Era più di un anno che non giocava una partita ufficiale davanti il suo pubblico. Davanti quelle persone che l’hanno vista crescere. Domenica chi ha assistito a Volturno-Acquachiara non ha potuto non notare il portiere gialloverde, quella ragazza col numero uno sulla calottina. I più distratti si sono accorti che tra i pali c’era nuovamente Cinzia Stellato quando dopo un paio di minuti Migliaccio si vede respingere un tiro a colpo sicuro da non più di un metro. Cosa mai accaduta negli ultimi due anni. E allora il Volturno ha nuovamente un portiere su cui contare. Un punto di forza non solo in campo ma anche fuori. Un ritorno pieno di significati come spiega la stessa Stellato.
“Dopo la sconfitta in semifinale contro il Cosenza del 2014 – racconta Stellato – c’era bisogno di un ricambio generazionale. Nelle ultime due stagioni le cose non andarono come speravo e furono pesanti sotto diversi punti di vista. Lasciai la pallanuoto perché ero arrivata scarica e decisi di essere una semplice spettatrice. Ma per una come me che ama la pallanuoto e ama i colori del Volturno, stare fuori era diventata una sofferenza. Avevo fatto sacrifici nella mia carriera per la squadra della mia città e vederla agonizzante senza cuore, senza spirito di appartenenza mi faceva veramente male. Ho parlato con Napolitano, Masciandaro e le altre più grandi e ho deciso di tornare a giocare perché in fondo nella mia vita c’è sempre stato e sempre ci sarà posto per la pallanuoto. Nel mio curriculum troverò il modo di farci entrare l’esperienza con questa calottina. Una tradizione sportiva che fa ormai parte di me”.
Parole emozionanti come l’emozione che ha provato Cinzia nel tuffarsi in acqua: “E’ vero lo ammetto: mi sono emozionata domenica. Era la prima casalinga, derby sentito, loro sulla carta più forti, ma noi abbiamo un grande cuore, quel cuore che il Volturno degli anni passati ha sempre avuto. Era smarrito, ma ora è tornato a battere più forte. Sono tornata anche per trasmettere qualcosa alle più giovani, un modo per far capire il peso della calottina che indossano. Giocare nel Volturno è un vanto e almeno personalmente non ho mai sentito l’esigenza di andare altrove e mai lo farò. Mi piacerebbe tramandare questo mio attaccamento al gialloverde, l’importanza di essere ‘spartane’ a chi verrà dopo di noi. Arriverà un giorno in cui ci fermeremo, ma lo faremo quando il Volturno sarà in mani sicure. Trasmetteremo ideali e valori alle giovani leve e sarebbe bello a fine anno avere la consapevolezza di aver insegnato alle più piccole cosa significa giocare nel Volturno”.
E il pari di domenica ha un significato che va oltre l’aspetto sportivo: “Assolutamente sì. E’ un punto a testa ma il modo in cui è arrivato per noi è fondamentale. Ad Ancona abbiamo perso negli ultimi due minuti. Risultato assolutamente bugiardo, ma siamo piuttosto giovani e ci può stare. Ne è passato di tempo da quei rigori persi contro il Cosenza. Sono cambiate tante cose, siamo cambiati noi, ma il Volturno è rimasto ed è ciò che conta maggiormente. Credo fortemente in questo gruppo, credo nella voglia di salvaguardare la serie A, ricominciare e aprire un nuovo ciclo. Non dimentichiamoci che siamo il Volturno, andiamone fiere ed orgogliose”.