Ci sono film che non appassionano perché troppo inverosimili. Se un autore dovesse scrivere una storia del genere, sicuramente la sua opera non avrebbe successo, perché i suoi lettori giudicherebbero assurda una trama simile. Ne “Il fu Mattia Pascal”, però, Luigi Pirandello ci fornisce l'”Avvertenza sugli scrupoli della fantasia”, ricordando come la realtà possa superare l’immaginazione e tracciando la differenza tra vita e arte. In particolare, Pirandello asserisce: “La vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l’inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l’arte crede suo dovere obbedire. Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere. All’opposto di quelle dell’arte che, per parer vere, hanno bisogno d’esser verosimili. E allora, verosimili, non sono più assurdità. Un caso della vita può essere assurdo; un’opera d’arte, se è opera d’arte, no”.
Fatta questa premessa, possiamo definire Albanova-Virtus Goti ben più di un’opera d’arte. Una partita… inverosimile, con un primo tempo dominato dai padroni di casa che però sbattono violentemente contro il portiere avversario Abbatiello: l’estremo sannita somiglia agli alieni di Space Jam che rubano il talento ai mostri sacri dell’NBA e diventano giganteschi. Nel secondo tempo due gol da calcio d’angolo del Goti: 0-2 a 18′ dalla fine, a Trentola cala il gelo… in tutti i sensi. Poi succede di tutto: lo scugnizzo Puca entra, salta tutti (pure il nonno in tribuna) e si guadagna un rigore, ospiti in dieci, Liccardi fa doppietta, il primo assistente scappa in bagno e torna dopo cinque minuti, Sacco e De Fenza diventano i gemelli Derrick della difesa e salvano un gol sulla linea al 98′, capovolgimento di fronte e Di Pietro fa venir giù lo stadio. Tutto così, senza punti, tutto d’un fiato. Finisce 3 a 2 per l’Albanova, che conquista la settima vittoria consecutiva: i biancazzurri restano in scia del Casoria capolista, ed insieme al Cicciano scavano un solco importante sulle inseguitrici. Ma riavvolgiamo il nastro e riassaporiamo dall’inizio questa… assurda storia vera.
LA PARTITA – Sanchez deve fare a meno di Romano infortunato e Germoglio squalificato. In porta confermato il ’98 Della Gatta, con i terzini ’99 D’Aniello e Paduano ai lati delle guardie svizzere Sacco e De Fenza. Centrocampo inedito: in mezzo la forza e il dinamismo di Spasiano e Guglielmo, sulle corsie l’estro di Brancaccio e Castaldi. In avanti, manco a dirlo, “Bonnie e Clyde”: Di Pietro e Liccardi, pronti a far scorribande tra le difese avversarie. La Virtus Goti fa vedere tutta la propria compattezza, ma col passare dei minuti l’Albanova prende campo e mette alle corde gli ospiti. Al 15′ Liccardi tutto solo in area spara col sinistro, Abbatiello para e poi ringrazia il palo in stile Pagliuca Usa ’94. Passano due giri di lancetta e l’estremo difensore del Goti è ancora decisivo su un diagonale di Di Pietro. I locali continuano a tenere in mano il pallino del gioco, senza però fare breccia nella granitica retroguardia avversaria. Nel secondo tempo l’Albanova continua a provarci, ma al 56′ succede l’imprevisto: calcio d’angolo per il Goti, Annunziata svetta di testa e porta in vantaggio i suoi. Brancaccio ci prova dal limite al 69′, ma con Abbatiello c’è poco da fare. Il cronometro scorre e l’Albanova non scalfisce il muro sannita. Al 72′ il fattaccio: come in un incubo ricorrente, calcio d’angolo per il Goti e Capone realizza il gol dello 0-2. In un contesto del genere anche Ghandi si arrenderebbe. Ma se il politico, filosofo e avvocato indiano era chiamato “Mahatma”, ovvero “grande anima”, ci piacerebbe conoscere la traduzione in sascrito di “enorme anima”: quella dell’Albanova. Sanchez si toglie la giacca e rimbocca le maniche: è il segnale. Sembra Erno Erbstein, l’allenatore del Grande Torino. E’ iniziato il quarto d’ora biancazzurro, che non sarà come il Granata degli Invincibili, ma va bene lo stesso. Fuori D’Aniello, dentro Puca. “Checco” si posiziona sulla sinistra con un chiodo fisso. Al 75′ prende palla, salta tutti, entra in area e Palma fa l’unica cosa possibile per fermarlo: stenderlo, deliberatamente e platealmente. Calcio di rigore, secondo cartellino giallo per il 4 goto: d’un tratto il match si rianima. Il pallone pesa quanto una palla medica, e allora dal dischetto deve andarci il capitano. Liccardi non si fa ipnotizzare da Abbatiello: palla da una parte portiere dall’altra. Gol! 1-2. Si può fare. Intanto in campo era entrato anche Traoré: sarà devastante. Minuto 78: Sacco serve sulla destra Traoré che fa da zero a cento in tre secondi, arriva sul fondo e pennella un crosso per Liccardi: per chi Space Jam l’ha visto, se Abbatiello è il gigante alieno, oggi al capitano mancava solo il 23 dietro le spalle per essere Michael Jordan. Ci mette la zampata e fa 2-2. L’inerzia del match è totalmente cambiata. L’Albanova ha la “luccicanza”, in inglese… “shining”, ed il team di Sanchez sembra proprio Jack Nicholson che con l’ascia in mano, gli occhi spiritati e il faccione in mezzo alla porta dà la caccia agli avversari per dargli il colpo di grazia. L’emozione è nell’aria, la tensione si taglia a fette e probabilmente gioca un brutto scherzo al secondo assistente De Marco, che richiama l’attenzione dell’arbitro per poi correre negli spogliatoi, dove trascorre i canonici cinque minuti necessari in certi… urgenti casi. Ripristinata la normalità (e la flora del guardalinee) si torna a giocare. L’Albanova ci prova, ma il Goti riparte e sfiora il gol. Tra fughe degli assistenti, sostituzioni e perdite di tempo (tante) dei sanniti, l’arbitro assegna dieci minuti di recupero. Al 97′ Annunziata si presenta tutto solo davanti a Della Gatta e fa tutto ciò che un attaccante è tenuto a fare per segnare. E allora da Shining passiamo a Massimo Troisi in Ricomincio da tre, perché si sa: ce sta ‘o miracolo miracolo, e ‘o miracolo… Prima Sacco, poi De Fenza, The Goodfellas, Quei bravi ragazzi (quanto vi vogliamo bene!) salvano sulla linea. Non chiedeteci come: prossimi protagonisti dello spot amaro Montenegro, perché “quel vaso andava portato in salvo”. Finita qui? Macché! Traoré a destra è Forrest Gump, scambia con Brancaccio che ogni volta che tocca il pallone sembra il poeta di Così parlò Bellavista che chiede: “Permettete un pensiero poetico?”, tocco di ritorno in distico elegiaco per Traoré che dal fondo spedisce in area l’ennesima patata bollente. Liccardi lascia sfilare, sul pallone si avventa Bruno Di Pietro (“Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”, e invece il dottor Petrillo, a metà tra un santone e Re Mida, lo rimette in piedi dopo una botta terrificante al ginocchio): l’Apache si avventa sulla preda e con un tocco tanto sporco quanto efficace batte per la terza volta Abbatiello. E’ il 99′. E’ il 3 a 2. Il Comunale viene giù, tutti sotto la tribuna. Palla al centro, tre fischi: è finita. Non è Italia-Germania 4 a 3. E’ Albanova-Virtus Goti 3 a 2. La realtà ha superato la fantasia.
ALBANOVA-VIRTUS GOTI 3-2
ALBANOVA (4-4-2): Della Gatta; D’Aniello (70′ Puca), Sacco, De Fenza, Paduano; Brancaccio, Spasiano (77′ Diana), Guglielmo, Castaldi (63′ Traoré); Di Pietro, Liccardi. A disp.: Speranza, Maraolo, Miraglia, Iannotti. All.: Sanchez
VIRTUS GOTI (3-5-2): Abbatiello; Pace, Nostrale, Bernardo; Guarino, Capone, Palma, Diglio (76′ Savarese), Sumareh; Annunziata (80′ De Lucia), Simone. A disp.: Malatesta, Trama, Caputo, Napolitano, Piccoli. All.: Facchino
MARCATORI: 56′ Annunziata (VG), 72′ Capone (VG), 76′ su rig. e 78′ Liccardi (A), 99′ Di Pietro (A)
ARBITRO: Striamo di Salerno. Assistenti: Di Canio e De Marco (Napoli)
AMMONITI: D’Aniello, De Fenza, Castaldi, Di Pietro, Brancaccio (A). Espulso Palma (VG) al 74′ per doppio giallo
Nico Erbaggio