CASERTA – Il passo d’addio di Giovanni Pasquariello sopraggiunge al centro sportivo “Talamonti” di Caserta. Il dirigente casertano doc annuncia la fine del suo rapporto con la Casertana, in virtù della distanza con la proprietà: “Vado via dalla Casertana, dopo che ci ho messo l’anima. Sono dispiaciuto ma è andata così“. Una notizia che era già nell’aria e che l’oramai ex dg ha voluto raccontare in una conferenza stampa. Di sicuro farà molto discutere nel capoluogo, perché lascia una figura storica dello sport casertano e della città di Caserta.
Lo storico dirigente ex Real Marcianise ed Aversa Normanna divide la sua esperienza in due parti: pre-Bitonto e post-Bitonto. La sua descrizione parte dall’inizio, con un tono profondamente deluso: “Sto qui ma non volevo esserci. Cerco di essere me stesso e parlare una situazione particolare. Gli sportivi devono essere a conoscenza del mio percorso dal 18 agosto, giorno nel quale il presidente mi ha chiamato ed ha chiesto una mano. Due step: il primo quando mi ha chiamato. Ero a Baia Domizia, sono andato in sede ed in questo incontro mi ha chiesto un aiuto nella figura di direttore generale. Mi sono messo subito all’opera perché la città veniva da un’estate travagliatissima. Sotto l’aspetto tecnico era stato perso il professionismo, un patrimonio per Caserta, città invasa dalla campagna elettorale. Abbiamo dovuto metabolizzare questo periodo così difficile, dove per una sciocchezza si era perso il professionismo“.
Prosegue il dirigente: “Dovevo rifondare tutte le filiere di una società importante, con l’obiettivo di fare ritorno nei professionisti. Non è stato semplice, ma mi sono tuffato con grande entusiasmo per rifondare questa situazione. E’ stato scelto il direttore sportivo Guglielmo Accardi, mentre era ancora in fase di valutazione la figura dell’allenatore. Il presidente mi chiese i nomi di tre allenatori ed io risposi “Campilongo, Feola e Fabiano”. Lui mi disse che c’era un quarto nome, Vincenzo Maiuri, ed io risposi che non lo conoscevo di persona ma ha lasciato ricordi positivi a Caserta. Nella parte tecnica non sono entrato, tranne in alcuni casi per cercare di far risparmiare soldi. Mentre Guglielmo Accardi e Vincenzo Maiuri vivevano la società tutto il giorno, mi sono messo all’opera per rifondare il settore medico con figure casertane, il settore giovanile e l’aspetto marketing: da ogni punto di vista sono ottimi risultati”.
“All’inizio tutto perfetto. Società presente, ha pagato l’iscrizione ed altri oneri. Tutto è andato alla grande. Tecnicamente siamo partiti in ritardo, abbiamo rinunciato alla Coppa Italia, abbiamo chiesto di spostare le prime due partite alla Lega Nazionale Dilettanti ma non lo hanno consentito. L’obiettivo è quello di riportare allo stadio tutti i ceti sociali, così nasce l’idea della presentazione. Nel frattempo ho dato uno sguardo alla squadra che ha preso una certa fisionomia. Ho letto il dna della squadra e dell’allenatore, così per stimolare un gruppo per fare pochi errori entro dicembre. Poi nella finestra invernale avevo intuito che sarebbero serviti quattro “banditi” per vincere ed ottimizzare quindi gli interessi della società”.
Si arriva così alla fine del primo capitolo e del secondo capitolo, che avviene prima e dopo la partita di Bitonto: ” Con il Bitonto finisce il mio primo step. Quel giorno ho visto tanta gente nei settori. Abbiamo portato 230 bambini allo stadio dopo un grande lavoro nelle scuole. Mi sono emozionato, per la vittoria e per il primato in classifica. E’ stata una gioia immensa. A dieci giorni dal mercato sarebbero serviti calciatori del calibro di Michele Murolo, Luigi Castaldo e fare altri nomi. Io ho cercato in tutti i modi di recuperare Felleca, Maresca, intervenire con tre, quattro figure di uno spessore diverso, per affrontare il girone di ritorno in modo diverso. Per il settore giovanile sognavo dell’affiliazione delle scuole calcio della città, così da concorrere insieme alla crescita dei giovani”.
Dalla settimana dopo la partita contro i pugliesi, Pasquariello percepisce un cambiamento nell’atteggiamento del presidente Giuseppe D’Agostino ed arriva alla conclusione: “Individuo delle freddezze del presidente nei miei confronti. Poiché vincere è nel mio dna, la felicità per la vittoria me la facevo scorrere. Dopo la brutta partita a Marigliano, in cui vado da solo, il presidente indice una riunione per il martedì mattina e mi fa strano che nessuno mi contatta. Ha cercato di stimolare la squadra, dando indicazioni ben precise a tutto il resto. Il ds ed allenatore autorizzati ad essere sul campo con la squadra, mentre il dg, l’addetto stampa ed il responsabile marketing avrebbero dovuto vivere la sede. Passa il tempo e chiedo un incontro dopo Natale al presidente. Considerando la freddezza, chiedo al presidente se è il caso di fare un passo indietro e lui mi risponde che si aspettava che portassi qualche contributo da parte della città (riferimento, quindi ad un supporto economico ndr). Ci lasciamo dicendo che ci saremmo rivisti dopo un mese ed invece dopo una settimana mi dice che bisogna fermarsi lì. Dispiace perché ci ho messo la faccia ma finisce qui la mia esperienza al servizio della Casertana”.