero lottato per i playoff perché hanno saputo ritoccare a gennaio la squadra nei punti cardini e con l’arrivo del nuoto tecnico è cambiata la musica. Sarà difficile domenica, ma d’altra parte questo è un girone tra i più equilibrati d’Italia, sicuramente il più intrigante. Sia in discorso salvezza che promozione è ancora tutto in bilico. Comprese le posizioni playoff. Un girone molto livellato e ogni domenica non c’è niente di scritto”.