La storia di Aristide Guerriero potrebbe servire da esempio ai tanti giovani che cercano il coraggio per partire all’inseguimento di un sogno, senza farsi frenare da limiti che, alla fin fine, esistono solo nella propria testa. Aristide è partito da Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, con un passato nell’atletica leggera e i tanti pomeriggi spesi ad allenarsi nel lancio del peso al CONI di Formia, con ottimi risultati visto che è stato plurifinalista ai Campionati Nazionali di atletica leggera, oltre ad essere incluso nel Club Pechino 2008 che comprendeva tutti i papabili a rappresentare la Nazionale italiana alle Olimpiadi in Cina. Una laurea in Scienze Motorie conseguita a Cassino prima della magistrale in Scienze e tecnica dello sport ottenuta all’Università degli Studi di Roma “Foro Italico; poi i tanti corsi di perfezionamento all’estero, Irlanda e Stati Uniti (tra Tennessee e California): negli USA ottiene le certificazioni professionali di Certified Strength and Conditioning Specialist (CSCS) e Tactical Strength & Conditioning Facilitator (TSAC-F) presso la NSCA, National Strength and Conditioning Association, e il tesserino da allenatore con l’associazione americana di atletica leggera USA Track & Field (USATF) per migliorarsi sempre di più ed imparare nuove tecniche, nuovi metodi di allenamento (oltre ad una nuova lingua), inseguendo il sogno di diventare un Preparatore Atletico professionista e allenatore di atletica leggera, specialista nei lanci. Nel 2013 parte alla volta della Nuova Zelanda, dall’altra parte del mondo per entrare a far parte della prestigiosa New Zealand Sports Academy e lavorare con gente del calibro di Jim Love, Darrall Shelford e Noeline Taurua e allenare atleti che hanno vestito la mitica casacca degli All Blacks. Quasi due anni in Nuova Zelanda prima della chiamata di Chris Neil, neo allenatore della Nazionale femminile brasiliana di rugby a 7, disciplina che debutterà alle prossime Olimpiadi di Rio 2016. In Brasile ricopre ora il ruolo di Specialista nell’allenamento e condizionamento della forza, in pratica cura la preparazione della nazionale in vista dei Giochi della XXXI Olimpiade del 2016 e dei Pan American Games del 2015. Un percorso invidiabile quello del giovane aurunco, considerando che stiamo parlando di un ragazzo che non ha ancora compiuto 30 anni.
Dall’Haka al Miserere. Tornato in Italia per celebrare la Settimana Santa di Sessa Aurunca, Aristide racconta con passione e disponibilità la sua storia, al tavolino di un bar davanti al suo succo d’arancia. Ha un legame davvero forte con la sua terra, ci tiene a sottolineare più di una volta il suo patriottismo, lui che è anche stato arruolato nella Marina Militare per poco più di un anno: “In qualsiasi parte del mondo in cui possa trovarmi, cerco sempre di fare l’impossibile per tornare a Sessa per la Settimana Santa. Sono molto devoto e ci tengo davvero tanto a partecipare ai riti insieme ai confratelli della Reale Arciconfraternita del SS. Rosario e al ‘Canto del Miserere’ del Venerdì Santo”. Tradizioni e sensazioni molto diverse tra loro, ma vissute con lo stesso trasporto da uno ha avuto l’onore di dirigere la celeberrima Haka dei suoi atleti alla New Zealand Sports Academy: “In Nuova Zelanda ho lavorato perlopiù con atleti Māori e delle Isole del Pacifico (Samoa, Tonga, Fiji e Isole Cook); la loro cultura mi ha affascinato fin dall’inizio, sono riuscito a farmi accettare da loro, ho studiato le loro tradizioni e la loro storia e le ho sempre rispettate. Ma in compenso ho ricevuto tanto in quella terra: sono stato accettato ufficialmente con la cerimonia Powhiri, poi al momento della chiamata dal Brasile ho ricevuto il loro benestare con l’invito a ritornare nella loro terra alla fine dell’incarico”. E’ emozionato ed orgoglioso nel raccontare il cammino fatto nell’isola del Pacifico: ”L’Haka è qualcosa di indescrivibile per le emozioni che trasmette a chi ha la fortuna di assistere, ma guidarla è stata una delle cose più emozionanti della mia vita; sentivo il sangue pulsare ovunque, è un privilegio non concesso a tutti i bianchi, sono stato davvero fortunato ed onorato ad averlo ricevuto e ne vado fiero”. In Nuova Zelanda il rugby è qualcosa che va oltre lo sport, una vera e propria religione; Aristide ha avuto la fortuna di lavorare con tecnici preparatissimi e atleti straordinari, veramente il miglior materiale umano con cui poter lavorare: “Gli atleti che ho visto allenarsi nella nostra accademia sono davvero impressionanti. Possono reggere carichi di lavoro impensabili per altri atleti e ritmi infernali di più di due match e dieci allenamenti settimanali. Diciamo che reggerebbero alla grande il turnover che si usa fare nel calcio moderno europeo” – dice accennando un sorriso.
Obiettivo cinque cerchi. A fine gennaio 2015 è partito alla volta di San Paolo, Brasile, per preparare le ragazze della Nazionale verdeoro di rugby a 7 in vista dei Pan American Games 2015 e soprattutto dei Giochi Olimpici di Rio 2016: “Sono arrivato in Brasile da poco più di due mesi e stiamo lavorando duro per questi grandi obiettivi che la federazione brasiliana di rugby si è prefissata. Il primo obiettivo a breve termine è una medaglia ai prossimi Giochi Panamericani di Toronto che si terranno dal 10 al 26 luglio. Questa competizione (riservata solo agli atleti del continente americano, ndr) è molto importante visto che è la maggiore competizione sportiva dopo l’Olimpiade. Puntiamo a conquistare un metallo, anche il bronzo sarebbe un grande risultato. In Brasile stanno investendo molto su questa disciplina (il rugby a 7, ndr) che esordirà alle Olimpiadi di Rio; è stato formato un ottimo staff agli ordini di un coach esperto e preparato come Chris Neil e i risultati stanno già arrivando. Alle World Series (Mondiali di Rugby, ndr) di febbraio siamo arrivati per la prima volta nella storia di questa nazionale, nei quarti di finale; sono fiducioso in vista delle Olimpiadi che disputeremo in casa, come paese ospitante miriamo a fare un’ottima figura”.
Sogno tricolore. Nel futuro di Aristide non c’è ancora nulla di prederminato, però nei suoi occhi e nelle sue parole si intravede il desiderio di poter prestare i suoi servigi alla nazione di cui porta in alto il nome in tutto il mondo: “Ho già detto in passato che mi piacerebbe poter lavorare per la Nazionale Italiana, è uno dei sogni nel mio cassetto. Purtroppo in Italia siamo un po’ indietro rispetto ad altre nazioni in quanto ad organizzazione e strutture per portare avanti il rugby e lo stesso vale anche per altri sport. Dovremmo essere più bravi a rubare dalle altre nazioni i segreti per migliorarci, ma c’è bisogno di investimenti. E’ gratificante, quando vivi a circa 24 ore di volo dalla tua casa, sentire che nel tuo paese c’è qualcuno che apprezza quello che fai; perciò sono sempre disponibile se c’è da dare consigli o raccontare la mia storia, sarei felicissimo se qualcuno potesse raggiungere degli obiettivi spronato dalla mia avventura personale. In certi momenti è stata dura, ma ora sto andando dove volevo andare. Futuro? Alla fine di questa avventura in Brasile valuterò eventuali proposte, ma vado veramente fiero del fatto che in Nuova Zelanda mi hanno già proposto di tornare; sono innamorato di quella terra, ormai è la mia seconda casa”. Perché la prima è sempre lo Stivale ed in particolare Sessa Aurunca, quella piccola cittadina dell’Alto Casertano, che almeno un paio di volte all’anno aspetta il suo ‘Guerriero’ per avvolgerlo nel suo caldo abbraccio, ascoltando le sue storie dell’altro mondo.