Le riflessioni di Libero Pensiero Bianconero a firma di Carmine Corvino sulla campagna abbonamenti della Juvecaserta.
E’ di pochi giorni fa la notizia che, la Juvecaserta, ha ufficialmente avviato la nuova campagna 2016-’17. A tal proposito siamo piuttosto sensibili, e per questo rinnoviamo alcune riflessioni espresse in una nostra nota, condivisa due mesi or sono, per mano di Claudio Cottafava. L’argomento è: il pubblico (pagante) e la sottoscrizione degli abbonamenti. L’auspicio è che la musica cambi; con la ristrutturazione del settore marketing e comunicazione, l’aspettativa è che non si ripropongano più gli stessi numeri della scorsa stagione. Ve li riassumo brevemente: su una media di oltre 4.300 presenze, la Juvecaserta, perde -sempre, in media- circa 270.000€. In parole povere, rispetto al dato nazionale, Caserta regala almeno un 40% dei potenziali incassi al botteghino, ad una nutrita (ma non anonima) platea di ‘portoghesi’. Peccato, però, che non lo siano di nazionalità. Nella stima, va detto, non si tiene conto dei benefit a scuole di basket, sponsor ed ai ragazzini sotto una certa età. Ma, al netto di queste giustificate franchigie, i numeri restano comunque alti: parliamo di oltre 1.600/1.700 ‘anime’ non paganti. Ne deriva che, il costo virtuale p/c, per ripianare la perdita, vale circa 62€ a cranio, da spalmare sul totale delle presenze. Ora, è lampante che il prezzo di ingresso, per la “azienda Juvecaserta”, non può più essere di 1€, e speriamo non accada più lo scempio visto lo scorso anno. Tanto s’è capito: se regali i biglietti, i tifosi che fidelizzano non aumentano mai, anzi. Né si riempie automaticamente il palazzetto: la priorità ce l’ha sempre ‘Sua Maestà’ il Calcio. Così si fa solo un danno a chi paga prezzo pieno. Il fine, NON giustifica più il mezzo. La partecipazione (economica) del pubblico tifoso – a nostro avviso – è un elemento imprescindibile per un dignitoso prosieguo dell’avventura bianconera. E’ lo spartiacque tra la salvezza e la morte sportiva. Ovvio che conti anche la solidità di un sodalizio, quanto più ‘spalmato’ possibile per evitare rischi di concentrazione. Ma fintanto che, una piazza, continuerà a ‘disperdere’ 3 ingressi ogni 8 tagliandi venduti, difficilmente quella sarà percepita come una piazza strategica né fidelizzata. E diventa difficile acchiappare i soldi veri e gli sponsor seri. Il vero problema, in effetti, risiede nella mentalità cittadina, non già nell’alibi della perenne crisi, sempre pronto ad essere sbandierato quando i conti non tornano. Qualcuno si prenda la responsabilità di chiamare il problema col suo vero nome ed agire nell’interesse aziendale. In tal senso, col trasferimento del 62% di quote ed il cambio di assetto proprietario (a proposito, ma quando?), ci si attende un rapido cambio di passo, con strategie nuove. Strategie che accrescano l’appeal verso il brand JC, e richiamino il vero pubblico, quello stesso che, 33 anni or sono, faceva file chilometriche fuori il Palazzetto medaglie d’oro, solo per acquistare un biglietto e vedere quella partita di basket. Magari… Chiudo con una frase che casca ad uopo: «La differenza tra, mettere i soldi e parlare di soldi, sono i soldi…» Io direi: anche i soldi, per l’esattezza. Che poi: chi sarà davvero ‘l’abbonato’? Forza Juvecaserta. Sempre!