Dopo 3 anni di alti livelli, di penetrazioni ficcanti, di contatti al limite, di quei tiri liberi preceduti dal “polso spezzato” alla Ray Allen, di furti sfondamenti e quant’altro, il capitano Fabio Di Bella lascia la casacca bianconera. Insostenibile la situazione che si è venuta a creare tra l’entourage del giocatore (in primis il suo agente Santrolli) e la componente bianconera sia societaria che dei tifosi. Le presunte spettanze arretrate, l’ancor più presunta lettera minatoria, la voglia di vincere qualcosa a 33 anni, magari in una squadra di vertice in cui non sia costretto a essere sul parquet per tanti minuti: queste le probabili motivazioni che spingono Di Bella lontano dalla reggia. Una città che l’ha rilanciato dopo anni bui tra Milano e Bologna solo andata. Una città che l’ha eletto capitano per quello spirito da gladiatore che non ha mai fatto un passo indietro, che si è aggrappata sempre a lui nei momenti di difficoltà, magari quando serviva una bomba pesante o una difesa aggressiva. In campo sempre per tanti minuti, con il dolore di infortuni mai recuperati, con la stanchezza del doppio impegno, sempre con quello sguardo felino pronto a spingerti oltre il limite. Adesso non conta dove sarà il suo destino. Se alle spalle di Omar Cook a Milano (dipende da Giachetti), se come seconda spalla di Cinciarini a Cantù, o altrove. Quello che va fatto al nativo di Pavia è solo un immenso ringraziamento per la magia che ha regalato, non, come già sono apparsi nei numerosi commenti su Facebook e twitter tanti messaggi che inneggiano a lui come mercenario e nuovo Michelori.
Quindi il quintetto della Juve dell’anno prossimo sarà nuovo di zecca, e se Fletcher ha iniziato la sua telenovela dicendo un giorno di essere prossimo alla Juve, un altro alla Turchia, possiamo immaginare come ci vorrà tutta la preveggenza di Pino Sacripanti nell’individuare quei giocatori americani che sappiano infiammare il pubblico che al momento può gioire solo per il suo nuovo capitano: Aaron Doornekamp.