Alle ore 5.40 di venerdì 27 giugno (orario italiano), Alessandro Gentile è diventato un giocatore NBA. O meglio, è stato selezionato per giocare nel campionato più bello del mondo, quello più intrigante ed affascinante, quello dove possono starci solo i migliori interpreti al mondo. Il figlio del grande Nandokan è un predestinato da sempre; si sapeva benissimo che, primo o poi, sarebbe stato chiamato in Nba. E’ stato scelto col numero 53 dai Minnesota Timberwolves che, però, hanno girato subito i suoi diritti agli Houston Rockets in cambio di contanti (dai rumors pare che l’operazione si aggiri intorno al milione di dollari). Un’operazione fortemente voluta da Gianluca Pascucci che, in Texas, è vice president of player personnel; lui che, per quattro anni, è stato amministratore delegato e general manager dell’Olimpia Milano (l’attuale compagine di Alessandro). E’ il quarto selezionato direttamente al Draft (Bargnani fu scelto addirittura col pick numero 1 dai Toronto Raptors, Gallinari col 6 dai New York Knicks mentre Belinelli col 18 dai Golden State Warriors). E’ il possibile secondo giocatore di Terra di Lavoro tra i professionisti della Nba dopo l’immenso Enzino Esposito. Potrebbe essere il settimo giocatore italiano a giocare tra i migliori del mondo (Esposito, Rusconi, Bargnani, Belinelli, Gallinari e Datome l’hanno preceduto). Potrebbe, condizionale d’obbligo, visto che essendo stato chiamato al secondo giro non ha un contratto garantito e, quindi, dovrà andare a negoziarlo con la sua nuova compagine. Si racconta che avesse già un feeling speciale con i Rockets: nell’ interminabili partite a Nba 2K9, era proprio la franchigia texana quella scelta da Ale che aveva una particolare predilezione per Tracy McGrady, Yao Ming e Ron Artest. E vinceva sempre lui, ci conferma Enzo Iodice (fisioterapista della Juvecaserta ed ora in A.D.N. Swim Project). Uno strano scherzo del destino che testimonia come, in fine dei conti, doveva essere Houston la sua prima meta dall’altro lato dell’Oceano. Intanto ha parlato Daryl Morey, gm di Houston, sulle colonne di gazzetta.it: «Alessandro ha 21 anni, sta ancora crescendo ma è già il capitano della sua squadra. Fisicamente ricorda Delfino: sa attaccare il canestro, passare la palla, ha i centimetri per difendere: è davvero un giocatore produttivo. E’ qualcuno che pensiamo possa aiutare i Rockets del futuro, anche se è già pronto e sono certo che potrebbe dare una mano da subito. Quando arriverà? Non lo so, non abbiamo ancora parlato col suo agente. E anche se volessimo parlare con lui non potremmo: la sua squadra si sta giocando il titolo, è probabilmente la partita più importante in 20 anni per la sua squadra». Forza Ale, l’America ti aspetta.