Pubblico inferocito e Atripaldi si dimette



Lo striscione contro Marco Atripaldi
Lo striscione contro Marco Atripaldi

Un popolo spaccato in due; un popolo diviso tra ‘innocentisti’ e ‘colpevolisti’, tra chi non gli riconosce grandi demeriti e chi non lo vuole più vedere all’ombra della Reggia. La figura più calda, in queste ore a Pezza delle Noci, è quella del general manager Marco Atripaldi. Prima della palla a due, durante l’inno nazionale, in curva Ancilotto si è alzato un eloquente striscione: “Non meriti rispetto, ti conviene solo dire ‘mi dimetto’. Atripaldi vattene”. Allo striscione ha fatto seguito un coro che, però, è stato sonoramente fischiato dal resto del palazzetto. Si è rivissuto un film già visto con coach Frates, bombardato di fischi dalla curva ed applaudito dal resto del Palamaggiò. Lui ha visto, sentito, guardato e non fatto alcun gesto, come è giusto che sia. Visibilmente teso, ha cercato di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla partita. Un gesto bello nei suoi riguardi, glielo regala il patron Iavazzi che, nel terzo quarto, passando vicino la panchina, gli da una pacca sulla spalla. Ma la situazione degenera dopo il suono della sirena. A fine gara, dopo la feroce contestazione dei tifosi fuori gli spogliatoi, il gm si presenta in conferenza stampa: “Una stagione incredibile, sta succedendo di tutto, siamo una squadra fragile mentalmente ma gli episodi non ci sono stati favorevoli. L’ultimo episodio di Vitali è incredibile. Rimprovero, a me stesso, questo pesante 0-9; non siamo già retrocessi, è un momento difficile ma ci vogliono i nervi saldi per salvare questa stagione. C’è bisogno di gente che vuole bene alla Juvecaserta. Da questo momento non faccio più parte di questo club: mi aspettavo gli striscioni della curva ed i cori ma voglio ringraziare chi mi ha sostenuto in quel momento. C’erano state delle proteste, finchè sono nei limiti della civiltà c’è poco da dire. In questo momento la gente non si deve dividere, il club non può spendere tempo a difendere il gm ma per salvare la stagione. Le operazioni di mercato fatte finora sono in pareggio di bilancio, mi sono mosso davanti alle richieste di Zare Markovski. Non ho la responsabilità su tante cose, ma sono una persona perbene e quindi vado via. Nei miei confronti ci sono state menzogne e calunnie. Molte critiche sono giuste, ma non è tutta colpa mia; vado via a testa alta, sportivamente con un fallimento, ma non umanamente. La logica vuole le mie dimissioni, e lo faccio. In questo sport contano i risultati, i risultati mi condannano. Il ‘faccia a faccia’ coi tifosi c’è stato dopo la partita, non mi è mai successo di perdere nove partite di fila e tutto questo è imbarazzante – dice con le lacrime agli occhi -. Me ne vado con grande dispiacere, in una circostanza non bella ma questo non cambia niente del bene che ho per Caserta. E’ stato un piacere enorme vivere qui e conoscere tanta gente perbene: persone come Iavazzi e Barbagallo con cui abbiamo condiviso un progetto che doveva essere diverso. Caserta resta un posto bellissimo, ne parlerò sempre bene. La rabbia di stasera dei tifosi è comprensibile, c’è paura di retrocedere, c’è preoccupazione ma questo non cambia il mio pensiero sui casertani. E’ stato un onore lavorare per la Juvecaserta: è vero tutto quello che di speciale c’è qui, ora l’ho visto sulla mia pelle. Caserta deve trovare la forza di rimettere insieme i pezzi e trovare le risorse per salvarsi; probabilmente c’è bisogno di facce nuove, adesso tutti si devono compattare con Iavazzi, Barbagallo e la squadra. Sono dimissioni irrevocabili, quanto prima tornerò a Biella”.




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