L’intero mondo del calcio sta manifestando tutto il proprio sconcerto per la situazione paradossale che sta vivendo il Parma. La società gialloblù è caduta in un burrone, da dove, molto probabilmente, sarà difficile risalire. Debiti nei confronti dei calciatori, addetti al campo ed impiegati societari, tesseramento di 280 calciatori, pignoramenti, presidenti disonesti, promesse mai mantenute, comparsa di persone che credono di fare i loro porci comodi nel mondo del calcio e pronti a scappare dall’uscita di servizio, quando non ne hanno più voglia. Tutto ciò si è materializzato nel giro di pochi mesi nella città ducale, con il placet di coloro che il dorato circolo vizioso del pallone lo amministrano, senza emanare leggi o regolamenti che vietino tali raggiramenti.
Casi simili. Ma quello del Parma non è un caso isolato all’interno del panorama nazionale, perlomeno quello della Lega Pro e delle categorie dilettantistiche. Gli stessi, identici problemi hanno rovinato la passione di tanti tifosi di quel calcio che viene etichettato ingiustamente come minore ma che di minore ha solo la categoria d’appartenenza. Potremmo parlare di tante realtà, vedi Bari, Barletta, Ragusa, ma da principale portale web sportivo della provincia di Caserta, il caso più eclatante che ci viene presto alla mente è la querelle Gladiator.
Bufera Gladiator. Un anno fa, di questi tempi, la piazza sammaritana era in preda ad una delle burrasche più infami degli ultimi decenni. Protagonista indiscussa la cordata pilotata dal famigerato imprenditore Vincenzo Vito che ha buttato nel baratro una società che già non stava vivendo un periodo facilissimo. Presentato in pompa magna negli uffici comunali, con tanto di enorme soddisfazione del sindaco Biagio Maria Di Muro (convinto di essersi liberato una volta per tutte della questione calcistica), Vito è riuscito nell’impresa di trascinare ad un passo dal fallimento il blasonato club neroazzurro.
A Santa Maria Capua Vetere come a Parma. Come dimenticare la protesta dei magazzinieri, i continui scioperi dei calciatori che hanno percepito solo in minima parte i loro rimborsi, ragazzi oltre che atleti che sono stati costretti a dormire sulle panchine, poiché lo staff di allora non aveva pagato i proprietari degli ostelli, il mancato pagamento dei viaggi in autobus in favore una ditta locale. Situazione delicatissima a cui si sono ribellati i tifosi, le vere vittime di tale atteggiamento che hanno dichiarato da sempre l’avversione allo staff presidenziale.
Fallimento evitato. Dopo tre mesi di autentico naufragio, uno ad uno i componenti della cordata Vito abbandonarono la città del Foro, lasciando una serie di debiti ed un pessimo piazzamento in classifica. Sembra di parlare del Parma, invece si tratta della società sammaritana. Nessuno aveva intenzione di accollarsi tale fardello, così si optò per il commissariamento straordinario, di cui fu investito l’ex bandiera del Gladiator Francesco Stellato. E’ stato impossibile evitare la retrocessione sul campo, dalla Serie D all’Eccellenza. Diversa la strada seguita dal punto di vista burocratico, con il fallimento societario che è stato scansato grazie all’azione miracolosa di Massimo Savoia, altrimenti ora staremmo parlando di Prima Categoria.
Stessa sorte? L’oramai ex segretario neroazzurro ha iniziato un’opera che poi è stata rinnovata dalla famiglia Ongari che ha dato una boccata d’ossigeno al team, risolvendo una serie di debiti provocati dalla scellerata gestione Vito. Se il Gladiator ha avuto la fortuna di trovare delle persone perbene, lo stesso non si può dire per il Parma che è in mano a chi non si sa (vedi Manenti) e che rischia di morire affogato nel mare di debiti. Di diverso tra le due analoghe situazioni c’è solo il fatto che il Gladiator ha continuato a giocare le partite ufficiali, mentre i ducali no. La sorte sarà altrettanto diversa?