Una bilancia che non pesa eccessivamente né da una parte, né dall’altra. Una bilancia che al momento riesce a tenere vivo un quasi perfetto equilibrio sia per quanto riguarda i risultati in campo, sia per quanto in mezzo a quel campo si è visto. Una vittoria ed una sconfitta, un solo denominatore comune i break negativi arrivati nel secondo periodo di gioco sia contro Brindisi che contro Avellino, ma anche una caratteristica importante arrivata puntuale come un orologio svizzero sia contro l’Enel che in finale con i cugini irpini. Ovvio che si sta parlando della grinta, dell’orgoglio di non voler cedere di un millimetro anche se si era scesi in campo per la seconda volta dopo il test inaugurale contro Sant’Antimo. Ci si poteva adagiare, risparmiare energie, provare a capire senza forzare e senza premere sull’acceleratore, dove e come migliorare provando in tutta tranquillità i giochi d’attacco, ed invece. Ed invece la Juve ha dimostrato una caratteristica che di sicuro avrà resto contento coach Sacripanti che l’ha ricercata per tutta l’estate e messa alla base del proprio mercato: voglia di fare e tanto cuore. E di brandelli di cuore i bianconeri ne hanno lasciati e come sul parquet di Lecce. Idea confermata anche da Giuliano Maresca che nel primo ‘face to face’ di commento alla due giorni leccese ha cosi commentato: «Il lato migliore di questo torneo è che sia contro Brindisi che contro Avellino abbiamo dimostrato la voglia di fare e di non mollare mai di cui questa squadra è dotata. Siamo un spanna in ritardo rispetto alle altre squadre, ma non per questo ci siamo adagiati; abbiamo continuato a combattere e a tenere duro anche nei momenti di difficoltà. Certo ci vorrà ancora un po’ di tempo per capire effettivamente come ridurre al minimo questi momenti, e conoscere alla perfezione tutti i compagni di squadra, ma per il momento questa squadra ha già dato dimostrazione di quelle che sono le intenzioni e la determinazione di cui è fatta».
Hai accennato a momenti di difficoltà e quindi la prima vera analisi va rivolta a quei due break nei secondi periodo sia della partita contro Brindisi che contro Avellino. Da cosa sono dipesi?
«Siamo indietro sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista di alcune sicurezze in mezzo al campo. Dunque al momento in cui squadre come Brindisi ha alzato un attimo l’intensità abbiamo avuto qualche problema a far circolare bene la palla e giocare assieme cosi come, invece, stavamo facendo in precedenza e cosi come abbiamo fatto nella restante parte delle due partite».
Di positivo c’è che dopo ognuno dei break è arrivata una reazione di cuore e di orgoglio.
«Siamo una squadra completamente nuova. Ci conosciamo poco dal punto di vista cestistico all’interno di una partita. Queste manifestazioni e questi incontri ci servono prima di tutto per conoscerci meglio in mezzo al campo quando non si tratta di fare allenamento, ma soprattutto in momenti di difficoltà come quelli di sabato e domenica, a chi od a cosa dobbiamo affidarci per venirne fuori. Ma sicuramente questa due giorni ci ha dato indicazioni sul come evitare break pesanti come quello contro Brindisi. Durante un match ci sta che ci siano dei momenti di difficoltà, ma quello che dobbiamo assolutamente evitare è che abbiano tali dimensioni».
Questa settimana, invece, è quella che porta alla kermesse di Porto Sant’Elpidio. Da cosa ripartite?
«Da tante indicazioni e da tante consapevolezze, ma soprattutto da un’arma in più. In questi giorni dovrebbe rientrare Aaron e quindi avremo un’arma ed un giocatore in più da inserire all’interno delle rotazioni e questo per noi è importantissimo. Poi c’è una settimana in più per riavere al meglio Rose, visto che la stanchezza e l’infortunio al piede a Lecce non gli hanno dato la possibilità di esprimersi al massimo e come sa, senza contare che anche lui per noi è giocatore importante e di cui abbiamo sentito la mancanza nella finale contro Avellino».
Domenico Pezzella