«Tutto è cambiato nel terzo quarto». Ha le idee chiare Sergio Luise. L’assistente in panchina di coach Sacripanti, parte dalla terza frazione nell’analizzare la sconfitta della Juve in quel di Cantù. Una sconfitta oche allunga a 23 il numero di anni dall’ultima vittoria in terra brianzola, quando fu Oscar a guidare le gioie bianconere.
«Sui giochi di corsa di Mazzarino e Basile, abbiamo difeso male rispetto al primo tempo concedendo ad entrambi troppo spazio per ricevere la palla e tirare e contro giocatori del genere non si può lasciare tanto spazio. E’ un peccato perché nel primo tempo eravamo riusciti a contenere questo fondamentale stando in partita pienamente».
Quindi tutto nasce e muore dalla difesa?
«Assolutamente si. Quando si viene al Pianella a giocare non è pensabile di vincere facendo segnare la Bennet più di ottanta punti. Quindi è in difesa che dovevamo fare meglio nel secondo tempo. In attacco comunque abbiamo segnato 75 punti nonostante le percentuali non brillanti di Collins e Smith che sapevamo potevano avere delle difficoltà contro una squadra come questa. Smith perché i lunghi di Cantù tendono a chiudere l’area e lui ama giocare sulla linea di fondo e vicino al canestro e poi in difesa aveva un cliente difficile come Leunen. Un discorso molto simile per Collins, che sapevamo avrebbe sofferto la fisicità di gente Cinciarini, Lighty e tutti gli esterni canturini. E’ per questo che in sede di preparazione della sfida avevamo optato per altre situazioni offensive come per esempio i tiri dalla distanza dei nostri lunghi che si aprivano dal pick and roll».
Tra alti e bassi, ma la condizione di Rose sta crescendo.
«Quello che più ci ha fatto piacere vedere è stato il fatto che contro Cantù ha pensato meno all’infortunio e più alla partita. Ha spinto sulla caviglia andando dentro e senza avere paura di ricadere sulla stessa o di subire un altro infortunio o di sentire un po’ di dolore. E’ mentalmente che è sembrato molto più dentro la partita rispetto a quella di Pesaro».
In netto crescendo, invece, quella di Tusek.
«La sua condizione migliora giorno dopo giorno e questo gli permette di mostrare in campo il suo valore. E’ un giocatore di alto livello, un giocatore che ha vissuto anche un basket di livello superiore e quindi ha l’esperienza per giocare partite del genere. E’ ovvio che quello visto nella prima partita non poteva essere un giocatore giudicabile a pieno, visti i pochi allenamenti. Con più benzina nelle gambe e con la mano che si ritrova tutto è diverso. La prova di domenica sera è per noi un buonissimo segnale in previsione futura».
Pensando positivo, da cosa ripartite?
«Dalle prove di Tusek, la ripresa di Rose e da un attacco sul quale sono molto fiducioso, visto quello che ha fatto contro una difesa di alto livello come quella di Cantù dove anche gli altri hanno dato un contributo importante, vedi Doornekamp o Righetti».
E su cosa invece vi dovete concentrare di più?
«Prima di tutto sul ritorno in campo dopo la pausa lunga. Dobbiamo riuscire a tornare in campo con la stessa intensità con la quale lo lasciamo. Non possiamo permetterci di regalare due minuti ad una squadra come Cantù, prima di riprendere a giocare. E poi la difesa. Dobbiamo essere più duri e costanti durante l’arco del match».
Quanto pesa psicologicamente questa sconfitta in vista della prossima partita?
«Non credo tantissimo e per un semplice motivo. Questo è un gruppo che dopo ogni sconfitta ha sempre dimostrato di essere in grado di archiviare la partita precedente e pensare, durante la settimana, solo ed esclusivamente alla partita successiva. I ragazzi sanno che Milano è un’altra squadra lunga e di grande talento e che quindi servirà concentrazione e difesa per tutti i 40′ minuti, sperando anche che questa sconfitta ci dia una spinta maggiore per provare a battere Milano».