Le riflessioni della Stirpe Marcianisana dopo l’addio della famiglia D’Anna da Marcianise. Il calcio in città per il momento è in cerca di un nuovo progetto, l’analisi di quanto accaduto e le prospettive future.
Ripartiamo dal comunicato Stirpe di circa un anno fa, avevamo dei dubbi sull’ennesimo progetto spifferato ai quattro venti dalla famiglia D’Anna, nonostante l’ingresso in società di ipotetiche forze fresche (De Micco) poco credevamo ad un cambio di rotta delle “politiche” societarie. La crono storia della gestione D’Anna è sotto gli occhi di tutti, fatta eccezione per l’anno della promozione in serie D il “modus operandi” di “boss” Raffaele seguiva dettami elementari ma efficaci. Ogni anno reset delle rose, acquisizione di giocatori in cerca di rivincita o di categoria inferiori che venivano catapultati in una piazza come Marcianise, appetita ed impossibile da rifiutare. Proprio questo era l’input che faceva la differenza, una sorta di “sudditanza” che aveva il suo fascino, i calciatori si vedevano inseriti in un territorio che pochi anni prima aveva calcato campi importante del panorama calcistico nazionale, l’occasione era troppo ghiotta per rinunciare, mal che andava impegnandosi si poteva tirare a campare per altri tre/cinque anni sfruttando la buona annata in terra di lavoro, cosa puntualmente successa. A dire il vero qualcuno li ha lasciati (la società) col cerino in mano dopo aver “annusato” che di progetto c’era ben poco e nonostante le foto di rito con accordo raggiunto il giorno dopo hanno fatto tre passi indietro lasciando presidente e direttore con un pugno di mosche in mano.
Ma torniamo alla gestione del periodo D’Anna, tralasciando l’anno in cui qualche dirigente sperava di accaparrarsi il Progreditur (stadio) per un’ipotetica “cantera” ma che in realtà era una scuola calcio finalmente approdiamo al campionato di Eccellenza. Primo anno passato tra allenatori e giocatori poco motivati ed incentivati che lamentavano numerose carenze organizzative e qualche pressione extra calcio a cui non potevano dire di no alla conquista della quarta serie (secondo anno di eccellenza), riuscita grazie ad un buon gruppo ed un allenatore preparato. Dopo la conquista della serie D (noi della Stirpe abbiamo seguito la squadra ovunque) gli sportivi marciansani si aspettavano ben altro rispetto ad approssimazioni progettuali con significativi, e perenni, conflitti di interessi. Ne sanno qualcosa i vari tecnici che si sono avvicendati alla guida tecnica della squadra dove ogni santa domenica diventava una crociata per la “sopravvivenza”. Non ricordiamo tecnico capace di far prevalere, in toto, la meritocrazia forse il solo Campana è riuscito in alcune situazioni clou del campionato a “limitare” i danni e preservare la categoria con scelte più o meno in linea con il potenziale tecnico a disposizione.
Gli altri hanno fatto di necessità virtù, qualcuno è riuscito a conquistare la promozione avendo a disposizione uno squadrone che poteva giocare anche in otto, altri hanno abdicato mestamente pur avendo rose di assoluto valore. Ed è proprio quell’anno, gestione Foglia Manzillo, che ci ha fatto capire che di più (serie D a tirare a campare) non si poteva chiedere. Pochezza economica, visione limitata di ciò che poteva accadere, paura e la poca propensione a stare nei quartieri alti della classifica hanno fatto si che una squadra tecnicamente superiore a tutte le altre ha perso partite a Vico Equense, Vallo della Lucania, San Severo ed in casa col Matera assurde. Una squadra con in rosa Citro, Iadaresta, Pagano, Ciano, Gerardi, Temponi, Lagnena, Posillipo, Vitello, Corduas e Verdone avrebbe vinto a mani basse in qualsiasi raggruppamento della serie D. Purtroppo i campionati non si vincono solo con i nomi ma soprattutto con società forti. Tutto questo in quell’anno non è avvenuto e nonostante, al giro di boa, ci fossero dieci punti di vantaggio sulla seconda il Marcianise si è dovuto accontentare dei play off persi mestamente con il Taranto. Tutto questo ha spinto gli sportivi marcianisani a non credere più in D’Anna e soci, l’anno della mancata promozione in lega pro è stato l’anno della conferma delle perplessità viste negli anni precedenti, il progressivo abbandono da parte degli sportivi gialloverdi è una logica conseguenza di tale politica societaria. Le varie collaborazioni con Gadola, Peluso e De Micco sono tutte terminate miseramente senza appello e se provate a chiedere a lor signori come sia stato tale periodo di collaborazione abbassano la testa trincerandosi dietro ad un netto no comment.
Giugno 2016 ci ha visto spettatori della migrazione del titolo di serie D dalla città di Marcianise a quella di Santa Maria Capua Vetere, una migrazione che ci aspettavamo da un anno e che sinceramente non ci ha sorpreso. La città aveva scelto, non ha accettato di barattare il proprio blasone per un pugno di briciole di pane, ha scelto di non sottostare a mercanzie che non hanno a che fare con il gioco del calcio. Nessuno ha ritenuto necessario di spendere il proprio tempo nell’assistere alle gare del Progreditur e mai come quest’anno il Progreditur (stadio) ha registrato un affluenza pari allo zero. Adesso avete scelto di di andare in una città vicina a professare la vostra politica gestionale, voi che avete sempre dichiarato di amare Marcianise avete scelto di trasferire il titolo ad un’altra città, finalmente vi siete rivelati per quello che realmente siete, affaristi del calcio (ultimamente divenuta una nuova professione), dove la passione e l’amore per la maglia conta meno di un un centesimo.
Noi vi auguriamo il meglio anche se sappiamo come andrà a finire. Per quanto riguarda la nostra grande città ci rialzeremo ed un giorno, se Dio vorrà, ci incontreremo sul campo e possiamo garantirvi che il Progreditur farà la differenza. Non ci saranno ricordi o meno della vostra presenza, questi 5/6 anni li consideriamo come un purgatorio. Questo vi dovevamo.