Sarà una domenica di riflessione, una domenica di attesa, una domenica di tanti pensieri e perché no anche di qualche chiamata di troppo rispetto ad un giorno che invece dovrebbe essere di pausa. Ma nel periodo della off season, nessun giorno è buono per riposare, nessun giorno è buono per provare a staccare la spina da un mondo che invece corre all’impazzata. Ed allora se si vuole essere al pari con tutto e tutti, bisogna essere sempre sul pezzo e sempre pronti a qualsiasi coso anche nel giorno che durante la stagione, invece, è sinonimo di due punti, vittoria o sconfitta e quindi gioia e dolore. E di temi su cui stare attenti in casa Juve ce ne sono e come, anche se per il secondo anno consecutivo, i punti di interesse sono equamente divisi e distinti tra i vari protagonisti di questa estate che per natura resta calda, ma non caldissima se non a tratti rovente come quella dell’anno di esordio di un progetto che passo dopo passo non smette di porsi nella maniera giusta all’interno del gotha del basket tricolore e non solo. Il tutto grazie, ovviamente, a due persone che oltre alla passione, hanno buttato in questo progetto qualche soldo – tanto per usare un piccolo eufemismo – sudore e tempo che in un qualche modo è stato anche distolto dai loro cari e alle rispettive attività. Due persone che cosi come abbiamo avuto già modo di sottolineare nei giorni scorsi, hanno rimesso in piedi e ristrutturato un immobile che sembrava essere fatiscente e pronto al crollo, trasformandolo in un edificio di tutto rispetto e che inizia anche a brillare di luce propria. Un luccichio arrivato con tutta la calma di questo mondo: prima la ricapitalizzazione con Iavazzi al capo delle operazioni e Barbagallo come suo braccio destro. Poi l’arrivo di un general manager di mestiere che potesse distogliere la proprietà da altri pensieri, poi una squadra che nel bene e nel ha sempre fatto il proprio dovere e arrivando ad un passo che definire sorprendente, persino per come è finita la stagione, è forse riduttivo. Lo stesso luccichio che la proprietà e la società di Pezza delle Noci, hanno provato ad amplificare utilizzando uno specchio ed indirizzando questo fascio di luce, che seppur piccolo ma splendente, prima di tutto verso quella parte di spettatori che per tutta la stagione non hanno fatto altro che capire se il cambiamento di rotta societario della Juve era reale o solo un bluff di un giocatore di poker con tanto di occhiali da sole. Uno specchio che è diventato ancora più forte negli ultimi giorni quando a finire sotto le luci dei riflettori è stata addirittura la possibilità di mettere, ancora una volta, insieme nella stessa frase la Juve e l’Europa. Uno specchio chiamato Eurochallenge, uno specchio chiamato orgoglio di essere stati invitati per quello che si è dimostrato in campo, ma soprattutto fuori dal campo. Orgoglio casertano, lo stesso che il duo Iavazzi-Barbagallo sta provando a mettere sotto il naso di quegli operatori economici che non riescono ancora a fare quel passo in avanti vero la Juve e verso un progetto che sta bruciando le sue tappe. Ma per tutto c’è un limite. Quello europeo l’hanno posto sia il presidente che l’azionista di maggioranza della Juve: aiuti economici. Per esportare il brand Juve, il nome della città di Caserta e di tutte quelle aziende che ne sarebbero parte integrante, c’è bisogno di uno sforzo economico di circa 400mila euro. Sforzo che Iavazzi ha definito impossibile da compiere da soli e che necessita di un intervento chiaro, preciso ed anche tempestivo. Uno sforzo che a partire da domani dovrà trovare reali possibilità o il tutto scivolerà via per quello che potrebbe essere l’ennesimo abbandono degli operatori economici nei confronti di una eccellenza di questo territorio come il club di Pezza delle Noci.