Milano, forse è l’anno buono



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13 novembre 2011. In un Mediolanum Forum pieno come non lo si vedeva da tanto, troppo tempo, l’Olimpia Milano sconfigge 63-56 la Montepaschi Siena, al termine di un match giocato con grande maturità dagli uomini di Scariolo e di, volenti o nolenti, Danilo Gallinari.
In queste poche parole si riassumono le motivazioni per le quali a Milano ci sia stato, nelle ultime settimane, un timido riavvicinamento verso il basket nostrano.
La vittoria contro un avversario che ha fatto tanto male negli ultimi tre anni ai biancorossi, come Siena, è strettamente collegata ad altri due elementi, ovviamente. Scariolo, che finalmente porta la panchina milanese ad alti livelli, dopo le delusioni di Djordjevic e Markovski, dopo il fallimento di Bucchi e l’avventura di qualche mese di Dan Peterson. Gallinari, arrivato da Denver per il Lockout NBA e capace di fare la differenza ancora, nonostante i tre anni passati dal suo addio. Il ritorno del Gallo ha sicuramente avuto effetti positivi. Il periodo trascorso lontano da Milano non è bastato alla curva biancorossa per dimenticare un talento così straordinario. E sicuramente non manca chi si chiede come sarebbero potute andare a finire le Finali Scudetto 2009 e 2010 contro Siena (malamente perse con un doppio 4-0), con lui in campo.
Peccato che anche in questa stagione, in un’eventuale finale contro Siena, l’Olimpia dovrà fare nuovamente a meno di lui, visto che il Lockout è terminato ieri mattina (ora italiana) e il Gallo tornerà dai Nuggets presumibilmente il 5 dicembre.
Scariolo in questo periodo ha sempre utilizzato Gallinari per quello che effettivamente è: un lusso. L’ex Unicaja Malaga era consapevole del fatto che potesse volare nuovamente negli USA da un momento all’altro. Per questo l’8 biancorosso non è mai partito in quintetto ed è stato utilizzato, talvolta, addirittura con minutaggio limitato.
In quel di Milano, dunque, nelle ultime settimane ci sono state tante novità. Ma l’atteggiamento rimane ancora molto ancorato a quello del passato. Sia da parte dei giocatori, che dopo la brillante vittoria contro Siena e un inizio di stagione tutto sommato più che soddisfacente hanno disputato due settimane di basket indegne in Europa. Sia da parte del pubblico, che passa troppo facilmente dal calore di quella domenica sera, alla fredda accoglienza in settimana durante l’Eurolega.
Le due brutte sconfitte subìte dal Partizan Belgrado (con tanto di  rimonta di ben 22 punti nel quarto quarto) e dal Maccabi Tel Aviv nel match di ritorno del gironcino di Eurolega, oltre ad allontanare l’Olimpia dalle Top 16, avranno sicuramente alimentato i mugugni in terra milanese. Non sorprenderebbe vedere nuovamente un Forum semi-desertico nel prossimo match casalingo, specie adesso che Gallinari, la vera calamita di pubblico, non ci sarà più.
Del resto, deserto sarà il settore ospiti nel match di questa sera (palla a due alle 18,15 al Palamaggiò). Perché attualmente la passione milanese verso il basket è, per la maggiore, legata non tanto alla squadra quanto al contesto. Nella Milano da bere del terzo Millennio, andare a vedere la partita di basket dell’Olimpia, prima di andare in qualche locale a ballare fa tendenza. Che poi la squadra locale abbia Fotsis, Bouroussis e Cook al posto di Katelynas, Petravicius e Mordente questo interessa meno, quasi non ha importanza. Essenziale è che giochi la stella andata in NBA e che si vinca sempre contro Siena in partite al cardiopalma.
Scariolo o non Scariolo, nuovo ciclo o vecchio gruppo, il basket a Milano è lo stesso. L’atmosfera è la stessa. Ah, quanto sono lontani persino i tempi dell’Olimpia di Lino Lardo, sconfitta in finale dalla Fortitudo Bologna davanti ad una marea biancorossa…”

Davide Mamone




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